“You say you want a revolution well, you know, we all want to change the world”
“Dici che vuoi fare la rivoluzione, beh, sai, tutti noi vogliamo cambiare il mondo”.
Così cantavano i leggendari Beatles nel pezzo Revolution, datato 1968. Ecco, rivoluzione, è quello che potrebbe verificarsi a fine stagione in casa Lazio. Tutti noi vorremmo cambiare il mondo, o, per entrare nello specifico, il mondo biancoceleste; questa è la semplice evoluzione degli eventi nei suoi continui cicli, nei suoi corsi e ricorsi storici. Ci sono cicli che iniziano ed altri che finiscono, anche se in realtà in questi ultimi anni in casa biancoceleste si è assistito più a delle sequenze biennali che a dei veri e propri cicli prolungati nel tempo.
In questa stagione la squadra ha dimostrato molte ed evidenti carenze, di tipo fisico, di tipo qualitativo e di tipo caratteriale. Inutile continuare a chiedersi dove sia finita la squadra vista e ammirata da tifosi e stampa nella scorsa annata calcistica. Quella squadra non c’è più, non esiste più, è estinta. Adesso è arrivato il momento di trovare soluzioni per il futuro ed una vera e propria rivoluzione a livello tecnico sembra quantomeno necessaria.
LA RIVOLUZIONE – Il termine rivoluzione (dal latino revolutio -onis, “rivolgimento, ritorno”, derivato dal verbo revolvĕre “rovesciare”) nel suo significato più ampio indica qualsiasi cambiamento radicale nelle strutture sociali. Un processo con il quale gruppi sociali si ribellano alle istituzioni al potere per modificarle e determinare un nuovo ordinamento politico. Effettivamente non è questo il caso della Lazio, o meglio, in molti vorrebbero una rivoluzione stile Francia di fine ‘700, quando, detto in maniera ultra sintetica, il popolo si ribellò al Re e al ceto dominante conducendo il sovrano (Luigi XVI) addirittura al patibolo. Questo in casa biancoceleste non è possibile, almeno per il momento. Quindi mantenendo un certo distacco da utopie difficilmente realizzabili è meglio focalizzarsi su ciò che è perlomeno possibile.
L’ESODO – In questo momento, nei quotidiani e nei siti di stampo sportivo non si parla di altro: esodo, diaspora, fuga, e chi trova più sinonimi ne aggiunga pure a questa breve lista. I calciatori più importanti della Lazio sarebbero già con le valigie in mano, in cerca di lidi più ambiziosi e probabilmente di remunerazioni più vantaggiose. Comunque meritate per quello che alcuni di loro hanno dimostrato con la maglia biancoceleste, soprattutto in occasione della stagione passata. Ecco che Biglia sarebbe attratto da sirene spagnole, Candreva andrebbe a cercare un salto di qualità (?) nella Milano nerazzurra, Felipe Anderson non riuscirebbe più a resistere alle lusinghe provenienti da Old Trafford e Keita starebbe cercando altrove un appagamento professionale e personale. Per il momento parole, chiacchiere, nessuna certezza. Una cosa però è certa: tenere in rosa giocatori demotivati, svogliati ed apatici non gioverebbe a nessuno, soprattutto alla squadra. Si dovrà quindi capire le reali intenzioni di ognuno e conseguentemente cercare di ottimizzare al massimo le pur dolorose cessioni.
LE CERTEZZE – Poche, si contano sulle dita di una mano, forse due. Marchetti, fresco di rinnovo e che probabilmente chiuderà la carriera con la Lazio. De Vrij, che rientrerà all’inizio della prossima stagione, si spera con lo stesso rendimento della scorsa annata calcistica. Milinkovic-Savic, unico acquisto azzeccato della deprimente campagna estiva, giocatore vero e di sicuro avvenire. Cataldi, giovane, romano e laziale, quest’anno in affanno ma che con fiducia e costanza potrà diventare un punto fermo. Lulic, anche lui fresco di rinnovo, cuore, grinta e corsa al servizio dei colori biancocelesti. In effetti di mano ne bastava solamente una…
LE INCOGNITE – Tante, troppe. Viene subito da pensare a Morrison: esiste realmente? Dalle parti di Formello gira voce che ripetendo 3 volte il suo nome davanti ad uno specchio possa sbucare all’improvviso Alex Ferguson che ripete quanto Ravel ai tempi delle giovanili dello United fosse più forte di Pogba. Gira anche un’altra voce: sarà confermato… Basta–Konko–Radu: a turno o tutti insieme appassionatamente ospiti della clinica Paideia. Si dice cha la clinica spinga per una conferma… Hoedt: probabilmente tra 10 anni si sentirà ancora dire che ha bisogno di tempo per ambientarsi (sperando che i fatti smentiscano ciò)…Parolo: da fenomeno a brocco il passo è molto breve e lui è riuscito pienamente nell’obbiettivo. Kishna: una decina di buone partite e tanti guai fisici, promosso ad incognita a pieni voti. Djordjevic: no comment.
IL MANICO – Pioli non sarà più l’allenatore della Lazio nella prossima stagione, questo sembra ormai appurato e definitivamente certo. Ha perso le redini dello spogliatoio, ha perso l’appeal verso squadra e tifoseria, ha perso la fiducia della società. Serve una sterzata, serve un uomo di carisma e che proponga un buon calcio. Mihajlovic è uomo di carisma, ma in quanto a buon calcio lascia molto a desiderare. Ventura, Juric e Oddo propongono un calcio sublime, ma non hanno esperienza con grandi squadre. Di Francesco sarebbe il giusto mix, ma sembra sia già con valigie pronte ed un biglietto di sola andata per la Milano rossonera.
In definitiva tanti dubbi, tanti punti interrogativi. Serviranno acquisti mirati. La squadra è piena zeppa di giovani di prospettiva, ci sarà bisogno di giocatori pronti, di certezze da aggiungere a quelle sopracitate, quelle che si contano sulle dita di una mano. Stando alle probabili cessioni, il budget per formare una squadra degna di tale nome dovrebbe esserci, bisogna però sfruttarlo nel modo più opportuno, reinvestire il guadagno solo ed esclusivamente per la squadra stessa.
A giugno sarà tempo di rivoluzione, ma la Lazio è veramente pronta a questo?
Giulio Piras