La storia ultracentenaria della Lazio ha visto tantissimi campioni vestire la maglia della prima squadra della capitale. In 116 anni, questi grandi calciatori hanno offerto il loro contributo alla causa biancoceleste in diversi periodi, esaltanti o meno ma hanno comunque lasciato impresso il loro nome nella gloriosa storia di questa società. Alcuni calciatori vengono ricordati per sempre, non solo per i gol o per le coppe alzate al cielo, questi vengono ricordati anche per il loro attaccamento alla maglia, il rapporto stretto con i tifosi e l’abnegazione mostrata ogni qualvolta essi venivano chiamati in causa. Spesso per capire quali sono quei giocatori che hanno fatto la storia di un club si ricorre al numero di presenze e agli anni passati con lo stesso club, nella Lazio in pochi sono riusciti a toccare le 300 partite con l’aquila sul petto, soltanto otto in 116 anni di vita e ogni volta che si pronuncia il nome e cognome di questi calciatori, nella mente dei tifosi laziali riaffiora sempre un bellissimo ricordo riguardante questi uomini: Giuseppe Favalli (401), Pino Wilson (394), Paolo Negro (376), Aldo Puccinelli (342), Luca Marchegiani(339), Vincenzo D’Amico (338), Cristian Ledesma (318), STEFANO MAURI (300).
Dopo 10 anni di Lazio, il 13 marzo 2016 Stefano Mauri ha raggiunto le 300 presenze con la maglia della Lazio. La nota stonata dell’ultimo Lazio-Atalanta, crediamo sia la non riconoscenza da parte della società verso un ragazzo che con questa maglia ha raggiunto un traguardo storico. Come non consegnare una targa ad un uomo che ha dato tanto per la Lazio ed è rimasto a Roma, in alcuni periodi, anche a dispetto dei santi posizionandosi tra i primi calciatori con più presenze nella storia laziale? In tanti addetti ai lavori neanche sapevano, dato l’assenteismo della comunicazione Lazio, di questo traguardo raggiunto dall’uomo spogliatoio di questa squadra. La Lazio non riesce a “vendersi” bene, perché forse non ritiene così interessante farlo, ma poi non ci si lamenti quando i mezzi di comunicazione scelgono di dar più risalto ad altre società. Nell’ultima partita, in cui ha toccato le 300 gare con la maglia biancazzurra, grazie ad una percussione in area Stefano Mauri ha dato la possibilità alla Lazio di andare in vantaggio grazie al gol di Klose, una vittoria nel segno di Stefano Mauri. Non poteva essere altrimenti, per uno che di partite ne ha vinte tante, dentro ma soprattutto fuori dal campo.
Un capitano coraggioso, che alle critiche e alle malelingue rispose con quell’eurogol di rovesciata in quel Lazio-Napoli, Stefano ha sempre saputo di poter lasciare un segno indelebile e contro tutti c’è riuscito, lui è l’unico capitano nella storia calcistica romana ad aver alzato una coppa in una finale-derby. Stefano Mauri ne ha passate tante e ne ha visti tanti di calciatori andar via in questi 10 anni ma lui è rimasto, ha mostrato carattere in molte situazioni, i suoi compagni lo chiamano ancora capitano, nonostante per le varie vicissitudini non ha più la fascia sul braccio.
Se dovessimo prendere un’immagine come simbolo di questi 10 anni di bei momenti misti ad avversità, non crediamo sia una coppa al derby (anche se indelebile) a descrivere l’uomo Stefano Mauri, ma un’immagine ancor più emblematica è quella che vede Stefano uscire dall’ingiusto carcere preventivo, con la borsa in mano e il sorriso stampato bene in viso come a dire “Ho sempre riso in faccia a chi mi voleva finito…”.
Dopo 10 anni è ancora Mauri, e la società ha perso l’ennesima occasione per dimostrarsi vicina alla storia della Lazio, ma in queste 12 primavere di gestione Lotito l’ingratitudine verso Stefano Mauri sarà soltanto l’ennesimo episodio che va a confermare quanto Lotito tenga a questo ambiente, a questi giocatori, a questi tifosi, quanto non tenga a questa Lazio. A fine gara Stefano Mauri ha dichiarato: ““Sono onorato di aver indossato 300 volte questa maglia…”, e la società, è onorata anche lei di aver in rosa un calciatore che ha raggiunto questo traguardo? Ai posteri l’ardua sentenza…