Piange come un bambino, Lucas Biglia, le sue lacrime sono la fotografia di questa Lazio. Lacrime di consapevolezza che l’inferno è qui e ora, calcisticamente parlando, perché l’ennesima sconfitta con la Juventus manda i biancocelesti tutti giù per terra.
Un solo punto in sei partite, seconda sconfitta consecutiva, l’ultima vittoria in serie A è datata 25 ottobre contro il Torino. È passata un’eternità, più di un mese, il ritiro punitivo nel centro sportivo di Formello non è servito se non a sorridere almeno in Europa League. L’autogol di Gentiletti e la firma di Dybala, la buona volontà della Lazio non basta per cancellare la debacle dell’Olimpico e una classifica che comincia a fare paura davvero. Le sconfitte hanno tolto fiducia alla squadra e si vede, ma soprattutto sembra mancare agli uomini di Pioli una soluzione per risalire da un baratro pericoloso. Si possono spiegare così le lacrime dell’argentino, capitano che non sa come portare in un porto salvo la sua ciurma. Al triplice fischio musi lunghi e testa basta, delusione e sensi di colpa, i biancocelesti vorrebbero andare sotto la curva Nord a chiedere scusa ai tifosi infuriati ma quasi non ne hanno il coraggio. Così scendono giù negli spogliatoi tra i fischi dello stadio, Federico Marchetti ci mette la faccia e chiede il loro sostegno nonostante la rabbia: «Non è semplice giocare in uno stadio semideserto, con il Dnipro in Europa League c’erano 3mila persone all’Olimpico. Capisco la delusione per l’eliminazione dalla Champions – spiega il portiere – ma in questo momento avremmo bisogno di una mano da parte dei nostri tifosi. È vero che dobbiamo trovare motivazioni dentro di noi, non dobbiamo cercare alibi ma solo lavorare e metterci qualcosa in più. Perché sono convinto che possiamo uscire da questa situazione».
Lancia un appello il numero uno biancoceleste ai laziali stanchi. I cori di scherno verso i propri giocatori, quegli olè nel secondo tempo non appena toccavano palla, fanno male alla fiducia della squadra. Quelli contro Lotito invece non fanno scalpore, più il gesto del presidente immortalato mentre manda a quel paese la tifoseria biancoceleste: «Il momento è delicato, sono venute meno le certezze ed è difficile ritrovarle visto che la vittoria manca da troppo – continua la disamina Marchetti – Con un pizzico di fortuna nelle ultime partite avremmo conquistato qualche punto in più. Siamo rammaricati perché a ogni minima occasione degli avversari prendiamo gol». Ma il portiere è convinto che da questa crisi senza fine la Lazio possa venirne fuori: «È un momento difficile ma abbiamo le qualità tecniche e morali per uscirne. Parlano i numeri, siamo consapevoli del periodo che stiamo attraversando e sappiamo che quello che stiamo facendo non basta». Senza trovare un capro espiatorio, per ritrovare la squadra della scorsa stagione: «Sapevamo che riconfermarsi sarebbe stato difficile, solo con il lavoro e l’unità di intenti possiamo uscire da questo momento – conclude il portiere – Quando una squadra vive una crisi così bisogna dividersi le colpe, c’è solo da pedalare e dare una svolta».
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onte : Il Tempo