Davide Lippi, procuratore e figlio di Marcello, è intervenuto ai microfoni di Radio Crc per commentare la norma che impedisce all’ex ct della Nazionale Italiana di avere un incarico in Figc per incompatibilità con la professione del figlio. Parole dure contro una norma ritenuta sbagliata, questa la sua aspra requisitoria:
“Continuerò a lavorare seriamente, però sono dispiaciuto per mio padre. E’ rimasto in Italia per lavorare ma non potrà farlo. Andiamo avanti ma è una cosa assurda. Nel nostro paese non esiste un albo degli agenti Fifa, è stato cambiato il regolamento. La situazione qui da noi è da rivedere. Ho visto mio padre emozionato per poter svolgere il ruolo di direttore tecnico ma non potrà accadere. Dopo tutto quello che ha dato e fatto nel calcio italiano e dopo aver portato in alto la bandiera dell’Italia nel mondo, a 69 anni, credevo meritasse questo ruolo invece non potrà svolgerlo a causa di una clausola di un regolamento assurdo e perché io da quindici anni svolgo la mia attività con professionalità, dopo aver fatto un processo penale di due anni e averlo vinto. Nel 2006, quando mio padre vinse il Mondiale, io ero già agente FIFA e in nazionale avevo la procura di un solo giocatore, Massimo Oddo, che non scese mai in campo. Da quando c’è questo regolamento, anche se non sono l’unico caso, quando si parla di me diventa tutto più complicato. ‘Tanti nemici, tanto onore’, dice sempre mio padre ma da figlio mi dispiace. Lo rispetto molto e quando rileggo le parole che mi ha dedicato ancora mi emoziono. Siamo persone serie e andiamo avanti per la nostra strada” .