A Lecce gli agenti della squadra mobile della questura hanno eseguito il sequestro preventivo di un appartamento che si trova nel centro della cittadina pugliese. Un magistrato originario di Lecce in servizio a Roma presso la Corte di Cassazione (il proprietario) e la sua compagna sono indagati per favoreggiamento della prostituzione.
I sigilli sono stati disposti dal gip presso il Tribunale, Vincenzo Brancato, su richiesta del sostituto procuratore Maria Vallefuoco. A quanto accertato dagli investigatori l’indagato avrebbe dato in locazione l’immobile di sua proprietà a delle giovani donne rumene perché vi esercitassero la prostituzione, pretendendo un canone di locazione superiore a quello di mercato e tramite pagamento immediato in contanti senza rilascio di ricevute e senza darne comunicazione all’autorità di pubblica sicurezza.
Negli ultimi mesi alla Squadra Mobile erano arrivate diverse segnalazioni relative all’esercizio della prostituzione all’interno di uno stabile, in zona piazza Mazzini, formalmente adibito a “Casa Vacanze” e pubblicizzato su molti siti internet. Alla polizia è stato riferito che nell’appartamento avveniva un continuo andirivieni di uomini che, a tutte le ore, dopo essersi fermati davanti alla casa ed aver fatto alcune telefonate entravano e riuscivano poco dopo. Gli investigatori, dopo una serie di appostamenti, ha accertato la veridicità dei fatti segnalati e fermato alcuni uomini, due dei quali hanno detto di aver ottenuto nell’appartamento prestazioni sessuali a pagamento con ragazze che avevano contattato tramite un sito internet. Alcuni agenti di polizia si sono finti clienti e sono entrati nell’appartamento, al primo piano dello stabile, verificando che all’interno c’erano tre donne che si prostituivano. L’appartamento è inoltre risultato essere collegato, attraverso una porta interna, all’abitazione del proprietario che era solito, insieme alla compagna, entrare liberamente in quello confinante nel quale veniva esercitata la prostituzione. Per una sola stanza ognuna delle donne pagava 300 o 350 euro, stanza che spesso, veniva contemporaneamente affittata a più di una persona.