Dentro ogni bambino, innamorato della propria squadra di calcio, c’è un sogno che è sempre lo stesso, quello di indossare la maglia tanto desiderata di fronte la propria tifoseria e segnare davanti a tutti loro, per loro. Il 6 agosto 1994 nasceva uno di questi bambini con quel sogno, il 6 agosto 1994 nasceva DANILO CATALDI. La sua speranza, la conserva gelosamente li insieme alle sciarpe della sua Lazio ed ogni volta tornava da scuola col pensiero di aprire un giorno quel cassetto pieno di speranze, preparando il suo borsone si dirigeva agli allenamenti dell’Ottavia (squadra dov’è cresciuto calcisticamente). La strada è lunga e piena di insidie, ma per uno che vuol emergere non è ammesso arrendersi alle prime difficoltà e in seguito, questo, sarà un tema che risulterà essere molto utile al ragazzo. Dal 2006 comincia a prendere forma il suo sogno, quell’anno viene acquistato dalla Lazio e inizia la trafila nelle giovanili fino ad essere campione d’Italia con la primavera nel 2012. Altra data importante è il 9 luglio 2013, visto che la società gli rinnova la fiducia per altri 4 anni mandandolo in prestito al Crotone per “farsi le ossa”. Il sogno è ancora li, sempre a portata di mano, lui dimostra di essere pronto per ritornare alla base e questo accade a fine stagione. Ma un brutto infortunio lo ferma per un lungo periodo, le preferenze dell’allenatore inevitabilmente ricadono su altri compagni e questo ostacola il suo voler risultare protagonista con l’aquila sul petto, il pensiero che si palesa ogni giorno nella testa del giocatore è quello di un destino avverso.
Quando abbiamo detto che per realizzare un sogno non bisogna arrendersi alle difficoltà, Cataldi ha dovuto far suo questo concetto, anche dopo esser rientrato dall’infortunio, il primo febbraio nella trasferta di Cesena mette a segno un’autorete che fredda la Lazio e che la fa uscire sconfitta. Critiche e dubbi piovono su di lui e quel ragazzino appena 21enne vede il suo momento più bello trasformarsi in un incubo. Quello era il momento di dimostrare quanto tenesse a tutti i sacrifici fatti.
A suon di prestazioni costanti e di alto livello, emerge in prima squadra, prendendosi presto l’etichetta del predestinato. E’ il 9 marzo 2015 all’Olimpico si gioca Lazio-Fiorentina e i biancocelesti conducono per 4-0, è standing ovation all’Olimpico. Poi accade qualcosa che assume i contorni di una favola, succede tutto all’80’, un minuto che rimarrà impresso nella testa e negli occhi di Danilo. La prima volta non si scorda mai. Mauri esce per Onazi, il vice-capitano designato è Radu, che lascia l’onore a Cataldi. La Fascia al braccio, anche se per 10 minuti, è il sogno di una vita e la indossa mentre la sua Lazio illumina gli occhi dei suoi tifosi, Danilo rende felice il popolo laziale, ma soprattutto riempie di gioia il cuore di papà Francesco e mamma Barbara. Tutto bello, un sogno da dove nessuno vuole svegliarsi. Ma nella testa del ragazzo, che nel frattempo incanta con la nazionale dell’Under 21, c’è ancora la voglia di riscattare quell’autogol e regalarsi il sogno che accarezza sin da piccolo, segnare davanti la sua gente. Il suo è un pensiero fisso e lo ribadisce anche dopo Lazio-Frosinone, dove prova più volte a segnare senza successo, ma regala a Keita il gol del vantaggio e scherzando in un intervista ammette: “Il giorno che la butto giù esulto da solo come un pazzo”.
Ma il momento non sembra mai arrivare, le prestazioni non sono all’altezza delle aspettative, purtroppo alcune sue performance risultano negative anche per il fatto che l’assenteismo della società sul mercato lo obbliga a giocare spesso in un ruolo non suo, quello di vice-Biglia. Le sue ottime gare disputate durante il primo anno sono tutte figlie di una squadra, che al contrario di questa stagione, girava a millle così da aiutarlo nella sua crescita ma soprattutto veniva schierato come mezz’ala agendo al fianco proprio di Lucas Biglia. Questo non lo esenta certo da varie colpe che lui stesso si assume nel corso della stagione, finisce in panchina e sa che deve sfruttare qualsiasi occasione per far ricredere Pioli.
Arriviamo alla storia più recente, è il 17 dicembre 2015, allo stadio Olimpico arriva l’Udinese per gli ottavi di coppa Italia, la Lazio vive di alti e bassi e quando il risultato è sull’uno a uno arriva il gol del vantaggio, arriva il gol di Danilo Cataldi. Il popolo laziale tutto, quello che si riconosce in quel bambino che non ha mai mollato, viene assalito da un brivido nel vedere il ragazzo esultare con rabbia e lacrime. Fischio finale e un incredulo Cataldi interviene davanti i microfoni dichiarando: “Dedico questo gol ai tifosi della Lazio, questo gol è per la mia gente che vorrei rivedere presto in curva”. Si perché così ha sempre sognato il suo gol, sotto la curva nord. Ma sotto una curva nord piena d’amore come oggi non è per via delle barriere divisorie che hanno svuotato lo stadio. Quel gol pieno d’emozioni e sentimenti, diede vita ad un cambio di marcia della Lazio in campionato, che fino a quel momento non era mai riuscita a collezionare una striscia tanto positiva in serie A sin da inizio stagione.
La data più importante però è storia ancor più recente, 24 gennaio 2016. All’Olimpico di Roma c’è la bestia nera Chievo da affrontare che come al solito si dimostra uno scoglio pronto a far naufragare la barca biancoceleste. La giornata sembra di quelle stregate, destinate a finire male, anche Cataldi in un primo tempo a dir poco opaco sembra risentirne della partita nata storta. Ma non può esser così ed ogni laziale lo sa, perché in quel giorno ricade l’anniversario della nascita del mai dimenticato GIORGIO CHINAGLIA. E’ il minuto 74, (come l’anno del primo scudetto della squadra guidata da Long John) il risultato è fermo sull’uno a uno, Chinaglia dal cielo guarda la sua Lazio e proprio in quel minuto dal cielo cade un pallone che quel bambino raccoglie e con un tiro da fuori area spedisce la palla alle spalle del portiere dei veronesi. Ha segnato la Lazio, ha segnato CATALDI. Primo gol in serie A e sogno realizzato, nel segno di Chinaglia. Si può avere la conferma, sempre che ce ne fosse bisogno, del suo amore per questi colori quando a fine match ha una dedica da fare in un momento così importante per lui: “Dedico il gol a Giorgio Chinaglia, oggi è il giorno del suo 69esimo compleanno e lo dedico a lui”.
E’ ancora giovanissimo, la strada è ancora molto lunga e nessuno può sapere cosa accadrà al bambino che sta diventando uomo, ma una cosa si è potuta notare durante questi primi anni, ha già dovuto passare momenti poco esaltanti, ma ha dimostrato di avere le capacità di uscirne al meglio, di uscirne da laziale. E allora tutto questo è speranza per il futuro, è speranza per i tifosi biancocelesti a cui lui dedica sempre un pensiero. Nella storia di Cataldi c’è la Lazio, ora ci si augura che nella storia della Lazio ci sarà Cataldi ancora per molti anni. Il giovane che avanza, si scrive Cataldi si legge speranza. Una nota a margine, il ragazzo voleva realizzare il suo sogno e lottando ce l’ha fatta, ma ad onor del vero dalle sue parole si evince che il suo desiderio è quello di segnare, e lo ha già fatto, ma vorrebbe farlo con la sua gente che popola la curva ed esulta con lui, è quello ora il suo obbiettivo. Cataldi vuole riabbracciare i tifosi laziali che a loro volta vorrebbero poter vivere ancora certe emozioni senza barriere. Il tifoso ha quello di desiderio, il laziale per i suoi colori, tra ricordi ed emozioni torna sempre un po bambino e sappiamo tutti che un bambino che desidera una cosa non molla finché non la ottiene, un po come CATALDI…
Alessio Allegrucci