Per parlare della sua carriera da allenatore e del momento che stanno attraversando i biancocelesti ai microfoni di Radiosei è interventuto Cristian Brocchi, ex centrocampista laziale e attualmente tecnico della Primavera del Milan.
Sulla carriera da allenatore: “Come tecnico mi piace confrontarmi con i miei giocatori, mi piace instaurare un rapporto con loro e fargli capire quali sono le mie idee e cosa voglio da loro. Sono tre anni che alleno, mi piace farlo. Mi piace proporre un calcio offensivo, quando giocavo e la squadra si faceva trovare sotto la linea della palla soffrivo. Da allenatore voglio sempre che la mia squadra comandi il gioco. Ora rispetto a quando giocavo mi sento più gratificato, quando scendiamo in campo sono molto più coinvolto. Questo è il mio ventesimo anno al Milan, ho iniziato qui quando avevo 9 anni. Nonostante abbia trascorso diversi anni lontano da Milano mi sento parte di questa famiglia. E credo che per l’ambiente sia lo stesso nei miei confronti”.
Sugli anni trascorsi alla Lazio: “Quella biancoceleste è una piazza alla quale mi sento legato moltissimo, dopo essere andato via dall’ambiente rossonero non mi sarei mai aspettato di trovare un’altra famiglia come quella che avevo appena lasciato. Sono molto riconoscente ai colori biancocelesti. Quando arrivai a Roma il mio obiettivo era fare bene e conquistare una piazza non facile, ho ricevuto molto dai sostenitori laziali mi ci sento molto legato. Anche con la dirigenza ho un buon rapporto da sempre nonostante le controversie che ha con i tifosi. Ho sempre affrontato separatamente le due cose, piacere ai tifosi non significa andare contro la società. Bisogna sempre dimostrare di essere professionisti”.
Allora in caso di esonero di Pioli…: “Per ora sono solo state voci, so che mi stanno seguendo e che mi stimano ma non c’è mai stato niente. Sanno che mi piacerebbe fare un’esperienza del genere. Secondo me la Lazio può giocarsela con il Milan per un posto in Europa, ci sono ancora tante partite. Sino a ora quella biancoceleste è stata una stagione particolare: l’anno scorso praticavano il miglior calcio in Italia, ma ora per vari fattori non si riesce a trovare continuità, ma la squadra di Pioli può ancora fare bene”.
Il trofeo più bello alla Lazio? “La vittoria della Coppa Italia. Nonostante tanti anni trascorsi al Milan, ed aver vinto tantissimi trofei a livello internazionale e nazionale, anche se ero un titolare non potevo essere considerato un protagonista. Sono stato al fianco di Gattuso e Pirlo al massimo della forma. Aver vinto un trofeo da vero protagonista con la Lazio è stato un grande successo personale, un riconoscimento del mio valore come calciatore. Al mio arrivo in biancoceleste le cose nello spogliatoio non erano molto tranquille. Per alcuni giocatori, considerati più vicini alla società, ci sono state difficoltà di inserimento. Io ho avuto la stima dei magazzinieri e degli addetti ai lavori, che sono i veri e unici a conoscere la verità. Avere ancora oggi rapporti con loro è la risposta a questa questione”.
Sul fallo di Matuzalem che lo ha portato al ritiro: “E’ sempre stato un giocatore focoso, per lui è stata una cosa normale, non è intervenuto in quel modo con l’intenzione di farmi male o per vendetta. Non ce l’ho con lui, lo stimo e siamo in buoni rapporti, abbiamo sempre parlato, riso e scherzato. Io ho sempre dichiarato che era il centrocampista più bravo che mi fossi trovato accanto alla Lazio. E’ stato un incidente. Evidentemente la mia carriera doveva finire così. Ci siamo anche rivisti, ma senza problemi. Lo stimo sia come calciatore che come persona”.
Sulla Supercoppa vinta a Pechino: “Quella Supercoppa l’abbiamo voluta vincere con tutto il cuore. Eravamo consapevoli di avere davanti una grande squadra. L’Inter aveva appena vinto il Triplete, quindi sapevamo di non essere in grado di imporre il nostro gioco. Sapevamo che potevamo vincere ma per farlo l’unico modo era comportarsi da squadra vera. Siamo stati bravi, abbiamo sofferto senza mai disunirci. Quella vittoria a Pechino non ha avuto i riconoscimenti e il valore che avrebbe meritato”.
Europa League, Muslera, Zarate e Lichtsteiner – “L’Europa League finalmente ha il valore che merita, mentre prima veniva snobbata. L’unica scocciatura è che è molto faticosa: le trasferte al giovedì portano via molte energie, però è bellissimo giocarci. Quest’anno la Lazio non è riuscita a ripetersi, tutti si aspettavano la chance di giocare in Champions ma la mancata qualificazione ha pesato molto psicologicamente sulla squadra. La rosa però è ampia: basta vedere Konko che sta facendo bene. Mi auguro che Felipe Anderson torni quello dello scorso anno e che il mio fratellino Matri segni tanti gol. La festa a piazza di Spagna? Auguro a ogni giocatore della Lazio di vivere quell’emozione che ho vissuto io lì. Su Muslera c’è poco da dire, ha dimostrato tutto il suo valore. Lichtsteiner è un bravissimo ragazzo, ha un carattere particolare, non è un gran compagnone negli spogliatoi ma non molla mai un centimetro. Zarate era troppo giovane, la Lazio aveva il desiderio di trovare un idolo. A causa di vari problemi non è riuscito a confermare quello che aveva fatto il primo anno”.