Come sempre, i numeri rischiano di confondere, se non analizzati a dovere. Il portale “Calcio & Finanza“, con la consueta efficacia, ha proposto una simulazione riguardo come cambierebbero le entrate relative ai diritti tv per i club italiani con la “Riforma Melandri“, ormai in via di definizione.
E subito si è parlato di una Lazio più povera rispetto a quelle che sarebbero le prospettive di investimento: la riforma infatti prevede un abbassamento del divario tra gli incassi delle big e quelli delle cosiddette medio/piccole. Per intenderci, se ora il Frosinone incassa 1, la Juventus incassa 4,6. Con la riforma, il divario si porterà da 1 a 3,6.
Un passo avanti verso un livellamento che dovrà garantire nuova sostenibilità a un sistema che tutela sempre i soliti: si parla spesso di scimmiottare il sistema americano tra “salary cup” e sistema con licenze senza retrocessioni. Una struttura che oltreoceano permette ai club di essere sempre competitivi. In Europa porterebbe alla morte dello sport così come lo conosciamo e all’istituzione di una “SuperLega” che, in barba alla retorica giornalistica, i più importanti club del Vecchio Continente da anni stanno prefigurando.
Mentre in Italia tutti sgranano gli occhi per il “miracolo Leicester“, forse per un rigurgito d’orgoglio patrio dovuto alla presenza di Ranieri, Oltremanica nessuno ride. Come riporta Gazzetta.it: “La favola del Leicester è bella, ma in Champions League deve andare il Manchester United. Charlie Stillitano, ex dirigente Fifa, partner in affari di Stephen Ross, il miliardario statunitense che sta lavorando al progetto della Super Lega Europea, in un’intervista concessa alla radio satellitare statunitense Sirius XM – nel corso del programma “The Football Show” – ha ammesso che la riunione di martedì pomeriggio a Londra, alla quale hanno partecipato gli alti dirigenti di Chelsea, Arsenal, Manchester United, Manchester City e Liverpool, non si sarebbe limitata a suggerire una serie di proposte per la Champions “ma abbiamo parlato anche di Super Lega. Ci sono meravigliosi argomenti per un sistema di promozioni e retrocessioni, ma ci sono anche valide motivazioni per un sistema chiuso. La favola del Leicester è bellissima, è spettacolare, ma bisogna considerare pure il punto di vista del Manchester United. E’ comprensibile che il Manchester United possa fare questo ragionamento: “Chi ha reso grande il calcio, noi o il Leicester? Chi ha avuto un ruolo integrale nel calcio, noi o il Leicester?”
Dunque il sistema della Legge Melandri sembra voler tenere alto il livello della competitività in barba a un destino già scritto in cui le grandi, anche e soprattutto per motivi economici, DEVONO vincere sempre o comunque molto spesso. E la Lazio? E’ vero che i biancocelesti incasseranno circa un milione e mezzo in meno con la nuova ripartizione, ma vedrà ridursi di quasi dieci milioni il gap con la Juventus e in maniera progressiva con le altre cinque squadre dal bacino d’utenza maggiore. Un passo indietro e due avanti, in attesa della svolta che riporterebbe i campionati ai livelli di competitività e imprevedibilità degli anni settanta e ottanta: la riduzione a sedici o a diciotto squadre dei tornei di Prima Divisione. Con una Coppa di Lega (e una terza competizione Europea che l’UEFA potrebbe varare già dal 2018) che restituirebbe alle tv gli eventi perduti con la riduzione dei campionati.
Fabio Belli