Continuano ad emergere dettagli importanti sulla morte della giovane 22enne Sara Di Pietrantonio nella notte tra sabato e domenica in via della Magliana, a Roma. L’autopsia ha evidenziato che la ragazza sarebbe stata aggredita, tramortita e strangolata prima di essere data alle fiamme. Era quasi certamente morta Sara quando l’ex fidanzato Vincenzo Paduano le ha dato fuoco. Ulteriori accertamenti, in particolare gli esami del sangue e dei polmoni della studentessa, per verificare tale circostanza saranno eseguiti la settimana prossima.
Vincenzo Paduano, il 27enne reo confesso dell’omicidio, resta in carcere. Il giudice Paola Della Monica, al termine dell’interrogatorio di garanzia, ha contestato all’ex fidanzato della ragazza i reati di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e stalking disponendo poi con ordinanza la detenzione in carcere per l’indagato. In ricordo di Sara – riporta Adnkronos – questa sera partirà la fiaccolata di amici e parenti che si ritroveranno sotto la sua abitazione. Una marcia silenziosa diretta alla parrocchia di via Nulvi alle 21.
Intanto Edoardo Paraninfi, il meccanico di 18 anni che ha incrociato gli ultimi attimi di vita della giovane, ha raccontato a ‘Il Tempo‘ quello che ricordano lui e la sua fidanzata: “Eravamo sconvolti, siamo passati troppo presto per capire cosa stesse succedendo e io sono tornato troppo tardi per evitare che quell’essere mettesse a segno il suo macabro piano. So però che due macchine hanno visto tutto, una di queste la stanno rintracciando dalla targa. Io provo rimorso, sapendo che forse avrei potuto salvare la vita di quella ragazza – aggiunge – Sara poteva essere mia sorella, ma ciò che ho visto non era che una discussione tra un ragazzo e una ragazza, come mille altre se ne vedono ogni giorno. Poi via della Magliana non è una strada dove fermarsi a chiacchierare se non si è della zona. È buia, deserta. Spero solo che le due persone che erano al volante delle automobili passate nel momento cruciale siano donne – sottolinea – a quel punto potrei giustificarle, perché potevano avere paura. Comunque si sarebbero potute fermare un po’ più avanti, chiuse all’interno, e chiamare le forze dell’ordine. Ma se sono due maschi no, non meritano attenuanti. Non sei un uomo se non intervieni in questi casi. Non si sono fermati perché sembrava una litigata tra fidanzati, una scenata di gelosia dopo una serata passata insieme. Sicuramente non ci è parsa una situazione pesante. A Testaccio ho assistito a scene decisamente peggiori, risse e inseguimenti con coltelli in pugno. Ma questa no. Né io né la mia ragazza l’abbiamo vista come una situazione di pericolo. Credevo la cosa fosse risolta lì – aggiunge – invece quando mi sono svegliato, l’indomani mattina, mia madre mi ha detto che aveva sentito al telegiornale di una ragazza ammazzata in via della Magliana, della macchina a fuoco. E ho ricollegato tutto. Alle 12:40 sono andato di corsa alla stazione di Ponte Galeria, dicendo che avevo assistito alla discussione in strada – conclude – da lì sono venuti i poliziotti a portarmi in Questura, sono stato ascoltato dal magistrato e dagli investigatori“.