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Crazy for football, matti per i mondiali di calcio

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Italia, Perù, Giappone e Corea del Sud sono le squadre che si giocheranno la vittoria finale del primo Campionato mondiale di calcio per persone affette da disturbi mentali, The World Craziest Cup. Il campionato mondiale prenderà il via dal 23 al 29 febbraio a Osaka, in Giappone. L’avventura della squadra italiana è sostenuta quasi esclusivamente dall’impegno volontario e dalle donazioni via web. La squadra è allenata da Enrico Zanchini (ex giocatore di calcio a 5 in serie A1) e il preparatore atletico è l’ex pugile campione mondiale Vincenzo Cantatore. I giocatori sono dodici pazienti psichiatrici, tra cui due donne, provenienti da tutta Italia, tra i 24 e i 50 anni.

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Tutta la loro avventura – allenamenti, selezioni, tappe, le partite in Giappone – finirà nel documentario “Crazy for football“, di Volfango De Biasi (autore di commedie come Natale col boss), prodotto da Sky Dancers. Un esperimento “valido anche dal punto di vista sociale perché fa diminuire l’uso dei farmaci e i ricoveri”, spiega Santo Rullo, presidente dell’Associazione Italiana di Psichiatria Sociale, uno dei medici che da 25 anni lavorano sull’idea del recupero dei pazienti anche attraverso questa esperienza, con tanto di squadre create dalle Asl, tornei, campionati locali e nazionali. Anche all’estero hanno ripetuto l’esperienza in vari Paesi, fino ad avere sui cinque continenti, migliaia di squadre. “Ora che siamo arrivati ad avere anche il primo campionato mondiale – aggiunge il dottore – speriamo di sensibilizzare su come sia necessario far uscire i malati dall’isolamento che creiamo loro intorno”. Poi aggiunge: “Del resto non sono pochi gli sportivi che hanno avuto disturbi psichiatrici. Dal campione di nuoto Michael Phelps, ricoverato varie volte per depressione, a David Beckham, che ha rivelato di avere un disturbo compulsivo grave. Quest’ultimo era anche disposto ad apparire con la nazionale del suo Paese se fosse venuta a questi mondiali, ma all’ultimo la Gran Bretagna e la Germania per ragioni di regolamento hanno preferito non partecipare”.

Anche il regista del documentario, Volfango De Biasi, ha espresso la sua considerazione sull’esperienza: “Mandare 12 persone fra decine di migliaia di pazienti è già un primo passo importante per attirare l’attenzione sul disagio mentale. Io sono particolarmente sensibilizzato sul tema, perché sono figlio di una paziente psichiatrica. Non c’è niente di cui vergognarsi. Più una cosa viene nascosta più fa paura”. Inoltre non risparmia un’accusa rivolta alle istituzioni pubbliche per la scarsa attenzione rivolta a questa iniziativa: “Santo sta praticamente finanziando tutto da solo, e con le donazioni via web alla onlus Strade. Almeno la Federazione Gioco Calcio Italiano ci darà le magliette blu della Nazionale”.


 

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