Vince la Brexit: la Commissione Elettorale della Gran Bretagna conferma la vittoria dei Leave (ovvero i sostenitori dell’uscita dalla UE) per il 51,9 % dei voti. Il primo ministro David Cameron ha rassegnato stamattina le dimissioni affermando: “Io farò il possibile, come primo ministro per pilotare la nave nei prossimi settimane e mesi. Ma non penso che sia giusto per me cercare di essere il capitano che guida il nostro paese verso la sua prossima destinazione. Non è una decisione che ho preso alla leggera. Ma credo che sia nell’interesse nazionale avere un periodo di stabilità e poi la nuova leadership richiesta”. Secondo i bookmaker il favorito alla successione è l’ex sindaco di Londra Boris Johnson.
LE CONSEGUENZE SUI BRITANNICI
Per prima cosa i britannici che vorranno visitare il vecchio continente dovranno richiedere un visto, non basterà più la carta d’identità. Crolla il valore della sterlina e quindi le vacanze in Europa costeranno di più. E’ probabile che l’uscita del Regno Unito dall’Ue sia accompagnata da delocalizzazione di numerosi posti di lavoro. Ad esempio Morgan Stanley prevede di trasferire 1.000 persone delle 6.000 che ha nel Regno Unito verso l’Ue mentre Goldman Sachs dovrebbe trasferirne almeno 1.600.
LE CONSEGUENZE SULL’ITALIA
“Italia e Austria le meno vulnerabili”, lo scrive l’agenzia di rating statunitense Standard & Poor’s che ha calcolato l’indice di esposizione all’uscita di Londra (Brexit Sensitivity Index), basato su fattori come esportazioni di beni e servizi verso il Regno Unito in relazione al Pil nazionale, flussi bidirezionali di emigrazione, crediti del settore finanziario su controparti britanniche e investimenti stranieri diretti nel paese di Sua Maestà. Stando a questa metodologia, Italia e Austria sono appunto gli ultimi due paesi nella classifica a risentire della Brexit. In effetti l’interscambio di beni e servizi con la Gran Bretagna è intorno al 3% del Pil. Tremano soprattutto Irlanda, Malta, Lussemburgo, Cipro e Spagna. Anche Piazza Affari non soffre di questa decisione. Le aziende più colpite sono Yoox (14% del fatturato dal Regno Unito), Leonardo(14%), Prysmian (13%), Ferrari e STM (entrambe a 6%), Tod’s(5%).
LE CONSEGUENZE SUGLI ITALIANI CHE VIVONO IN GRAN BRETAGNA
In Inghilterra vivono mezzo milione di italiani, cosa cambia per loro? Innanzitutto la richiesta di residenza e cittadinanza (che si può ottenere dopo aver pagato le tasse in Gran Bretagna da almeno 5 anni) richiederà molti step burocratici dalla durata di un anno e dal costo di almeno 1000 sterline. Mentre per chi si vuole trasferire in Inghilterra non potrà più farlo senza aver prima trovato occupazione. Per le vacanze non cambia nulla, gli italiani che vogliono visitare Londra potranno farlo senza bisogno del visto. La retta di un’università britannica dai 12mila euro l’anno salirà fino ai 22mila. Meglio studiare in Italia…
LE CONSEGUENZE SULLA STERLINA E SULLE BORSE EUROPEE
La Brexit ha avuto un impatto disastroso sulla Sterlina, colata a picco nelle ultime ore. Mai così in basso negli ultimi 30 anni. La moneta della Regina è scesa del 10% a quota 1,33 dollari. Ne risente anche l’Euro sceso del 3,7% sotto quota 1,10. L’apertura drammatica per le borse di tutta Europa: -6,2% a Francoforte, -9,8% a Madrid, -7,50% a Parigi, -18% ad Atene e -4,40% a Londra. Nel panico la borsa asiatica: il tonfo di oggi della Borsa di Tokyo è il peggiore da aprile 2000 e l’ottavo di sempre.
LE RISPOSTE DI SCOZIA E IRLANDA DEL NORD
La Brexit potrebbe portare alla disgregazione del Regno Unito. L’ex primo ministro scozzese Salmond ha minacciato un nuovo referendum di indipendenza da Londra rivendicando l’appartenenza alla Comunità Europea. Dello stesso avviso l’attuale primo ministro Sturgeon. L’Irlanda del Nord invece vuole la riunificazione con l’Eire, dato che appartiene ancora all’Europa. Insomma, nei prossimi mesi potrebbe radicalmente cambiare la struttura geopolitica dell’intero continente europeo.
Fabrizio Piepoli