Il presidente della Lazio Scacchi e di Lazio Family Paolo Lenzi è intervenuto su Radio Sei per parlare del bilancio biancazzurro e di alcune questioni “calde” nell’ambiente Lazio. Soprattutto è stato analizzato il sistema dualistico di gestione della società, spiegando le difficoltà che troverebbe l’iniziativa di “Emozione Lazio” nel suo tentativo di avere un maggior peso nel club rastrellando verso un unico soggetto di minoranza il maggior numero di azioni disponibili.
“Il sistema tradizionale della gestione dei club in Italia è quella della società di capitali, gestita da un consiglio di amministrazione attraverso l’assemblea dei soci che ha la funzione di gestire la società. L’assemblea dei soci nomina un collegio sindacale, che ha compiti di vigilanza, ed un revisore legale che svolge le funzioni di controllo contabile, che ora si chiama controllo legale ed ha il compito di revisione del bilancio. Questo fino al 2005 era l’unico modo di gestione di una società: con la riforma è stato inserito il sistema dualistico e il sistema monistico.“
Quali sono le caratteristiche di questi sistemi? “Nel sistema dualistico tutte le funzioni del collegio sindacale sono attribuite a un consiglio di sorveglianza. C’è dunque sempre l’assemblea dei soci che ha però poteri più ridotti. In più c’è il consiglio di gestione, che possiamo equiparare al consiglio di amministrazione nelle funzioni di gestione della società. Nel caso della Lazio il consiglio di gestione è costituito da due persone: Claudio Lotito e Marco Moschini. Il consiglio di sorveglianza deve essere costituito invece da minimo tre componenti: nella Lazio sono cinque, con le figure del consiglio di gestione che non possono far parte anche del consiglio di sorveglianza. I membri del consiglio di sorveglianza sono nominati dall’assemblea dei soci, i due componenti del comitato di gestione sono nominati dal consiglio di sorveglianza. Nel sistema dualistico è proprio il consiglio di sorveglianza ad approvare il bilancio predisposto dal comitato di gestione, con l’assemblea dei soci che prende atto della relazione del consiglio di sorveglianza, deliberando come ripartire l’utile dell’esercizio.“
“Sicuramente,” spiega Lenzi, “col sistema dualistico diminuisce il potere dei soci in assemblea, non potendo esercitare un potere vincolante sull’approvazione del bilancio. Restano meccanismi di tutela, ma è evidente che in una società in cui esiste un azionista di riferimento che possiede più di due terzi del capitale, la società appartiene a chi detiene questa maggioranza. La possibilità interessante per la minoranza del 33% è quella di essere rappresentata nel consiglio di sorveglianza, con una lista presentata da un socio o un gruppo di soci che rappresentino almeno un quarantesimo del capitale sociale, per cui parliamo di circa 1.700.000 azioni. Con un valore nominale di cinquanta-sessanta centesimi ad azioni, parliamo di una quota di poco inferiore al milione di euro. C’è poi un sistema monistico che è ancor più semplificato, accentratore e limitante per il potere dell’assemblea dei soci rispetto al sistema dualistico.“
“Per tornare ad un sistema tradizionale di governance occorrerebbe un’assemblea straordinaria che modifichi lo statuto e ripristini gli organi tradizionali, ovvero consiglio di amministrazione, collegio sindacale e società di revisione. Anche in questo caso la volontà decisiva è però quella dell’azionista di maggioranza, visto che servono il 50,1% delle azioni per convocare l’assemblea.“