Stamattina Alessandro Cochi ha rilasciato un’intervista ai colleghi di Lazialità sulla questione dello stadio Flaminio dopo che la scorsa settimana il candidato sindaco Giorgia Meloni e Paolo Bravaccini detto Grintino candidato al comune di Roma, erano andati a fare un sopralluogo nell’impianto che molti definiscono e rivendicano come la casa della Lazio, l’impianto dove la prima squadra della città dovrebbe giocare le sue gare casalinghe. L’impianto inaugurato il 19 marzo 1959, ospitò i biancocelesti per l’intera stagione 1968/69 e quella del 1989/90 (a causa dei lavori di ristrutturazione dello Stadio Olimpico per Italia 90), nonché per diverse partite dei campionati di Serie B 1962/63,1964/65, 1965/66.
C
ochi affronta con la solita sagacia la questione rispondendo con fermezza alle domande del collega:
In questi dodici anni di gestione, c’è mai stato un effettivo interesse da parte della Lazio?
“Rispondo per quanto riguarda i cinque anni in cui ho ricoperto l’incarico di delegato allo sport nel governo comunale, e posso confermare che non c’è mai stato alcun tentativo di avvicinamento della Lazio Calcio, ma soltanto un interesse da parte della Polisportiva attraverso l’avvocato Emanuele, ma di questo è più giusto che ne parli il presidente Antonio Buccioni, il quale se ne occupò in prima persona. Purtroppo non se n’è più fatto nulla.”
In che modo Lotito ha argomentato il suo rifiuto?
“A livello ufficiale è nota una famosa battuta che fece di fronte ai giornalisti presenti in Campidoglio a riguardo. Io d’altro canto non posso rispondere in prima persona ma è giusto che ne parli lui. Personalmente credo che il presidente della Lazio sia da sempre concentrato sul terreno in suo possesso sulla Tiberina, dove vorrebbe realizzare un progetto più ampio. Capisco che il Flaminio ha tanti vincoli, ma secondo me, e parlo sia da tifoso che da amministratore che da cittadino, questo impianto potrebbe essere patrimonializzato, visto che intorno ci sono palestre, piscine e uffici, dove si può pensare di adibire questi locali come sedi per le varie sezioni della Polisportiva come il nuoto, la ginnastica, la scherma, il rugby e la boxe. Sul campo principale ci si potrebbe far giocare la Primavera della Lazio, mentre per quanto riguarda la prima squadra non posso entrare in merito perché la struttura di Formello è patrimonializzata.”
Quali sono gli ostacoli maggiori da superare al fine di avviare una vera trattativa? Quali interventi bisognerebbe apportare sul territorio?
“Ci sono sicuramente vincoli di carattere urbanistico, di sovrintendenza e d’ampliamento richiesto per motivi di omologazione FIGC. Oggi al Flaminio non si potrebbe giocare. L’ultima gara disputata all’interno dell’impianto in deroga dalla Questura e dal Prefetto risale al 19 giugno del 2011, con l’Atletico Roma sconfitto per 2-0 dalla Juve Stabia nel ritorno dei playoff per la promozione in Serie B. Noi con gli architetti, gli ingegneri e gli esperti, oltre che fare il progetto di fattibilità tramite le risorse per Roma, battaglia che sto intraprendendo da tre anni, vorremmo che si mettesse a bando l’impianto, visto che è un impianto comunale che per anni stato in concessione al CONI e poi restituito al comune nel 2011. Il problema più grande sarebbe arrivare a circa 40.000 posti, oltre che la costruzione del settore ospiti in sicurezza, anche se abbiamo visto che sarebbe possibile entrare anche da sotto. Per quanto riguardo la copertura sicuramente c’è un vincolo, considerato che l’opera è un monumento realizzato dall’ingegner Nervi, famiglia tra l’altro importantissima che curò le Olimpiadi di Roma nel ’60 e non solo. Purtroppo se manca la volontà politica, gestionale e operativa, ogni discorso è inutile. Da tre anni a questa parte, durante la presidenza Marino, manca anche la manutenzione, che invece era sempre stata fatta durante il precedente mandato. L’erba continua a crescere e anche l’area ospitalità creata in passato per il Sei Nazioni, dopo un sopralluogo da noi effettuato un paio di settimane fa, sta andando in malora, comportando così un enorme spreco di denaro pubblico investito. La colpa è di chi ha gestito la situazione negli ultimi tempi, ma i problemi nascono da lontano.”
A che cifre ammonterebbe l’investimento necessario a riqualificare l’impianto?
“Se parliamo di manutenzione ordinaria il costo è stimato tra i 500.000 e i 600.000 euro annui. Per riqualificare seriamente il Flaminio si deve ragionare dai 18 milioni di euro in su, affinché poi si possano ipotizzare deleghe e omologazioni delle federazioni competenti. Basti pensare che per ristrutturare un appartamento in una zona pregiata come il quartiere Flaminio ci vogliono tra i 300.000 e i 400.000 euro, figuriamoci uno stadio. Io stimo tra 18 e i 20 milioni di euro, ma ragiono per difetto. E’ ovvio che tutto ciò potrebbe essere patrimonializzato, ma c’è un altro problema che potrebbe riguardare la proprietà comunale, che magari se non venduto dal comune andrebbe in regime di concessione. Noi per tre anni siamo stati con la Federazione Italiana Rugby, che ha lasciato il Flaminio per andare all’Olimpico, con una maggiore capienza e minori costi, anche se il Flaminio sarebbe potuta diventare la casa del rugby italiano. Con la Lazio è stata abbozzato un confronto, ma in profondità non si è mai andati visto che la proprietà rappresentata dal presidente Lotito non aveva la minima intenzione di interessarsi. Poi si è provato a intavolare un discorso con la Polisportiva della Lazio, proseguito dal mio successore come assessore allo sport, Luca Pancalli, uomo CONI e vice presidente del comitato Roma 2024. Quando è cambiata invece la presidenza della FIGC con l’avvento di Tavecchio e il consigliere federale Lotito al posto di Abete, il Flaminio è ricaduto nell’oblio. I lavori di manutenzione e il taglio dell’erba non sono più stati effettuati, dopodiché nel 2013 la mia maggioranza ha perso le elezioni e da lì ad oggi la situazione dell’impianto è sotto gli occhi di tutti.”
Sarebbe possibile creare un progetto con negozi, ristoranti seguendo l’esempio dello Juventus Stadium?
“Uffici, negozi e ristoranti si potrebbero fare, ma non delle dimensioni certamente dello Juventus Stadium. Un’altra grana, che prima non ho citato, sono i parcheggi. Ricordiamo che da anni all’Olimpico si gioca in deroga, ovvero che non ci siano manifestazioni al Flaminio, quindi si potrebbe fare anche il contrario. A me personalmente affascina lo stadio modello inglese nel centro città, come ce ne sono tanti a Londra. Per la copertura ci sarebbe il problema legato alla famiglia Nervi come dicevo prima e alle sovrintendenze, quella nazionale e quella comunale, che incombono. Sull’area tribuna autorità dove c’è la targa per il Grande Torino, cui fu dedicato per un periodo lo stato Flaminio, sono stati fatti tanti lavori. Dispiace perché dai tempi della vicinissima Rondinella, all’Italia che ci vinse i Mondiali, alla Lazio che ci fece tanti campionati, al di là della parentesi 89/90, ricordiamo che il Flaminio resse tutto un campionato dopo i lavori per i mondiali di Italia 90’ , che tra l’altro rovinarono l’Olimpico. Ovvio che oggi urgono altre normative in materia di sicurezza affinché ci siano tutti gli ok di Prefetto, Questura, sovrintendenze e Assessorato all’urbanistica, però è un peccato che non si sia mai preso in considerazione l’idea di riqualificare il Flaminio. So che c’è un progetto culturale sia lì che per il PalaTiziano e l’Auditorium. Io dico che va bene metterci in mezzo la cultura, ma spero che chi governerà Roma dalla prossima settimana metta tra le sue priorità in ambito sportivo il Flaminio. Malagò ha detto che il Flaminio verrà riqualificato dal CONI qualora Roma vincesse la candidatura per le Olimpiadi del 2024. Sapendo che il verdetto si saprà non prima di settembre 2017, la paura è che il Flaminio si rovini ulteriormente. Se l’amministrazione comunale ci mettesse la volontà che è mancata negli ultimi anni si potrebbe rimediare agli errori degli anni passati.”
Quanto tempo servirebbe per la completa ristrutturazione dello stadio e della zona circostante?
“Non ci dobbiamo prendere in giro. La burocrazia è lenta, la politica pure e i vincoli sono tanti. Ho timore che ci voglia minimo un anno e mezzo per avviare le pratiche di riqualificazione. Per la costruzione e l’ampliamento delle strutture esistenti anche lì ci vorrebbero quasi due anni, Juventus Stadium insegna. Diciamo che in tuttoservirebbe un tempo di tre o quattro anni, ma spero tre personalmente. Ricordo un progetto di fattibilità della FederRugby per l’ampliamento, in cui tra l’altro era presente anche uno dei tanti architetti dello Juventus Stadium, dove si parlava dell’idea di scavare, con criterio e sotto la supervisione delle sovrintendenze chiaramente, per ricavare posti in ampiezze e aumentare la capienza attuale che comprende all’incirca 27.000 posti. Bisognerebbe decidere in fretta, ma sappiamo che Roma e l’Italia sono ancora legate a vecchie norme che rallentano tutto.”
Qualora il ‘Flaminio’ tornasse utilizzabile, verrebbero imposte le barriere divisorie?
“Da amministratore e tifoso spero ovviamente di no, perché sono norme di sicurezza che secondo me allontanano la gente dagli stadi. Il Flaminio ha gli spalti attaccati al campo senza pista di atletica e sicuramente ci sarebbero anche lì dei problemi. Io per cultura sportiva sono contro le barriere, che sappiamo quanto abbiano danneggiato economicamente quest’anno Lazio e Roma, ma al di là di questo è stato brutto aver visto due derby senza pubblico. E’ vero che la cosa più importante sono i 22 in campo, ma lo spettacolo che c’è sugli spalti è il sale del calcio da sempre. Spero che il nuovo Prefetto di Roma possa venire a capo di questa situazione. Poi è chiaro che chi sbaglia deve pagare, ma così sono state punite le famiglie e i giovani che nel 99% dei casi si comportano bene. La loro protesta è legittima, anche perché non è una legge nazionale, ma è una norma che vige soltanto nella Capitale e in nessun’altra città italiana, tra l’altro in uno degli stadi più sicuri al mondo. Io ripeto che sono assolutamente contro questo tipo di provvedimenti, che allontanano la passione e la circoscrivono, facendo diventare il calcio come il teatro, che, con tutto il rispetto, non è alla stregua di un evento calcistico, caratterizzato dal gioco di squadra e dall’incitamento dei tifosi.”