L’editoriale del Corriere dello Sport riporta un incontro di più di un’ora tra degli esponenti della storia della Lazio, per affrontare tematiche molto dibattute negli ultimi tempi, dall’abbandono dei tifosi in curva, alle barriere, e tanti altri temi d’attualità. Il punto sul quale tutti sembrano d’accordo è uno: “Lotito deve parlare ai tifosi della Lazio, non basta la gestione oculata, servono cuore e passione“.
Il Direttore Alessandro Vocalelli introduce e apre il confronto.”Vi abbiamo chiesto di venire per fare un punto, per parlare di calcio, ma anche e soprattutto di Lazio e di lazialità che si sta un po’ perdendo, non solo a causa dei risultati sportivi, ma per tutto ciò che c’è intorno. Ci interessava capire, da chi l’ha vissuta da dentro e la guarda da fuori con occhio professionale, qual è lo stato dell’arte della Lazio e come si fa ad uscire da questa impasse, non di rassegnazione, ma di sofferenza isolata che hanno molti tifosi. Per questioni anagrafiche daremmo la parola al capitano Wilson”.
Com’è possibile che 70mila persone vadano all’evento “di Padre in figlio” e duetremila persone vadano a vedere la Lazio? Che cosa sta succedendo? Dove sono quei 70mila tifosi?
WILSON: “All’Olimpico i 70 mila ci auguriamo di vederli tra qualche mese. Resta un fatto inoppugnabile. Chi pensa che il calcio sia solo un fatto razionale, sbaglia, perché sfugge alla matematica. L’elemento razionale è essenziale, primario, ma non finisce lì il calcio. Ci sono emozioni, passioni, rapporti umani. Quando mancano, manca il rapporto tra società e tifoseria. E’ strano come sempre si sia trovato un punto di incontro. Ora invece la rottura è forte, non ritengo ci siano momenti per riavviare il discorso tra le parti. I risultati c’erano l’anno scorso, è stato fatto qualcosa di molto importante, ma lo stadio pieno non l’ho mai visto. E ora siamo tornati ai tremila, quattromila paganti”.
Non ci sono figure laziali all’interno della società. E’ un caso? Una scelta? Può incidere in qualche modo?
ODDI: “La gente la vede così, come una mancanza. Io dico: non è detto ci debbano essere ex calciatori, non è determinante, ma se ci sono personaggi che possono far bene e aiutarti e non li cerchi, mi viene da pensare. Da fuori sembrerebbe che voglia fare solo lui. Il calcio non lo abbiamo inventato noi, ma non lo ha inventato lui. Ci vuole razionalità. Sono stato tanti anni alla Lazio, il tifoso quando eravamo in difficoltà c’è sempre stato, venivano anche in 70 mila con il rischio di retrocedere in C. Ora non c’è più. E’ stanco. Ne ha viste e ne ha subìte troppe. Non ci vuole tanto. Il presidente ha avuto più di qualche volta la possibilità di avvicinarsi e non l’ha presa in considerazione».
D’AMICO: “Non c’è bisogno ci sia io o un altro in società per determinare la lazialità. Un avvicinamento alla tifoseria non c’è mai stato. Ti chiedono un giocatore, mica tanto. Perché non rinforza la squadra? Ha preso quattro ragazzotti e ora Bisevac. Non ha mai fatto un acquisto per la gente”.
In realtà, arrivato da pochi giorni, Lotito riportò Paolo Di Canio alla Lazio.
D’AMICO: “Sì, ma perché ne aveva bisogno. E poi lo ha mandato via. Non ha mai dato l’impressione, da fuori, di voler capovolgere la situazione”.
ODDI: “Faccio un esempio stupido, ma fa capire. C’è stato un momento in cui i tifosi laziali erano trattenuti a Varsavia. Hai questo contrasto con i tifosi, io pensavo dicesse: “Da qui non mi muovo sino a quando i miei tifosi non tornano a Roma”. I tifosi si sarebbero sciolti. Invece lui ha detto: “Prima voglio sapere le cose come stanno”.
Obiezione: la Lazio ha vinto in questi anni tre trofei e più di altre squadre.
ORSI: “E’ vero, però voglio dire alcune cose. La prima: non voglio insegnare niente a Lotito. Questa è una cosa tutta romana, fuori dal raccordo non interessa la situazione. Se vai a Milano ti dicono “ma che volete da Lotito? Ha salvato la società, l’ha rimessa in carreggiata, ha vinto due Coppe Italia, la Supercoppa”. Bisogna scindere la protesta tecnica e la protesta societaria. La protesta tecnica si può discutere, se un anno non hai risultati vieni contestato, ci sono stagioni che vanno bene e altre male. La protesta societaria non si può discutere. Coinvolge un popolo intero, non è una cosa cominciata adesso, si è incancrenita, ha difficili sbocchi, a meno che Lotito non se ne vada e qualcuno compri la società. Perché il tifoso è laziale per passione, non certo per le vittorie: sposi una causa, un senso di appartenenza, quello che Lotito non riesce a dare. Io ripristinerei per esempio i club, dove andavamo spesso in settimana”.
La scorsa estate però la Lazio non ha venduto nessuno dei suoi giocatori più forti.
ORSI: “Vero. Ma se si rafforza il Barcellona, lo può fare anche la Lazio, era già strutturata e non mancava tanto, due o tre calciatori per completare il gruppo”.
Era meglio lo splendore della gestione Cragnotti con il bilancio dissestato oppure è meglio avere una gestione oculata ma grigia.
FIORE: “Se dovessi parlare da tifoso direi la gestione Cragnotti, ma bisogna avere anche la cultura sportiva per ammettere che è stata una gestione gloriosa lasciando la Lazio sull’orlo del fallimento. Merito a Lotito per aver portato una gestione più attenta e equilibrata, ma penso una gestione vada fatta anche con il cuore, la passione, un briciolo di follia. Altrimenti diventa solo gestione economica che non può fare felici i tifosi e non esprime un senso di attaccamento. Parlo della mia esperienza, della mia Lazio. Eravamo sull’orlo del fallimento, giocavo in una squadra forte, anche come valori umani. La gente, pur non avendo un riferimento certo, amò quella Lazio in modo viscerale. Avevamo quarantamila abbonati. Vedeva attaccamento. Anche l’anno scorso, con il lavoro di Pioli e dei suoi giocatori, la gente si è riavvicinata. Ma se dall’altra parte trova un muro, mancanza di dialogo e c’è un ostracismo assoluto non si va lontano. La parte gestionale va bene, la parte passionale stride e così rischi di perdere la cosa più importante. Ci vuole il giusto equilibrio anche se tutto passa attraverso l’aspetto tecnico. Quest’estate, a mio parere, la Lazio doveva fare di più, veniva dal terzo posto, Inter e Milan avevano fallito, aveva la possibilità di giocarsi la Champions. Se poi non ci arrivi, senza aver investito tanto, crei una frattura difficile da sanare”.
D’AMICO: “Io eccepisco sulla buona gestione. Sbaglio o non c’è uno sponsor da otto anni sulla maglia della Lazio?”
ORSI: “Noi non possiamo entrare nel merito di certe scelte. La gente non va più allo stadio non perché la Lazio non ha lo sponsor sulla maglia. I problemi sono altri”.
WILSON: “La risposta l’ha data la tifoseria a Formello la notte dopo la vittoria con il Napoli e il traguardo del terzo posto. Nessuno ha mai contestato la gestione a Lotito. Quella notte i tifosi erano a Formello perché c’è passione, ringraziavano la Lazio per essere entrata in competizione. Io dico a Lotito: “Levati il cappello nei confronti della gente. Costa tanto? Domando?”.
ORSI: «La Lazio in questi anni è stata altalenante. Nella precedente e unica partecipazione alla Champions come rinforzo aveva preso Vignaroli».
WILSON: “Io ero d’accordo con Tare quando disse che questa Lazio era difficilmente migliorabile. Non chiedevo altri Candreva, Felipe o Biglia. Non pensavo prendessero altri che potessero darti il 100 per cento come Biglia e Candreva, ma almeno l’80% sì. Anche perché De Vrij, per esempio, aveva già i suoi problemi e in questi anni mi sono abituato a vedere giocatori bravi che giocano 25 partite e non 40″.
ORSI: “Lotito fa mercato quando la Lazio sta per retrocedere e non ha altre possibilità. Questo non riesco a sopportarlo. Così resti alla pari di Empoli e Sassuolo, con tutto il rispetto di Empoli e Sassuolo. A gennaio ci voleva uno sprint per cercare di far sognare i tifosi. Ma lui quello scatto non lo fa mai a meno che non sia costretto”.
Rappresentate epoche diverse. La Lazio del -9 era al tracollo e giocava in uno stadio pieno, nell’era di Fiore si raggiunsero 40mila abbonati e i giocatori si tagliarono gli stipendi. Il tifoso laziale risponde solo quando sta per retrocedere o fallire. E’ come se avesse il bisogno di sentirsi affogare?
ORSI: “Non avete ricordato Lazio-Real Madrid con 38 mila spettatori…”.
WILSON: “Il record tuttora imbattuto resta quello stabilito in Lazio-Foggia, la partita scudetto del ‘74. La situazione finanziaria era precaria anche allora, non è che Lenzini avesse i soldi. Ma c’era l’appartenenza dei giocatori alla maglia. Abbiamo preso sempre lo stipendio. La gente veniva allo stadio. C’era un rapporto tra noi, società e tifosi. Oggi non vedo questo rapporto”.
ODDI: “Magari i soldi non arrivavano subito, ma dopo quattro o cinque mesi. Lenzini pagava con le cambiali, ma alla fine pagava sempre”.
ORSI: “Ricordo quando Cragnotti non pagava gli stipendi da quattro-cinque mesi e venne all’interno dello spogliatoio per fare il discorso alla squadra. Liverani, appena uscito, disse scherzando: “Quasi quasi mi sento più ricco, è come se ce li avesse già dati”. La situazione non era facile, ma il gruppo rispondeva bene”.
D’AMICO: “Quest’anno, invece, mi sembra che il gruppo della Lazio abbia avuto dei problemi”.
WILSON: “Anche i giocatori hanno le colpe di questa stagione. Dove sta scritto che non dai il massimo se non hanno rafforzato la squadra? Sono professionisti, dovrebbero darlo sempre il massimo”.
ODDI: «Scusate. Non è che ci siamo montati la testa e abbiamo sopravvalutato la squadra?». La Lazio può avere l’obiettivo di vincere l’Europa League?
ORSI: “La Lazio ora che obiettivo ha? L’Europa League? Ci puoi pensare, ma mi sembra difficile che possano arrivare in fondo. Ora dentro lo spogliatoio non c’è più niente. Senza obiettivi il giocatore, nella sua non professionalità, si butta giù. Non riesce più a darti. Se tra venti giorni vieni eliminato dal Galatasaray cosa ti resta?”
FIORE: “Non sono dentro lo spogliatoio. Da fuori un’idea di massima me la sono fatta. Stanno mancando uomini guida. Chi è arrivato o chi in passato è stato trascinato dagli altri non ha la personalità di giocare e indossare una maglia che quest’anno pesa di più. L’anno scorso nessuno alla Lazio chiedeva di arrivare terza. Si è fatto qualcosa al di là delle reali possibilità tecniche. Noi avevamo leader straordinari. Penso a Peruzzi, Simeone, Mihajlovic: non lo erano solo dal punto di vista tecnico, ma venivano identificati da quelli più giovani come simboli, come persone da seguire nei comportamenti. I giocatori di adesso sono bravi ma fanno fatica ad avere continuità tecnica. E poi una gestione societaria alquanto discutibile ha complicato il lavoro di Pioli. Si innescano dei meccanismi in squadra dai quali è difficile uscire”.
Felipe e Keita sono sopravvalutati o due potenziali campioni?
D’AMICO: “Felipe ha fatto vedere grandi cose, anche se soltanto per quelle 10 partite dell’anno scorso. Keita non è mai arrivato a quei livelli, però mi piace”.
ORSI: “Felipe in tre anni ha fatto 10 partite… Il 27 agosto tutti avrebbero rifiutato 50 milioni perché poi non avresti avuto il tempo necessario per prendere altri due o tre giocatori forti con quei soldi”.
ODDI: “Era tanto tempo che non vedevo uno così forte. Se uno al Santos porta il numero 10 non può essere una pippa. Mi ha fatto innamorare. E’ un giocatore fenomenale. Cosa gli è successo? Non è andato bene quest’anno perché non ha una guida dentro lo spogliatoio. E poi forse ha poca personalità”.
D’Amico, con il tuo talento, se non avessi incrociato quella Lazio, saresti diventato comunque D’Amico o ti saresti perso in una squadra anonima?
D’AMICO: “Io sì, ma i miei compagni dell’epoca che fine avrebbero fatto?”.
ORSI: “Vincenzo si è perso due o tre Palloni d’Oro e la possibilità di una carriera straordinaria. In un’altra Lazio avrebbe giocato un anno e poi sarebbe andato in una grande”.
WILSON: “Vincenzo, lo sai benissimo. C’era solo un gruppo che ti ha fatto giocare nella nosta Lazio… Tornando a Felipe, l’anno scorso ha fatto un grandissimo campionato. Tutti si aspettavano dei rinforzi, sapendo che tipo di valutazione hai raggiunto e che non hai la squadra per arrivare a certi livelli, può darsi che inconsciamente si sia scaricato e seduto”.
Cosa è stato sbagliato l’estate scorsa?
ORSI: “La Lazio è stata sopravvalutata. L’anno scorso mancavano Inter e Milan. Ha rischiato di arrivare seconda. Si doveva percepire qualcosa, perché le partite più importanti le aveva perse con la Juve, aveva pareggiato con Inter e Roma facendosi rimontare, in volata aveva perso il secondo posto. Per diventare a quel livello, qualcosa in più doveva essere fatto”.
ODDI: “Il Barcellona ha preso Suarez. Noi non prendiamo un difensore centrale difensivo se non c’è De Vrij. E poi sembra non si possa giocare senza Biglia”.
WILSON: “Non credo fosse vera l’offerta per Felipe, ma si poteva pensare ad una cessione. Ricordo come nacque la nostra Lazio. Sbardella, con i 350 milioni ricavati dal cartellino di Massa, prese Re Cecconi, Pulici, Garlaschelli. Dovevi vendere un pezzo e rifare la squadra aggiustandola”.
D’AMICO: “Pino, sempre terzi siete arrivati quell’anno… Sino a quando non sono tornato io per vincere lo scudetto”.
Come si può ripartire per la prossima stagione? E da che cosa?
ORSI: “Vedo piattume, non ci sono tanti obiettivi da raggiungere. Vedo una squadra che rimarrà così e che ripartirà dai giovani: Keita, Felipe, Cataldi, De Vrij, Milinkovic. Morrsion no e neanche Patric terrei. Prendi due o tre giocatori di esperienza e poi puntiamo sui giovani. Questo farei. Ma i nostri obiettivi sono come Empoli e Atalanta. E poi direi: “Scusate, quest’anno ho sbagliato, proviamo a ripartire”.
ODDI: “Ora è dura dire quelle cose. Loro ti dicono che sbagliamo noi, solo loro hanno inventato il calcio. Candreva? Deve andare via. Di corsa. E credo anche Biglia”.
ORSI: “Ci sono fatti che hanno minato la tranquillità della squadra. A Candreva non hanno dato la fascia, Biglia in estate voleva andare via, Keita anche. Non è uno spogliatoio facile quello della Lazio”.
WILSON: “La storia della fascia non l’ho capita. C’era una soluzione logica come Radu. E’ anziano, da diversi anni alla Lazio, non si è mai tirato indietro. Una soluzione che non avrebbe scontentato nessuno. Come sono diventato capitano? E’ stato Lorenzo a darmi la fascia e poi Maestrelli in modo definitivo”.
La Lazio nella prossima stagione può ripartire da Pioli?
FIORE: “Pioli credo abbia fatto e stia facendo un buon lavoro. Se può avere una colpa, è quella di aver avallato il progetto in estate. Lui spesso ha parlato di rosa numerosa, non mi pare sia stata sfoltita. Uno dei problemi della Lazio non sono quelli che giocano, ma tanti che non giocano e guadagnano soldi. E’ stato rinnovato il contratto a giocatori che non rientravano nel progetto e si sono ritrovati in questa squadra. Pioli va bene tenerlo, ma avrebbe bisogno di un progetto diverso, bisogna dargli più possibilità di scegliere. E’ figlio delle scelte societarie, la squadra andava ritoccata e ci voleva una rosa più omogenea. Tre centravanti più identici non si può avere, invece la Lazio ce li ha. Il calo di Klose, che viene da una carriera straordinaria, lo si poteva prevedere. Djordjevic e Matri non sono dei bomber. La Lazio doveva prendere giocatori diversi. Ha il miglior crossatore, ma oltre ai problemi difensivi ce n’è uno in fase realizzativa. Ci sono tanti problemi da risolvere, adesso bisogna ripartire dai giovani. Io direi: “Quest’anno abbiamo sbagliato, però ripartiamo”. E prenderei più giocatori italiani, manca un’anima italiana nella Lazio”.
ORSI: “La domanda è un’altra. Ma Pioli vuole rimanere il prossimo anno?”.
Cosa può succedere per riportare entusiasmo?
ORSI: “Mi piacerebbe che i tifosi della Lazio si organizzassero per riempire l’Olimpico in una partita che non conta niente. Per dire. Veniamo in 70 mila così vedi che allo stadio ci vengo”.
WILSON: “Se Lotito avesse umiltà, comincerebbe a dialogare con la gente. Cosa ti costa avere un rapporto con la gente?”.
ORSI: “Un’altra cosa farei. Prenderei Wilson e gli darei l’incarico di responsabile dei tifosi”.
WILSON: “Il timore sarebbe doversi esporre a nome di un’entità che poi non ti segue. Se poi non riesci nell’impresa, perdi credibilità e devi spiegare alla gente”.