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Lazio: La scorsa stagione per sognare, il brutto risveglio in quella attuale…

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La cosa che ancora oggi suscita nostalgia ai tifosi laziali è il pensiero del campionato scorso. Quella terminata il 31 maggio allo Stadio San Paolo è stata una stagione da sogno, da cui nessuno avrebbe mai voluto risvegliarsi, almeno così brutalmente. Passare dal paradiso all’inferno nell’arco di pochi mesi, sotto tutti i punti di vista, non è stato assolutamente semplice. Lo scorso anno, per raccontare in breve cosa andava per il verso giusto, sarebbe anche riduttivo dire “tutto”, perchè forse era anche di più del previsto, la positività che si respirava sulla sponda biancoceleste: Tifoseria che riempiva l’Olimpico, squadra col più bel gioco d’Italia, continuità di risultati, giocatori che si aiutavano l’uno con l’altro, finali raggiunte, e squadra che veniva applaudita a fine gara anche dopo una sconfitta. Oggi non c’è niente di tutto ciò e la situazione è la seguente: la tifoseria non presenzia più lo stadio per protesta contro le barriere divisorie in curva, la squadra non ha uno schema di gioco, i risultati non arrivavano (fino alle ultime con Udinese ed Inter), spogliatoio spaccato, e squadra contestata pesantemente, più e più volte.

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Per verificare il perché di questo repentino cambiamento, ecco alcuni dati inequivocabili che non lasciano spazio ad interpretazioni. Classifica alla mano, ad oggi la squadra di Pioli ha ben 7 punti in meno rispetto a questo punto dello scorso campionato. Ma se i punti persi potranno essere in qualche modo recuperati, quello che preoccupa di più il tifoso laziale è l’atteggiamento in campo, diametralmente opposto a quello della passata stagione. Le assenze che hanno pesato sin da inizio stagione possono essere una scusante si, ma le brutte prestazioni non possono essere dipese solo dagli infortuni. Con il forfait stagionale di De Vrij, la Lazio ha ballato in difesa, subendo la “bellezza” di 26 gol. Nel primo anno di Pioli, l’Olandese si era confermato partita dopo partita come uno dei miglior centrali nel panorama calcistico e con lui a comandare la difesa i gol subiti sino alla 17esima erano 19, sette in meno e di questi tempi sarebbero già qualche punticino in più. Tra le varie partite steccate dalla banda Pioli, c’è una che fotografa perfettamente la differenza tra le due stagioni, Quella col Napoli al San Paolo. Dal paradiso all’inferno anche qui, nell’arco di 4 mesi. Se lo scontro diretto contro i partenopei del campionato 14/15 fu per i laziali l’apoteosi, quella del 20 settembre con Sarri in panchina è l’incubo che fece cadere tutti dal letto. Nell’ultima della scorsa stagione Parolo, Candreva, Onazi e Klose portarono la Lazio in Champions League. Tra i 4 gol laziali successe di tutto, e non mancò neanche quella sera l’abnegazione da parte di tutti, e quell’abbraccio finale che oggi ha fatto capoccella nelle ultime due gare vinte, mentre nella stagione dei sogni diventò consuetudine. Il risultato che tutti vorrebbero dimenticare è la vendetta di Higuain e compagni con un sonoro 5-0. La Lazio non scese mai in campo, se non i primi 6 minuti dove Keita spara alto davanti la porta, nell’unica occasione biancoceleste della serata. Troppo brutta per essere vera, ma il dato ancor peggiore arriva dai gol fatti, o meglio non fatti. Lo scorso anno lo score era di 31 gol, mentre oggi sono ben 11 in meno le reti realizzate da Candreva e compagni. Per non parlare di altre sfide, come ad esempio Samp in casa e Sassuolo in trasferta. Tutte e due le compagini furono fatte fuori con una semplicità disarmante e con lo stesso largo punteggio di 3-0. In tutte e due le sfide, ci fu un Felipe Anderson sugli scudi, gol da capogiro in entrambe le gare e assist per Djordjevic ad una e Klose nell’altra. Tra queste due partite il fantasista brasiliano è riuscito a siglare un gol contro gli emiliani che non è servito a nulla. Lazio-Sampdoria 1-1 con fischi finali dei pochi presenti, Sassuolo-Lazio 2-1 ed ennesima sconfitta in trasferta. Da confrontare attentamente anche le due partite in casa con il Milan. La Lazio in quella partita esordiva con la maglia bandiera tanto cara ai tifosi, e l’atteggiamento fu da subito quello giusto. Poco prima della fine del primo tempo i rossoneri andarono in vantaggio con Menez. I fischi ci furono, ma all’indirizzo dell’arbitro che negò due rigori di cui uno su Radu e un altro su Stefano Mauri. Ma la squadra di Pioli diede a tutti l’impressione di voler a tutti i costi vincere quella partita, rientrò in campo 5 minuti prima del fischio d’inizio e a testa bassa segnò 3 gol in 45 minuti e portò a casa 3 punti da VERA SQUADRA. Quella giocata il primo novembre 2015 fu l’esatto opposto, il risultato è lo stesso della stagione precedente ma stavolta a favore della squadra allenata da Mihajlovic. La squadra non reagisce mai, a prendersi la vendetta della scorsa stagione è Mexes, che espulso nella partita persa, in questa entra e sigla il gol che spezza le gambe ai biancocelesti che sembrano volersi consegnare al “diavolo”. Solo all’85esimo c’è il gol della bandiera dell’appena entrato Kishna, l’unico a salvarsi nell’ennesima serata da dimenticare per Pioli e i suoi ragazzi. Ancora c’è tanta strada da fare, 21 partite nel campionato attuale da disputare e tutto è ancora possibile, ma serve ritornare, o  almeno a somigliare, alla Lazio che fece sognare ed urge tornare sulla retta via, già alla ripresa contro il Carpi per dare continuità ad un sogno iniziato con il romantico gol di Danilo Cataldi, a cui è stato dato seguito con la vittoria dei desideri in casa della capolista. Sarebbe giusto per dare continuità e non tornare a svegliare il tifoso già insonne da ormai 5 mesi.

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