Era la stagione 1995/1996 quando un ragazzino promosso in prima squadra, decise di scegliere il numero 13 da mettere sulla maglia della Lazio. Stiamo parlando di un giovanissimo Alessandro Nesta, proveniente dalla Primavera. Da quell’anno fino al 31 agosto del 2002, quel numero è stato parte del Ministro della Difesa biancoceleste, un numero che ormai era tatuato sulla pelle del difensore. Poi… il buio assoluto. In questo focus vogliamo sottolineare come quel leggendario numero sia passato dalle spalle di un CAMPIONE, a quelle di giocatori medio bassi. Eppure nei due anni successivi alla sua cessione (2002/2003 e 2003/2004), quel numero non fu indossato da nessuno. Una scelta di rispetto verso il capitano più vittorioso del club, ma anche il timore da parte dei nuovi arrivati di accollarsi delle responsabilità pesantissime nello scegliere quel fatidico numero 13.
L’ARRIVO DI LOTITO E… DINO BAGGIO – tutto cambiò nell’estate 2004, quando lo sconosciuto Claudio Lotito divenne il nuovo presidente della S.S. Lazio. L’insediamento dell’imprenditore portò la Lazio ad essere rivoltata da cima a fondo. Regole ferree, nessun legame con la Lazio “del passato” e nessun rispetto delle “tradizioni” biancocelesti. Sarà un caso (o forse no), ma l’arrivo di Lotito portò di nuovo un calciatore ad indossare la numero 13. E’ la stagione 2004/2005 e l’onere andò a Dino Baggio, centrocampista che in quella stagione non giocò nemmeno un minuto con quella maglia (e quel numero) sulle spalle.
STENDARDO E KONKO – Dopo la “cinquina” di Siviglia, ci fu il biennio targato Stendardo (2010/2011 e 2011/2012), ma con scarsissimi risultati. Nonostante sia stato apprezzato come uomo dalla tifoseria, Stendardo non poteva certo esssere un degno erede di CAPITAN NESTA. Ma la vera “presa in giro” avvenne nella stagione 2014/2015 con la sciagurata scelta di Konko che decise di indossare la 13. Un terzino panchinaro con la maglia del più grande difensore al mondo? Un insulto a tutti gli amanti del calcio.
NESTA, TI CHIEDIAMO SCUSA – Cosa avrà pensato Nesta giovedì sera dopo aver visto i clamorosi errori di Bisevac? Non lo sapremo mai, ma (se per caso avesse seguito il match) di sicuro anche a lui sarebbe scesa la lacrimuccia (come spesso accade ai tifosi laziali) nel vedere quel suo numero reso così anonimo, così privo di senso e incapace di regalare emozioni. Emozioni che invece ha accompagnato il popolo biancoceleste dal 1995 al 2002, condito da trionfi, trofei e match leggendari. Tutto quello che in casa Lazio non accade da troppo tempo. SCUSACI CAPITANO, SCUSACI ANCORA…
Marco Corsini