Il presidente della Polisportiva Lazio, Antonio Buccioni, nel giorno del suo compleanno, è intervenuto sugli 88.100 di Elle Radio nella trasmissione “I Laziali Sono Qua“, condotta da Danilo Galdino e Vincenzo Oliva, per parlare di Lazio a trecentosessanta gradi.
“Quest’anno la più grande emozione l’abbiamo vissuta nella notte tra l’otto e il nove gennaio, festeggiando il compleanno della Lazio a Piazza della Libertà. Diecimila persone effettive, diecimila carte d’identità che rappresentano una per uno ogni singola testimonianza dell’amore per i colori biancocelesti. Oggi abbiamo presentato il settore paralimpico tra i quali spicca un gruppo di nuotatori, alcuni dei quali potrebbero rappresentare la maglia azzurra alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro.“
Che cos’è per Antonio Buccioni la Lazio? “Per me è la canzone della vita, perché è una storia personale iniziata il 19 settembre del 1965, terza giornata del campionato di Serie B allo stadio Flaminio. Ed è una storia che non si è mai interrotta, rappresentando la compagna inseparabile della mia esistenza. La Lazio è la più bella favola scritta a Roma negli ultimi 116 anni.“
E il momento più bello vissuto con la Lazio al fianco? “Senza dubbio il 12 maggio del 1974, io avevo 17 anni e mi sembrava di vivere un atto di giustizia, un riscatto rispetto a quelli che erano i rapporti di forza in città. Ricordo le retrocessioni del ’67 e del ’71, a scuola, e gli anni di Maestrelli che invece rappresentarono una rinvincita indimenticabile, sanando tutti i conti in sospeso.“
In questo momento come si dovrebbe vivere la lazialità? “Sarei ipocrita se non dicessi che sono emozionato per i segnali d’affetto che ricevo in queste ore. Sono umanamente vicino a chi è privato della libertà e alla preoccupazione delle famiglie. La Lazio in questo momento non sta vivendo una crisi-economica finanziaria, un momento tranquillo rispetto ad un passato molto burrascoso da questo punto di vista. Se si guarda bene anche dal punto di vista tecnico, pur in una delle stagioni più deludenti degli ultimi anni, non ci stiamo dibattendo sul fondo del calcio italiano, anzi siamo sempre fra il sesto e il settimo posto. Da quando siamo tornati in Serie A sono saltate società come il Torino, il Napoli, la Fiorentina e il Parma addirittura tre/quattro volte. La crisi dunque non è tecnica, ma socio-culturale per quello che riguarda il modo di vivere la Lazio. Il mio sentimento dunque è di colossale rammarico: sono molto angosciato di questo, vorrei fare qualcosa di più ma ci sono cose che non comprendo fino alla fine.”
Fabio Belli