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Gregucci: “Ripudio l’idea che la Lazio sia ottava ma questa è la sua reale dimensione”. Poi promette…

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Intervenuto ai microfoni di Radiosei, Angelo Gregucci ha commentato il momento di forma della sua squadra della Lazio: “L’Europa League è la nostra proiezione interessante. Il campionato non ci ha offerto grandi spunti, perché la squadra ha fatto un passo indietro. I giovani non si sono ripetuti, non c’è grandissima qualità nel nostro pallone. Mi aspettavo di più da Felipe e da altri. Siamo stati orfani di de Vrij che ci ha fatto capire quanto è importante. E non abbiamo cavalcato l’onda che era iniziata dopo la trasferta di Napoli. Cosa è mancato? Dovevamo portare un giocatore di grido durante il mercato estivo, non dovevamo perdere contro la peggior Juve degli ultimi anni e il preliminare che potevamo giocarcelo meglio. Da lì si è subito azzerata quell’onda. Ci siamo appiattiti, le prestazioni non sono state all’altezza. Abbiamo rincorso utopie, anche il sorteggio con lo Sparta Praga è stato benevolo. Valuto il ranking e devo dire che di solito è veritiero. Finale? L’appetito vien mangiando, passiamo e poi ne parliamo. Magari quando si rimane in otto si ritrova l’entusiasmo giusto, si arriva in semifinale, torna la gente allo stadio. Ci sta che possiamo andare avanti e sarebbe l’unica consolazione oggettiva. Vedo tante situazioni che si stanno rimodellando: dal Milan alla Fiorentina, per non parlare di Napoli e Roma. La porta per le coppe è l’Europa League”.

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Quando si parla di campionato, il tono della voce di Gregucci cambia: “Ripudio l’idea che la Lazio sia ottava, vorrei tanto credere di no. Però oggettivamente questo passo indietro ci ha ricollocato dove siamo. I nostri numeri ballano tra il sesto e l’ottavo posto in classifica. Siamo nella media a livello economico, di spettatori ecc. Io mi sono sempre ribellato alla mediocrità. Ho sempre sperato che il settore giovanile della Lazio facesse di più, e invece facciamo più o meno come gli altri. Non è più il pallone dei grandi fuoriclasse, la regola ormai è solo una: chi ha più soldi vince. Dateci un giocatore che veramente rappresenti la Lazio, che abbia un senso di appartenenza vero. Che combatta per la maglia. E non sono i procuratori il problema, ma bisognerebbe avere un sistema calcio in cui il giovane si fida del club che lo cresce. Noi stiamo facendo dei disastri a livelli di giovani. Non coltiviamo più i giovani, compriamo e basta. Dal settore giovanile della Lazio venivano fuori dei personaggi affamati di talento (Di Biagio e Di Canio, ad esempio), non c’è più quella generazione”. Sui giovani della prima squadra: “Non c’è da bocciare nessuno dei ragazzi di Pioli. Il giovane di oggi fa un passo in avanti e due indietro. Oggi essere ventenne è veramente difficile, sono sotto un bombardamento mediatico continuo. Il mio futuro? Non so sotto quale mansione, ma tornerò. Finirò la mia strada dando al calcio quello che il calcio ha dato a me. Magari allenando il settore giovanile della Lazio. Voglio prendere un ragazzino da Ponte Milvio, crescerlo e vederlo giocare dopo qualche anno all’Olimpico. Questo è il sogno che voglio realizzare per terminare la mia carriera.”

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