Dopo i recenti attacchi il prefetto Franco Gabrielli non fa un passo indietro e mantiene alto il livello d’allerta, per quello che riguarda la capitale romana: “Dopo gli attentati di Bruxelles i timori di essere dentro una minaccia sono reali, segnali specifici non ce ne sono, ma la minaccia è incombente. E anche noi siamo un obiettivo di questo terrorismo islamista”.
Sulle misure di sicurezza: “Non è realistico mettere un poliziotto o un carabiniere in ogni angolo di strada e per certi aspetti non è neanche funzionale a garantire la sicurezza. Questo tipo di terrorismo lo si combatte con la prevenzione perché quando i terroristi scendono in campo possiamo soltanto limitare i danni. La presenza delle forze dell’ordine e il controllo sul territorio sono importanti però sono una condizione necessaria ma non sufficiente”.
Con la Pasqua alle Porte i controlli saranno serrati: “Questa mattina abbiamo fatto il punto con la Questura, l’Arma e la Guardia di Finanza, c’è un’attenzione all’altezza della situazione ma io personalmente temo più l’ordinario dello straordinario. Questi signori non seguono i nostri calendari, colpiscono quando sono in grado di colpire e quando sono sicuri di compiere il massimo del danno con lo sforzo minimo. E poi in una città come Roma non c’è bisogno di un evento particolare per compiere un attentato terroristico. Abbiamo la stazione Termini che movimenta ogni giorno 500mila persone, a Roma è straordinaria l’ordinarietà”.
Conclude con un appello alla comunità islamica: “La comunità islamica, con la quale abbiamo continui rapporti, è doppiamente vittima di questo terrorismo islamista, perché anche i musulmani possono essere colpiti e perché in qualche modo, senza fare tanti giri di parole, il legame con la religione esiste. Chi professa una religione non deve avere niente a che fare con il terrorismo, non è il tempo di dire ‘né con lo Stato né con i terroristi’, è invece il momento di compiere scelte chiare nell’interesse dell’umanità, perché non si possono fare distinguo di fronte a questa barbarie”.