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Candreva lo sa, il salto di qualità con Lotito non si fa…

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Se due indizi fanno un sospetto, tre indizi fanno una prova. Quello che si sta vivendo con Antonio Candreva, per i tifosi della Lazio è un film già visto non una, ma più volte. Sembra di rivivere gli ultimi giorni a Roma di: Lichtsteiner, Kolarov ed Hernanes. Tutti, al loro arrivo, dichiararono di voler fare bene, crescere insieme a questa squadra, vestire questi colori per tanti anni e magari vincere qualcosa a Roma.

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Questi calciatori negli anni si sono visti negare una storia a lieto fine dall’attuale Società Sportiva Lazio, o più semplicemente dalla gestione del presidente Claudio Lotito. Nel mondo del calcio si sa, per un presidente non è semplice far crescere il proprio club e portarlo alla vittoria di trofei, ma certo il modus operandi di questa Lazio, si è capito non è quello che porterà a vincere. Il problema è che costantemente ogni 3 o 4 anni i giocatori che arrivano alla Lazio se ne rendono conto e chiedono di cambiare aria, come biasimarli. Il fatto che siano stati gli stessi calciatori a chiedere la cessione per vincere lontano da Roma, questo non mette a riparo da critiche la società che si cela dietro un dito e allarga le braccia dichiarando di non poter trattenere i giocatori che chiedono d’andar via, e no cari Lotito e Tare, non è affatto così perché se un calciatore chiede espressamente di essere ceduto per andare a vincere in altri lidi, la colpa è di chi non ha saputo mettere in piedi un progetto, di chi non ha mostrato di avere ambizione, trasmettendo allo stesso tempo rassegnazione a giocatori e tifosi. Questo è quello che è accaduto con Lichtsteiner che cambiando maglia è riuscito a vincere, lo stesso dicasi per Kolarov ed il meno vincente Hernanes è comunque in procinto di vincere il suo primo scudetto italiano.

Sulla stessa strada sta camminando Antonio Candreva che nel tragitto si è puntualmente ritrovato al famoso bivio, dove il calciatore dovrà scegliere se restare in una società in cui regna da dodici anni la mediocrità e dove una coppa Italia è considerato il punto più alto della gestione, oppure scegliere la seconda via che lo porta in una squadra come ad esempio l’Inter che seppur non abbia vinto in questi ultimi anni sta mostrando sicuramente quello che vuol vedere un calciatore e cioè la voglia di crescere e vincere, o ancor meglio per lui questo bivio potrebbe portarlo alla Juventus, società agli antipodi di quella biancoceleste, una società che ha nel proprio DNA la voglia di vincere sempre e continua a trionfare da anni. Per Candreva, come per altri sarà quasi scontata la decisione, che forse ha già preso, ma la decisione di perderlo la prese ancor prima la società quando dopo un’annata fantastica per la Lazio e per lo stesso centrocampista romano decise di non dare seguito a tutto ciò, demoralizzando giocatori e ambiente. Candreva non può essere colpevolizzato per questo, Candreva si è visto troppe volte, questa stagione, additato come male della squadra o come spacca-spogliatoio, è stato relegato in panchina a volte ingiustamente, certo tra partite giocate con sufficienza e polemiche sterili di sbagli ne ha fatti, ma crediamo che, dati alla mano, il goleador attuale della Lazio non possa sedere in panchina, soprattutto per far posto ad un Felipe Anderson che in 3 anni di Lazio ha preso per mano la squadra in non più di 10 partite, e che adesso è tornato ad essere quello che tutti hanno visto nei primi due anni, o meglio che non hanno visto. Candreva il 24 settembre 2014 rinnovò con la Lazio sino al 2019, dichiarando di voler diventare un giocatore importante per questa squadra e Antonio solo 4 mesi prima del rinnovo, grazie ad una doppietta, era riuscito a realizzare in una stagione la bellezza di 11 reti, che nella storia della Lazio è un record assoluto per un centrocampista, record condiviso con Nedved ed Hernanes, le storie del numero 87 e quella del brasiliano si somigliano sempre più e sembra che un giocattolo più diventi grande e più ha la possibilità di rompersi tra le mani di Lotito e che questo accada appositamente o meno, il risultato è sempre lo stesso.

Candreva sappiamo quanto tenesse a far bene con questa maglia e lo ha sempre dimostrato, aveva chiesto invano la fascia di capitano questa estate ma a quanto pare dopo 4 anni, secondo qualcuno all’interno dello spogliatoio, non era ancora giunto il suo momento e questo ha fatto adirare non poco Candreva che in mancanza del neo capitano Biglia, ha visto indossare la fascia a Klose, ma nelle occasioni in cui sia l’argentino che il tedesco hanno dato forfait la fascia era stretta sul braccio di Stefan Radu e quando dal campo si è assentato anche il romeno e tra loro l’unico in campo era Candreva – come in quell’Udinese-Lazio del 31 gennaio 2016 – l’esterno di Tor de’ Cenci si è visto scavalcare nelle gerarchie da Abdoulay Konko, che con tutto il rispetto è lo stesso calciatore che solo pochi mesi prima era l’indiziato numero uno a lasciare il quartier generale di Formello. Scelta del tecnico? Decisione dello spogliatoio? O magari non sappiamo se Candreva, dopo tali accadimenti, da quel giorno ha deciso di non vedersi più affibbiato il ruolo che aveva tanto desiderato in estate. La verità forse non la sapremo mai, ma quel che è certo, è che ancora una volta la Società Sportiva Lazio non ha saputo gestire un suo patrimonio come già capitato in passato e se Candreva davanti al famoso bivio ha già deciso di seguire la strada percorsa dai suoi colleghi non può essere condannato per questo. Lichsteiner, Kolarov, Hernanes: tre indizi fanno una prova, ma la Lazio vuole andare oltre, offrendo per l’ennesima volta il salto di qualità, ad altre società…

Alessio Allegrucci

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