Come ogni 18 gennaio, il popolo laziale ricorda Luciano Re Cecconi. L’angelo biondo dello scudetto, morto tragicamente 39 anni fa, ucciso da un colpo di pistola al culmine di un assurdo scherzo mai del tutto chiarito. Sugli 88.100 di Elle Radio il figlio Stefano è intervenuto nella trasmissione “I Laziali Sono Qua” per ricordare il suo amato papà, nonché uno dei giocatori più amati della storia della Lazio.
Una prima impressione sulla Lazio attuale da parte di Stefano. “E’ una squadra giovane e, come tutte le squadre giovani, è soggetta a degli alti e bassi. Sono stati acquistati ragazzi di grande prospettiva che hanno bisogno ora di tempo per esplodere. Nel contempo alcuni dei big non sono riusciti a raggiungere il rendimento dell’anno passato: sarà compito della società capire dove si può andare a parare, e anche fornire segnali ai giocatori per capire quali sarebbero i reali orizzonti decidendo di legarsi a lungo termine alla Lazio.“
Luciano Re Cecconi, al di là dell’anniversario della sua scomparsa, viene ricordato costantemente dalla gente laziale: “Mio padre era un uomo che amava il suo lavoro e amava la sua gente. Sicuramente era un calcio diverso in cui si guadagnavano cifre diverse da quelle di oggi, ma al tempo stesso c’era più senso di appartenenza. Ci si legava alla maglia rinunciando a piazze più importanti, che avrebbero magari garantito anche un posto in Nazionale, perché ci si sentiva parte integrante del club e si sentiva sulla pelle l’amore della gente che ti circondava. E questo grande amore l’ho sentito anche nel sostenere la mancanza di mio padre: un dolore che ho potuto condividere con il popolo laziale in ogni momento, compresi tutti quelli che passano ancora oggi a portare un saluto o un pensiero al cimitero di Nerviano.“
“Un pensiero,” continua Stefano Re Cecconi, “lo vorrei dedicare anche alla famiglia Sandri, che ho avuto modo di conoscere dopo la tragedia che ha coinvolto Gabriele. Non li conoscevo prima ma ho avuto modo di scoprire una bellissima famiglia, si è venuto a creare un rapporto umano che considero preziosissimo.“
Fabio Belli