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a situazione diventa sempre più preoccupante. La sconfitta di Empoli conferma la caduta a picco della Lazio di Pioli, capace di conquistare un solo punto nelle ultime cinque giornate di campionato.
I TORTI ARBITRALI – È vero, però, che sull’ultima partita in Toscana hanno inciso in maniera evidente anche fattori esterni, come le controverse decisioni arbitrali del signor Fabbri: i due gol annullati a Klose (almeno uno buono), le potenziali espulsioni di Livaja e Tonelli, più il tocco di mano in area dello stesso Tonelli (già ammonito). È più che legittimo, insomma, il lungo sfogo del ds Tare al termine della gara: “Contro di noi arbitraggi sempre sfavorevoli. Se la situazione è questa, possiamo anche evitare di presentarci nelle prossime partite”, in sintesi. È altresì legittimo porsi qualche domanda che vada oltre le polemiche arbitrali: perché se è vero che la reazione della Lazio è stata evidente, è altrettanto giusto ammettere che il vantaggio della squadra di Giampaolo arriva al 5′ e non è bastata una partita intera per raggiungere almeno il pareggio.
PIOLI “ALLA PETKOVIC” – Desta preoccupazione, in particolare, il primo tempo confuso, disorganizzato ed evanescente della squadra di Pioli, che inizialmente si schiera con un 4-4-1-1. Ma lo è solo sulla carta, il modulo sul campo è molto simile a un 4-1-4-1 di “petkoviciana” memoria. E le analogie con il secondo anno alla Lazio (quello della separazione) dell’attuale commissario tecnico della Svizzera sono sempre più inquietanti. A partire dall’andamento opposto tra campionato ed Europa League, passando per la Supercoppa persa con la Juve a inizio stagione, fino ad arrivare al contraccolpo conseguente al grande traguardo raggiunto: con Petkovic la Coppa Italia, il terzo posto con Pioli. Disastroso in entrambi i casi anche l’andamento in trasferta in campionato: al suo secondo anno alla Lazio l’allenatore di Sarajevo non riuscì a vincerne una lontano dall’Olimpico (5 sconfitte e 4 pareggi prima dell’arrivo di Reja).
NUMERI DA RETROCESSIONE – Rispetto a Petkovic, Pioli può “vantare” un successo a Verona con l’Hellas. Una magra consolazione visto che nelle altre 6 gare fuori casa sono arrivate solo sconfitte. E se si aggiunge pure quella casalinga con il Milan fanno 7 in 14 partite, un dato che la Lazio aveva registrato 31 anni fa, nella stagione dell’ultima retrocessione in serie B. Numeri che non fanno sorridere la dirigenza biancoceleste, anche perché il calendario adesso mette nell’ordine Juventus, Sampdoria e Inter (le prime due in casa). Un trittico impegnativo che, se dovesse portare altri risultati negativi, potrebbe far precipitare la Lazio (attualmente decima) nelle sabbie mobili della lotta salvezza. Un vero paradosso per una squadra che in estate sognava di partecipare alla prossima Champions. Senza contare poi il mercato di gennaio e le tante offerte ancora in ballo per i vari big: da quella del Manchester United per Felipe Anderson, alle sirene spagnole e inglesi per Biglia e così via.
POSSIBILITÀ BROCCHI – Un rischio che la società vuole scongiurare. E anche se a parole “l’atteggiamento con l’Empoli è piaciuto”, le riflessioni sulla possibilità di un avvicendamento in panchina sono all’ordine del giorno. Il club valuta varie possibilità, da quella interna (ed economica) che porterebbe all’attuale tecnico della Primavera Simone Inzaghi, passando per le ipotesi Guidolin e Mazzari, fino ad arrivare alla soluzione al momento favorita: il tandem Lippi-Brocchi, con il primo che recentemente non ha nascosto la sua volontà di tornare ad allenare in Italia e il secondo che, nonostante adesso sia a Milano per guidare la Primavera del Milan, conserva con la Lazio, e in particolare con la società biancoceleste, un ottimo rapporto. Il binomio con Lippi, ma anche la possibilità di affidare al solo ex mediano la panchina laziale è un’ipotesi che stuzzica Lotito. Forse se ne riparlerà dopo la partita con la Juve. Potrebbe essere l’ultimo appello per Stefano Pioli.
Fonte : La Repubblica