Una richiesta di civiltà per tutta la nostra città. No, non è uno striscione apparso in una delle due curve dello Stadio Olimpico di Roma, ma un’invocazione diretta alle istituzioni affinché venga rimosso quel muro divisorio che stride con il concetto di aggregazione sociale, tipico di un evento sportivo.
Poco prima delle festività natalizie, Lucas Biglia si fece scappare una dichiarazione memorabile che “naturalmente” non ha avuto il giusto eco da parte degli altri organi d’informazione. Il capitano della Lazio infatti affermò quanto segue: “Io i tifosi li capisco: è come se qualcuno entrasse dentro il nostro spogliatoio e mettesse lì qualcosa che noi non vogliamo. Noi ci arrabbieremmo. Con loro è stato fatto così“.
U
na dichiarazione che non venne messa in risalto sulle altre riviste specializzate, perché si sa, è così, soprattutto in casa biancoceleste. Quando un personaggio, più o meno influente, è chiamato a dire la propria opinione riguardo casi di carattere sociale, dove si scontrano due poteri, di solito si opta per dare ragione a quello maggiore. Infatti non c’è da meravigliarsi se l’Italia, secondo la classifica stilata da Reporter Senza Frontiere occupa la 73esima posizione nella classifica mondiale della libertà di stampa. Il nostro Paese in tal senso si trova a cavallo fra la Moldovia e il Nicaragua. Il giornalismo deve servire per raccontare la verità e sviluppare il progresso, non per omettere la verità e servire i potenti.
Fatta questa digressione, dobbiamo ricordare un concetto basilare dello sport, ovvero che non può esistere calcio senza i tifosi. L’interesse che genera lo sport più importante del pianeta è tale che, immaginare una gara senza supporter significherebbe alienazione allo stato puro. Eppure in Italia, anzi no, soltanto nella città eterna, oltre alle solite e croniche difficoltà per raggiungere l’impianto sportivo, dobbiamo fare i conti anche con delle norme e delle strutture che, dati alla mano, rendono più difficoltoso accedere allo spettacolo sportivo, godendosi la partita senza troppi vincoli.
Ora, per alimentare una dialettica costruttiva, dobbiamo sostenere l’impegno delle forze dell’ordine per contrastare la violenza e garantire l’ordine pubblico. Ma se questo vuol dire repressione e ingiustizia verso i cittadini, dobbiamo essere fermi nell’esprimere il nostro disappunto. Questo è concetto che deve essere messo in evidenza. Laziochannel.it ha un cervello, non ha padroni e lavora anche per dare il suo contributo a un processo di crescita che deve riguardare tutto l’insieme.
Sono anni ormai che vediamo manovre e iniziative politiche che fanno acqua da tutte le parti. La violenza non si argina e lo scontento generale non è sinonimo di una giusta azione politica. Perché soltanto a Roma vengono innalzate queste barriere? Dati alla mano, quante volte ci sono stati problemi di ordine pubblico all’interno delle due curve romane? Con tutte le telecamere che ci sono, in aggiunta all’imponente schieramento delle forze dell’ordine (che vorrei ricordare sono pagate anche dai frequentatori dello Stadio Olimpico), qual è il vero motivo per cui si è deciso di dividere le Curve dello stadio?
Se i biglietti sono nominali, com’è possibile che, come anche affermato dal Questore, in Curva Sud ci fossero più persone rispetto alla capienza prevista? Non è un problema che riguarda l’utenza, ma chi gestisce e organizza l’evento sportivo! Perché nello stadio del Borussia Dormund, nella grande Germania di Angela Merkel, tutti i supporters della curva vedono la gara stando in piedi? Perché negli altri campionati europei, torce e fumogeni sono considerati come parte di uno spettacolo? Troppi interrogativi che necessitano di rispo
ste concrete ed esaurienti.
Dati alla mano, i problemi di ordine pubblico che ci vengono alla mente, sono quelli risalenti al Derby perso dalla Lazio per tre reti a zero, nella stagione 1993-1994, quando la Roma di Carletto Mazzone vinse la stracittadina grazie alle reti di Balbo, Cappioli e Fonseca. E nell’agosto del 2003, quando, durante l’amichevole fra Lazio e Juventus, ci furono pesanti scontri sempre fra tifoseria e forze dell’Ordine. A ragion veduta, se riflettiamo e facciamo un rapporto fra gare disputate e manifestazioni violente, ci possiamo rendere conto di quanto sia sicuro l’impianto Olimpico e di quanto sia corretta la tifoseria biancoceleste e quella giallorossa.
Per quel che ci riguarda, possiamo liberamente affermare che non gradiamo quei botti che spesso, almeno fino alla scorsa stagione caratterizzavano i gol di una certa rilevanza. Pericolosi per l’icolumità di tutti gli spettatori. Ma ciò detto, per il resto non credo ci siano le condizioni per innalzare un muro divisorio. Mentre concordiamo con il Questore per ciò che concerne la creazione di una corsia d’emergenza in grado di consentire un pronto intervento da parte dei medici che presiedono le gare di Lazio e Roma. Fra l’altro vorremmo ricordare che, proprio i fans biancocelesti, furono i primi a sollevare la questione riguardo la mancanza di una porta di sicurezza all’interno della curva.
Le recenti dichiarazioni del Questore D’Angelo ci lasciano abbastanza perplessi perché leggermente fuorvianti. Se è vero che dal Rapporto Sicurezza del 2015 è emerso che “è stata riportata la pace all’Olimpico“, è anche vero che la Lazio ha perduto il 13% dei paganti, mentre la Roma quasi il 40%. Danni importanti per le finanze delle due squadre che devono cercare in tutti i modi di riportare i tifosi allo stadio. Dati che comunque saranno destinati a crescere perché il rapporto si riferisce all’anno solare e quindi si prevede una proiezione ben maggiore per l’anno in corso. L’impennata dei DASPO è spaventosa, ben 275% in più. “A Roma il nostro problema è solo fare un tifo sano, con le regole previste. Siamo disponibili a lavorare con il Coni e con le società romane. Ma il dialogo può esserci solo nella cornice della legalità, che vogliamo rispettata. Lo stadio è dei cittadini romani” – dichiarazioni che andrebbero però analizzate con maggior attenzione e attinenza. In primo luogo, reputiamo giustissimo parlare di TIFO SANO, ma le regole previste all’interno dello Stadio ci sembrano esagerate e medievali. Norme che non fanno entrare ombrelli, monete, frutta o panini! Chi attua condotte violente, rovinando e mettendo in pericolo la sicurezza altrui, deve essere allontanato anche con Daspo di lunghissima durata ma è altrettanto errato far ricadere queste condotte incivili anche sulle persone che invece frequentano lo stadio in maniera assolutamente pacata e in linea con i comportamenti di una persona che possa definirsi normale. Concludendo, ci auguriamo che dall’iniziativa promossa anche dalla Curva Nord romana, possano nascere delle condizioni che diano vita a un tavolo d’incontro fra le parti e i soggetti chiamati in causa, affinché la città di Roma torni ad essere la Capitale d’Italia e la culla della civiltà.
Il Direttore Davide Sperati