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IL PAGELLONE DEL 2015 – L’attacco

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uarto e ultimo episodio del pagellone del 2015. Per rileggere portieri clicca qui, difensori qui mentre centrocampisti qui. Buona lettura e se l’articolo ti piace condividilo su facebook.

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DJORDJEVIC 5,5: “ Il cobra non è un serpente ma un pensiero frequente che diventa indecente…” Così cantava Donatella Rettore nel lontano 1981. Canzone più adatta per il numero 9 biancoceleste non poteva esistere. Djo detto “il cobra” è stato in questo 2015 croce e delizia per la Lazio e per i tifosi laziali. Eppure poteva tranquillamente essere innalzato ad eroe della patria a furor di popolo e trasformarsi da “cobra” ad “anaconda”. Ma la malasorte ha deciso di accanirsi contro di lui. Due gli episodi significativi: Il gol del momentaneo pareggio nel derby di ritorno che però non è servito a nulla, in virtù del gol di Yanga Mbiwa e quel “maledettodoppio palo (“pensiero frequente…) nella finale di Coppa Italia contro la Juventus. Se si fossero rivelati episodi vincenti, ora staremmo a parlare di un Djordjevic da 7 in pagella, ma purtroppo la sua storia alla Lazio ha preso un’altra strada.

Djordjevic-01

KISHNA 6: Toglietegli tutto ma non la partita d’esordio. Ogni squadra dovrebbe avere Ricardo Kishna al proprio esordio se vuol vincere. A certi appuntamenti, anche se ha appena 20 anni, l’olandese volante si presenta da uomo vero, timbrando due volte il cartellino. Lo fa dai tempi dell’Ajax e lo ha fatto con la Lazio nella partita contro il Bologna dove ha deliziato per 90 minuti i suoi nuovi tifosi. Nelle prime uscite ha insidiato costantemente il posto a Felipe Anderson e Candreva. Ogni qualvolta entra non sfigura mai e sforna assist e numeri di alta classe, ma questo non gli è bastato per guadagnarsi la maglia da titolare. A volte sembra che non giochi solo perché a Pioli risulta difficile pronunciare il suo cognome. E’ riuscito nell’impresa di essere l’unico a salvarsi dalle critiche in quel brutto Lazio-Milan 1-3 e il gol della bandiera porta la sua firma. Fa parte della tribù dei baby d’oro, e la speranza dei suoi tifosi è quello di vederlo ai livelli dei calciatori assistiti da Mino Raiola (Ibrahimovic, Pogba, Balotelli), visto che anche lui è sotto l’ala protettrice dell’agente di Nocera Inferiore.

Kishna Lazio Genoa
© Gianni Barberi

KEITA 5,5: Certe cose bisogna farle in gioventù, si dice, e lui non si fa mancare nulla. E’ stato praticamente una stagione senza segnare in campionato, tanto che il 2015 ha visto spezzarsi il suo digiuno solo a primavera inoltrata, in un match contro il Parma. Di ben altro passo l’inizio del nuovo anno, a metà tra Dinasty e X Factor. Al melodramma di Shanghai, con tanto di richiesta di cessione, hanno fatto seguito gli applausi di tutta Europa con quella rete al Bayer Leverkusen, quando la musica della Champions League è tornata a risuonare nell’Olimpico biancoceleste. Gol bello e inutile: da esubero a indispensabile, alla BayArena si è inchiodata la sua stagione (e sì che la palla del miracolo nel finale l’aveva avuta lui) si è ritrovato nel solito gorgo troppo potente per il suo carattere. Nel mezzo del cammin della sua vita si è ritrovato in un selfie oscuro: più post sui social che gol. Contro il Frosinone ha vissuto l’ultima vera giornata di gloria, prima dell’espulsione contro il Rosenborg e l’impressione che si sentirà ancora parlare di lui… nel mercato di gennaio.

Keita gol Lazio Bayer Levrkusen
© Gianni Barberi

MATRI 7: Parlare di lui come il fidanzato di Federica Nargi è sempre stata una cattiveria. Perché il “Mitra” ha sempre fatto gol quando veniva chiamato in causa, anche in piazze molto prestigiose. Il problema è che probabilmente in allenamento lo spirito di sacrificio non è da Libro Cuore, ma neanche da Ragazzo della via Pal. E gli allenatori ci pensano su: anche Pioli, che l’ha peraltro accolto come uomo della provvidenza, essendo arrivato in un momento di carestia totale per l’attacco biancoceleste. L’impressione è che al momento Matri sia rimasto l’unico vero attaccante nella scuderia biancoceleste. Con Klose ormai vecchia gloria al Roxy Bar e Djordjevic in fondo sempre perso dentro i fatti suoi, c’è rimasto lui a fare il cattivo sotto porta. L’Udinese è stata la sua vittima preferita sia in campionato sia in Coppa Italia, ma anche in Europa League il “Mitra” ha dimostrato di avere un peso e non solo una faccia.

Alessandro Matri Lazio Udinese
© Gianni Barberi

KLOSE 5,5: Nel film “La Mosca” Jeff Goldblum si trasforma progressivamente in insetto in seguito a un bizzarro esperimento. Nel suo caso siamo più di fronte a un curioso caso di Benjamin Button al contrario, o come direbbe Maccio Capatonda, ad un paziente affetto da “vecchiaia”. Sì sì, ridiamoci su, ma vedere Miro che ancora non si riprende fa male. L’anno scorso era stato decisivo per la rincorsa alla Champions League, dal gol al Chievo da vero campione del mondo al sigillo sulla partita di Napoli. Capocannoniere nella prima parte del 2015 in una squadra in cui era con buona ragione ancora indispensabile. E’ simbolico che la sua stagione sia di fatto finita nel primo tempo contro il Leverkusen, quando tutto era possibile. Le ultime apparizioni non hanno reso giustizia ad uno dei più grandi calciatori dei nostri tempi, con problemi evidenti che sono sfociati in un nuovo stop fisico. Il 2016 ci dirà se la trasformazione in mosca sarà reversibile, oppure se sarà il momento di dire addio ad un attaccante che ha saputo fare la storia della Lazio. Nonostante tutto, il Mito resta. 

© Gianni Barberi
© Gianni Barberi

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