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L’ERBA DEL VICINO – I momenti di gloria anche se singoli o sporadici non appartengono a questa squadra

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(DAL NOSTRO INVIATO A TORINO). Che il problema della Roma non fosse soltanto la guida tecnica è stato sempre evidente. Anche durante l’era Garcia. Magari al tecnico transalpino la critica non ha mai perdonato un’impostazione di gioco tutt’altro che esaltante nonché una gestione dello spogliatoio, sulla base dei risultati ottenuti, fin troppo permissiva. Ma a scendere in campo sono sempre i giocatori: il loro stato psico-fisico, la loro personalità, il loro valore tecnico-tattico. Ed anche a Torino la prova degli undici giallorossi ha lasciato molto a desiderare.
Il goal della vittoria siglato da Dybala (un gran bel giocatore ndr) è stato viziato da una ripartenza bianconera veloce e ben orchestrata, a fronte di un errore di Florenzi, ora capro espiatorio per gran parte della stampa e della tifoseria giallorossa. Sul numero 24, però, c’è da fare una doverosa precisazione: sta ricoprendo un ruolo, quello di terzino destro, non suo che soprattutto fisicamente lo sta mettendo in evidente difficoltà (l’esterno basso di difesa deve saper in primis difendere per poi eventualmente offendere e Florenzi, riguardo questa analisi tecnica, è ahinoi in evidente difficoltà). Urge pertanto un giocatore di caratura internazionale capace di ricoprire con affidabilità e carisma questo ruolo anche perché Maicon sembra essere un lontano parente del campione apprezzato negli anni precedenti e Torosidis tecnicamente non è affidabile. Discorso simile vale anche per il centrale di difesa: con Rudiger che continua a mostrare delle evidenti lacune tecnico-tattiche e Castan in evidente ritardo è obbligatorio tornare sul mercato.
Spalletti è un allenatore tatticamente preparato ma flessibile. Contro la Juventus ha confermato questa sua predisposizione affiancando sulla mediana Vainqueur a Pjanic (nel ruolo che fu del “Pek” Pizzarro ndr) e spostando dietro le punte Nainggolan (nel ruolo che fu di Perrotta ndr). Il francese non ha demeritato dimostrando personalità mentre bosniaco e belga sembravano ancora fuori dagli schemi. Se dovesse rientrare Strootman, forse, la musica potrebbe cambiare. Per ora il centrocampo giallorosso sembra un bel coro senza un direttore di orchestra.
In attacco la mossa di affiancare Salah a Dzeko non si è rivelata vincente: l’esterno egiziano gioca a sprazzi ma non riesce ancora ad essere il valore aggiunto di questa squadra, il bosniaco sembra invece un’anima in pena, costretto da solo nel districarsi tra i difensori avversari giocando gran parte delle sue partite spalle alla porta.
Allo Stadium di Torino, con un po’ di coraggio ed un sussulto di orgoglio, si sarebbe potuto vivere una serata diversa. Soprattutto quei duemila fantastici supporters giallorossi giunti da Roma per fare un gran bel tifo avrebbero meritato altro. Ma come al solito questa squadra non è in grado di far vivere anche singoli o sporadici momenti di gloria.

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imone Roselli

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