In occasione della sfida contro l’udinese, la redazione di LazioPress.it ha contattato il noto tifoso bianconero, telecronista d’altri tempi e noto giornalista italiano, Bruno Pizzul, per parlare della partita di campionato e anche della storia della Lazio.
Che partita ti aspetti domenica?
“Sarà sicuramente una partita molto delicata, soprattutto per l’Udinese che sta attraversando un periodo negativo con tre sconfitte consecutive dopo un periodo di bel calcio. La classifica sicuramente non è delle migliori. La Lazio viene da un momento positivo, nelle ultime uscite ha dimostrato di essere una grande squadra e sicuramente parte favorita. Mi aspetto una partita intensa, entrambe vorranno fare risultato, ma la qualità dell’organico biancoceleste è molto superiore”.
Come valuti il lavoro dei due allenatori?
“Pioli è un ragazzo molto intelligente, i suoi problemi e quelli della Lazio sono dovuti soprattutto agli infortuni. Colantuono è arrivato in un ambiente particolare, ha avuto alti e bassi incredibili. Ad inizio campionato il suo andamento è stato molto positivo mentre adesso sta attraversando una fase difficile. La cosa più preoccupante non è la mancanza di risultati, ma l’atteggiamento che ha la squadra in campo. Quest’aspetto mi lascia piuttosto perplesso. Evidentemente ad Udine speravano di aver allestito un gruppo per raggiungere una salvezza tranquilla, ma i fatti dicono che l’organico è piuttosto modesto”.
Da una parte Klose, dall’altra Di Natale, i due uomini simbolo delle due squadre. Ti aspettavi un campionato così dei due?
“Purtroppo l’età è quella che è. Di Natale quest’anno ha avuto molti problemi fisici ed è un peccato per un giocatore come lui che fa sempre la differenza. Klose non sta trovando la via del goal, non è più puntuale in zona rete come era prima. La mia impressione è che nessuno dei due giocherà domenica.”.
Cosa manca alla Lazio, per fare il definitivo salto di qualità?
“Manca sicuramente la continuità, questa squadra alterna dei momenti di brillantezza a momenti di apatia totale. Se dovesse ritrovare la giusta continuità che ha già avuto nei momenti passati penso che possa tranquillamente lottare per la zona Europa League, i primi tre posti credo siano ormai non raggiungibili”.
C’è un giocatore che ti piace particolarmente nella rosa biancoceleste?
“Felipe Anderson assolutamente. E’ un giocatore fantastico, possiede cambio di passo, rapidità, palleggio, tutte caratteristiche di un grande giocatore. Lo scorso anno ha fatto vedere cose incredibili, quest’anno mi pare che sia lui che la Lazio, vadano di pari passo. Non riesce a mantenere quella continuità che farebbe di lui un vero campione. Però devo dire che nelle ultime prestazioni sta tornando quello che tutti noi conosciamo. Poi devo aggiungere che alla Lazio servirebbe un po’ di tranquillità ambientale, questa lotta tra il presidente Lotito e la tifoseria non giova a nessuno ed è un vero peccato”.
C’è un aneddoto della sua lunga carriera da telecronista legato al mondo Lazio?
“
Ce ne sono veramente tanti. Ricordo con piacere l’episodio della finale di Champions League disputata a Roma, tra i giallorossi e il Liverpool. Dopo la fine della partita che ha visto trionfare la squadra inglese, la città di Roma era divisa in du: da una parte il silenzio da funerale dei tifosi romanisti, dall’altra la festa dei tifosi biancocelesti che mi hanno riconosciuto all’uscita dello stadio e portato con loro a festeggiare nei locali per tutta la notte. Un altro è la finale di Coppa Uefa, a Parigi tra Lazio e Inter. Prima della partita ero con alcuni amici e parlando anche con qualche giocatore biancoceleste vedevo la loro convinzione di poter vincere il trofeo, erano quasi spavaldi in questo. Poi però il campo ha detto altro, con i nerazzurri che hanno trovato in Ronaldo l’uomo in più per vincere quella coppa”.
Il giocatore più forte della storia della Lazio secondo te?
“Io impazzivo per Vincenzo D’Amico. Siamo amici tutt’ora. Per me era un genio, aveva una tecnica da grande campione. Ricordo un episodio con lui. Una volta stavo pranzando con il presidente della Roma Viola, in un ristorante si era appena ritirato dal calcio giocato Pele, appena mi vide venne vicino a noi e disse: “A dottò, ora che si è ritirato lui sono io il più forte”. Era un ragazzo con tanta autostima di sé, devo dire che era veramente un grandissimo giocatore”.