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Alessandro Calori: “Vedere l’Olimpico vuoto è triste. Il derby? Per la Lazio è una..”

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Ospite illustre nella trasmissione radiofonica ‘I laziali sono qua‘ condotta da Danilo Galdino, sugli 88.100 fm di Elleradio, Alessandro Calori, eroe in parallelo dello scudetto della Lazio il 14 Maggio del 2000, ha commentato riguardo l’anomalia di questo derby, semi deserto e avulso di sentimenti, per le già conosciute contestazioni nei confronti della società: “Vedere l’Olimpico vuoto è triste. Il calcio dovrebbe essere della gente, del popolo. Bisognerebbe fare un passo indietro, rivedere le due curve piene di passione, quello è il vero derby. Il calcio trasmette l’amore per quello che fai, rappresenta una città i colori, quando indossi la maglia. Non è la stessa cosa. Negli spalti la passione della gente viene a mancare, è una sconfitta e tutti dovrebbero domandarsi perché”.

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Alla domanda ‘che derby ti aspetti’, Calori ha risposto così: “Per la Lazio è una partita importantissima, il resoconto di una stagione programmata in un modo e purtroppo per tanti eventi, infortuni etc, non è andata bene. Viene vissuto a Roma in modo passionale, come una rivincita, quasi cancella la stagione negativa. La Lazio potrebbe riscattarsi, una partita dalle emozioni molto forti”.

Il mister Pioli, dato ormai per partente a fine stagione. Quali sono le cause di questo fallimento o i motivi?: “Vedendo giocare la Lazio vedevo una squadra che giocava un calcio fresco, giovane. Sono arrivati giocatori importanti Milinkovic, Cataldi e Biglia. La continuità porta a dei risultati. Il perché non lo so, una cosa che mi ha colpito leggendo, già l’idea della fascia di capitano da decidere che sono dei segnali, non è una causa, però sono delle aspettative che per raggiungere dei traguardi importanti servono. Se punti su De Vrij e poco dopo s’infortuna, e con lui altri giocatori, si sommano delle cose e poi diventa tutto difficile da recuperare. Visto da fuori e il mio è solo un giudizio, Pioli ha creato un gruppo di lavoro di squadra che poteva crescere e migliorare. Sono venuto ad Auronzo a vedere la squadra perché mi incuriosiva. Dopo si sono perse un po’ le certezze, io cercherei di risolvere la situazione”.

Tre giocatori da cui la Lazio della prossima stagione dovrebbe ripartire?: “Uno come Biglia è un giocatore di livello mondiale, un regista che dopo Pirlo è il più forte, non vedo altri giocatori con le sue qualità. Poi c’è Milinkovic che è un giocatore straordinario. C’è Cataldi, potrebbe essere un grande capitale che potenzialmente può diventare un giocatore come Nesta, però deve essere in grado di capire, di interpretare la Lazio, la lazialità. E’ giovane, certe cose spesso non riesci a percepirle. Felipe Anderson è uno che potenzialmente è inesploso ma ha grandi qualità. Infine Candreva non so cosa farà a fine stagione, è un altro che potrebbe essere determinante. Parolo è un altro ragazzo che mi sembra giusto. C’è il materiale da cui ripartire, poi ci vogliono quei campioni ‘veri’, e in Italia ce ne sono pochi. Fai fatica a prenderli, ma non solo nella Lazio. Prima i più grandi venivano qui, adesso arrivano e non appena esplodono e se ne vanno. Se hai uno stadio tuo, ci fai un museo e fai la tua casa. Delle finanze con cui investire, nel calcio bisogna avere delle idee al giorno d’oggi”.

Sulla nazionale e la recente batosta contro la Germania: “Se non provi Bernardeschi e Insigne contro le grandi squadre quando crescono?, Poi magari perdi 4-1 e c’è il dramma totale. C’è un passaggio, dobbiamo fa sì che questi qui nei prossimi quattro anni inizino a vincere. Ci vogliono degli anni, fino a che non diventi un gruppo, sennò difficilmente riesci a vincere. Nel campionato trionfa sempre chi fa un lavoro di fondo, chi è abituato ad arrivare alla vittoria.

Questione Stadi di proprietà: “L’Udinese, ad esempio è l’unica squadra che ha fatto uno stadio di proprietà tra le piccole, non le milanesi o le romane, è la seconda o la terza che ha privatizzato l’impianto”.

Parole d’amore per Miro Klose, faro per tutti i più giovani. Un ‘ragazzo’ non più giovanissimo che dovrebbe essere clonato in fatto di professionalità: “E’ un campione del mondo, una leggenda. Come immagine che dà, io l’ho visto in ritiro, come si allena. E’ un esempio che riesce a dare, che fa capire al giovane come si deve fare. Per prendere tanti come lui bisognerebbe investire”.

Infine sulla società: “Nell’idea di un società ci dovrebbe essere la possibilità di migliorare. Avevano la possibilità di vendere Anderson, Biglia chi volevano”. 

 

 

 

 

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