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L’amarcord di Raffaele Sergio: “Che emozione quel Lazio-Foggia con lo stadio pieno…”



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Dopo il Presidente della Polisportiva Antonio Buccioni,  è intervenuto alla trasmissione Il Nido delle Aquile, trasmessa su Radio Roma Futura anche l’ex difensore biancocelese (ora allenatore) Raffaele Sergio. La sua era la Lazio di Pin, Doll, Ruben Sosa, Sclosa, Stroppa, Riedle, Gregucci, Bergodi (fine anni’80 inizio anni ’90): “Era una Lazio che stava ripartendo e dettando le basi per diventare qualcosa di importante. Era una squadra con delle basi effettive e sopratutto era una Lazio con tanti italiani in campo, cosa che ormai si vede poco nei campi di calcio. La mia Lazio aveva tanti italiani in campo e qualche straniero veramente forte, adesso invece ci sono tanti stranieri e pochissimi italianiA proposito di quella Lazio, all’ex terzino biancoceleste gli viene chiesto di parlare di un giocatore che ha fatto innamorare tantissimi tifosi biancocelesti, Thomas Doll: “Thomas Doll è stato uno dei talenti più grandi che abbia mai giocato, aveva qualità enormi e se non avesse avuto infortuni sarebbe diventato uno dei giocatori più forti d’europa se non del mondo. Era una mezza punta importante, piedi straordinari, aveva forza fisica…quindi io credo che senza infortuni la sua carriera poteva essere ben diversa. Secondo me è stato uno degli stranieri più forti con cui abbia mai giocato”. A Raffaele Sergio viene poi chiesto cosa ha significato per lui arrivare in quel lontano 1989 alla Lazio: “Devo ringraziare Zoff, Carlo Regalia e sopratutto Peppe Materazzi che, per me che venivo dalla Serie C,  è stato una guida importantissima. Devo ringraziare queste persone che mi hanno aiutato a fare questo grandissimo salto di qualità, perché senza di loro credo che avrei avuto una carriera completamente diversa”.
Indimenticabile il primo e unico gol con la maglia biancoceleste in quel Lazio-Foggia (5-2) con un bellissimo tiro dai 30 metri: “Era il primo Foggia di Zeman. Fu una partita bellissima e Sì fare gol è sempre importante…poi la mia specialità era andare sul fondo e crossare, poi io non sono sinistro, ero destro di piede quindi sono venuto dentro, ho stretto il campo e ho fatto un bel gol. Quindi Sì è stata una gioia straordinaria ma la gioia più grande è quello che all’epoca tu eri a un Lazio-Foggia e allo stadio c’eran 45/50.000 persone, lo stadio era pieno. Il rammarico più grande di oggi è che la gente si è allontanata dagli stadi. Troppe leggi sbagliate, poi la tessera del tifoso, i prezzi alti, troppe partite i televisione, gli stadi non sono sicuri…non si è avuta la capacità in questi 25 anni di rifare gli stadi più comodi e che rendano più partecipi i tifosi. Io ho avuto la fortuna di giocare il primo anno al Flaminio….ed ERA uno STADIO DA CALCIO, dove il tifoso veniva con gioia. L’Olimpico invece ti mette una distanza straordinaria dal campo. Non ci siamo adeguati allo stile inglese, tedesco e spagnolo, se andiamo a vedere queste tre dimensioni loro si sono adeguati e noi invece ci siamo arrangiati. Dopo più di 20 anni c’è bisogno andare sul privato, la Lazio deve avere il suo stadio di proprietà, come ha fatto la Juventus con lo Juventus Stadium o l’Udinese che ora ha uno stadio completamente nuovo. Facendo strutture completamente nuove sicuramente si può dare un futuro migliore alle società.

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