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CHI L’HA (RI)VISTO – Alfonso Roberto Delgado: don’t cry for me Palestrina



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Sereni (46′ Casazza), Oddo, Negro (70′ Sannibale), D. Baggio, Zauri, Manfredini (60′ Melara), Liverani (46′ Giannichedda), Dabo (55′ Corsi), Cesar (46′ Angeletti), Delgado, Pandev. Allenatore: Caso. E’ il tabellino della prima amichevole che la Lazio disputò il 19 luglio del 2004. Era Lotito appena agli inizi, una squadra completamente da ricostruire, che venne completata con i famosi 9 acquisti in un giorno all’ultimo giro utile per il mercato. Si partì con tanti ragazzi che Mimmo Caso portò con sé dalla Primavera, da lui allenata nella stagione precedente.

Tra di essi, però, fu solo uno a partire titolare nella prima sfida amichevole stagionale disputata durante il ritiro in Giappone, nella città di Sendai, contro il Vegalta. Si tratta di Alfonso Roberto Delgado, attaccante rapido ma al tempo stesso fisicamente compatto, potente. Non è un caso che fosse stato lui a scendere in campo dal primo minuto: Delgado infatti nella stagione precedente era finito sotto l’ala protettiva di Roberto Mancini, che l’aveva lanciato in campo in alcune occasioni. Finché nel turno pre-natalizio del 2003, Delgado servì a Zauri l’assist per il gol vittoria della Lazio contro l’Inter. Una sorta di consacrazione, molto suggestiva perché da diverse stagioni, in quel periodo, un giovane della Primavera non si rendeva protagonista con i grandi.

Il primo gol in Serie A non arriverà però mai e nel massimo campionato Delgado troverà spazio solamente durante la gestione Caso. Uno spezzone di gara emozionante per il giovane attaccante sarà quello nel match in casa dell’Inter passata proprio sotto la guida di Roberto Mancini, con la Lazio capace di pareggiare con Talamonti lo svantaggio e di chiudere con Delgado e il compagno di Primavera De Sousa in campo. Inizierà poi un lungo peregrinare nelle serie inferiori, soprattutto Lega Pro, tra Spal, Potenza (dove in tre anni raggiungerà il discreto bottino di 18 reti) e Pergocrema. Nel mezzo, anche un’esperienza in Romania, al Vaslui.

E’ tra i dilettanti del Lazio che la carriera di Delgado trova una seconda chance. Il ragazzo era arrivato alla Lazio dalla Spagna, Tenerife, e venne accolto dalla famiglia di Bruno Mei, per lui un vero e proprio secondo padre, titolare delle autolinee che servivano anche la Lazio durante i trasporti, all’epoca. Di stanza in zona Prenestina, è tra Palestrina e San Cesareo che Delgado si ritrova, da buon figliol prodigo, assestandosi sopra i dieci gol stagionali di media. Quest’anno, in attesa di compiere i trent’anni a maggio, sta lavorando con il Serpentara Bellegra Olevano in Serie D, cercando di contribuire alla salvezza del club. Un ritorno alle origini, col Giappone gelosamente custodito nell’album dei ricordi.

Fabio Belli

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