LAZIO – NAPOLI – Che il Napoli fosse nettamente superiore alla squadra di Pioli, era fuori discussione. Soltanto uno scellerato avrebbe potuto, minimamente considerare “l’ipotesi” di potersela giocare “alla pari“. Poi per carità c’era l’entusiasmo da parte di noi tifosi, di poter pensare, quantomeno in una reazione d’orgoglio, un colpo di coda da parte di una squadra, una società, un ambiente ferito.
E nel risultato finale “nulla” mi turba, perché ripeto, il Napoli è più forte e lotterà probabilmente fino alla fine contro la Juventus per vincere il tricolore.
L’ANALISI DEL TIFOSO – Ciò che invece manda letteralmente “in bestia” tutti gli appassionati di Lazio, amanti dei colori biancocelesti e della gloriosa storia del club, è la totale mancanza di voglia, di approccio alla partita e di spirito di sacrificio e di collettivo. Nessuna rincorsa verso il pallone, non un recupero, zero grinta, assenteismo professionale di chi vede nei colori di casa nostra soltanto una “piccola” foresteria, dove crescere, mettersi in mostra ed essere venduti al primo offerente appena possibile. Il calo di condizione è evidente, da Basta a Felipe Anderson (evidentemente con la testa alle Emoticon del post partita), l’impalpabile Klose, lo sciagurato Mauricio e via via tutti gli altri, perché della partita di ieri non si salva nessuno. La sensazione di vuoto avuta ieri ad un certo punto della serata, allo stadio, non era soltanto dovuta all’assenza della tifoseria, ma alla mancanza dello spirito, quel patriottismo laziale che fino a qualche tempo fa eravamo abituati a vedere negli occhi di ogni giocatore – tifoso.
Il fuoco di chi, non avendo una bacheca costellata di Coppe Campioni ed Intercontinentali, ha sempre lottato sino all’ultimo, in campo e fuori, per avere i meriti che gli spettavano, per bearsi e gioire anche dei titoli “minori“, ma che ugualmente davano soddisfazione. Quel fuoco si è estinto, affievolito e offuscato.
DISCRIMINAZIONE – I boati a Koulibaly e i “soliti” cori beceri rivolti ai tifosi partenopei, sono soltanto la ciliegina di una partita che ha messo in evidenza tutti i limiti di squadra, società e tifoseria. Probabile o quasi certa una sanzione a riguardo (due giornate). Per “par condicio” bisogna dire che non sono assolutamente più tollerabili, soprattutto quelli discriminatori verso la pelle di una persona, non hanno luogo d’esistere, figli dello strazio e dell’ignoranza delle persone (guardiamo in casa Keita per imparare un minimo di umanità).
LA SOCIETA’– Ieri, mentre la Lazio affondava sul campo, c’era chi in tribuna sorrideva con i propri vicini di posto. E non stiamo parlando di uno spettatore qualunque, parliamo del Signor Claudio Lotito, immortalato dalle immagini di Sky “sorridente” durante la capitolazione della “propria” squadra. Tare dormiente e Lotito sorridente, sono gli algoritmi essenziali che ci fanno capire rabbrividendo, che le nostre preoccupazioni, la nostra agonia e lo smarrimento che viviamo è causato, quasi totalmente da questi due “Signori“. Sembra quasi l’atteggiamento di chi ha comprato una serie di palazzine (guarda caso), le ha sistemate, e adesso se ne sta lì, a ricevere gli affitti, non curante delle crepe e scricchiolii continui che le fondamenta stanno subendo. Signori Lotito e Tare, questa non è un’azienda, non è una Holding, non è un’impresa da lasciare in eredità, almeno non lo è per come la intendete “Voi“. La Lazio è un’istituzione per i tifosi, una passione, un amore coltivato e preservato da anni, tramandato “di Padre in Figlio”, per la Lazio c’è gente che è disposta a non mangiare, pur di andarla a vedere. E il male che state arrecando a tutti, il dolore che portate a casa di ogni romano – laziale non ha eguali nell’ambito sportivo – mondiale con nessun’altro.
Gli unici cori che si sono levati ieri, di gioia dei tifosi napoletani sono quelli per festeggiare la settima vittoria consecutiva. Sarri ha così eguagliato il record della stagione 1987/1988.