‘Il centrocampista ha da avere istintivo o quasi il senso geometrico del gioco’. Gianni Brera
Dopo aver analizzato la difesa, è il momento di guardare la crisi Lazio dal centro nevralgico del gioco: il centrocampo. Proprio quel centrocampo che lo scorso anno riusciva a far girare la squadra in maniera perfetta, con il regista Biglia ottimamente assistito da Parolo, Lulic, Cataldi o Onazi. Chiunque venisse chiamato in causa sapeva fornire un ottimo contributo, sulla spinta anche di un’ottima condizione psico-fisica. Una mediana bassa questa, bravissima ad innescare la folta schiera di trequartisti e ali a disposizione di Stefano Pioli: Felipe Anderson, Candreva, Mauri. A questi 7 interpreti in estate sono stati aggiunti Milinkovic-Savic e Morrison, con risultati alquanto differenti. Nella scorsa stagione la Lazio veniva schierata con un modulo di base 4-3-3, facilmente trasformabile in 4-5-1 in fase difensiva. Il compito della linea dei 3 centrali era chiaro: un regista classico al centro e due mezzali dinamiche ai suoi lati. La squadra girava alla perfezione, mentre quest’anno, nonostante la conferma, almeno iniziale, del modulo, gli interpreti sembrano lontani parenti dei giocatori ammirati nella cavalcata della scorsa stagione.
CENTROCAMPISTI:
Biglia – Il perno centrale della mediana, il faro, colui da cui parte ogni azione della compagine biancoceleste. In estate mister Pioli decise di affidargli la fascia di capitano, per metterlo al centro del progetto e tentare in questo modo anche di tenerlo lontano dalle sirene inglesi o spagnole. Il Principito appare un giocatore involuto: lento, impacciato, poco lucido, nonostante i 3 gol messi a segno in questa stagione sembra non riuscire a trovare la quadratura del cerchio, del suo cerchio. E quando ad una squadra manca il cervello è difficile se non impossibile che il corpo riesca a funzionare. Continue noie muscolari gli hanno fatto saltare parecchi match ad inizio stagione e gli hanno impedito di raggiungere quel picco di condizione necessario affinchè possa esprimere l’assoluto valore che tutti gli riconoscono. Nonostante ciò rimane un giocatore imprescindibile per la Lazio: basti pensare che senza di lui sono arrivate le prime 3 sconfitte dei biancocelesti in campionato (il non-mercato estivo non ha portato un sostituto degno di chiamarsi tale). Le lacrime al termine della sconfitta con la Juventus sembrano comunque sintomo di un grande attaccamento alla maglia, cosa che in passato era stata messa in dubbio. Solo una domanda sorge spontanea: come mai con la maglia della Nazionale argentina Biglia sforna sempre prestazioni sopra le righe?
Parolo – La mezzala di Gallarate è un elemento fondamentale del modulo di Pioli. Il suo moto perpetuo e la sua dinamicità, oltre alla formidabile capacità di inserimento ed in fase conclusiva, lo rendono indispensabile nelle trame di gioco biancocelesti. In questa stagione sembra sottotono: una preparazione “anomala” e la necessità di giocare ogni 3 giorni sono fattori che hanno influito parecchio nel rendimento del numero 16 biancoceleste. L’infortunio muscolare patito in Nazionale, e le successive 3 settimane di stop hanno rallentato la corsa di Parolo verso il raggiungimento di una condizione fisica ottimale, anche se ultimamente è sembrato in recupero. Ulteriore nota dolente: appena 2 gol in 15 presenze per lui in questa stagione, equamente divisi tra campionato ed Europa League, a fronte di ben 11 gol nella scorsa stagione, segnati in 40 apparizioni.
Cataldi – L’astro nascente del centrocampo biancoceleste, romano e laziale, atteso dalla critica e dai tifosi al definitivo salto di qualità. Niente di tutto ciò: il nativo di Ottavia sembra la brutta copia del tuttocampista ammirato nella scorsa stagione. Passaggi sbagliati, poca fiducia nei propri mezzi, paura nel provare una giocata decisiva. Ha pesato l’aver giocato l’Europeo Under 21 certamente, ha pesato altresì l’essere gettato nella mischia in partite decisive nonostante un evidente ritardo di condizione, ma tutto questo non può e non deve essere un alibi. La società e i tifosi si aspettano molto di più da lui perchè ha ampiamente dimostrato di avere i numeri giusti per essere il futuro del centrocampo biancoceleste. Deve ritrovare fiducia, decisione e tranquillità, l’anagrafe è dalla sua parte, deve solamente crederci.
Onazi – Il più in palla della mediana biancoceleste. L’uomo di coppa, titolare inamovibile in Europa League. Tanta legna e tanta corsa anche se con evidenti limiti tecnici. Spesso è stato il primo giocatore in fase di impostazione ed il primo in fase di interdizione della squadra di Pioli, dimostrando inoltre una buona capacità di inserimento (un gol per lui contro il St. Etienne). Sfortunato: proprio nel momento di top della condizione si è infortunato nella gara della sua Nigeria contro lo Swaziland è fuori da quasi un mese.
TREQUARTISTI:
Felipe Anderson – FA7, così lo chiamavano lo scorso anno i tifosi laziali paragonandolo al numero 7 più famoso dei giorni nostri, Cristiano Ronaldo, per tutti CR7. Accelerazioni, dribbling, tiri forti e precisi, assist al bacio. Dove è finito FA7? In estate cambio di numero, consegna del numero 10 al brasiliano e conseguente cambio di rendimento, ma in senso negativo. Svogliato, apatico, discontinuo. Un talento cristallino che appare solo a sprazzi anche all’interno di una stessa partita e nonostante ciò capace di realizzare ben 4 gol in questo inizio di stagione. Pioli nelle ultime uscite lo ha relegato in panchina, gli ha lanciato un segnale, ma il talento di Brasilia quando entra in corsa sembra se possibile ancora più scarico e fuori dal match. Se riuscisse a trovare continuità sarebbe un fenomeno vero, ma è noto, con i se e con i ma non si va da nessuna parte…
Milinkovic-Savic – Mister 10 milioni, l’acquisto più oneroso dell’opinabile mercato estivo biancoceleste. La parabola del giovane serbo, classe ’95, parte da un equivoco di base: qual è il suo ruolo? Presentato come vice-Biglia, ammirato in Belgio e con la Nazionale Under 21 del suo paese come mezzala, schierato da Pioli come trequartista. Struttura fisica imponente, ottima tecnica e capacità di inserimento, un gol all’attivo siglato nella prima trasferta europea contro il Dnipro. Milinkovic garantisce sempre buone prestazioni ma senza acuti, gioca bene ma non incide nei match, spesso girovagando nel campo alla ricerca della giusta posizione. La giovane età gli garantisce un futuro roseo, ma forse la Lazio aveva bisogno di un giocatore pronto da subito. Nel frattempo si spera qualcuno lo collochi nella giusta posizione…
Candreva – Parte tutto da questa estate, dalla telenovela fascia di capitano: designato Biglia, Candreva vice. Candreva voleva i gradi di capitano come segno di riconoscenza per aver tirato la carretta in questi ultimi anni e come segno di appartenenza alla città, rifiuta il ruolo di vice e cade in un polemico silenzio. Solo nelle stanze di Formello si conosce la verità su questa vicenda, fatto sta che il numero 87 ha avuto un importante calo di rendimento nella stagione in corso. Tra dribbling non riusciti, cross sbagliati e improbabili punizioni da distanza siderale calciati tra barriere avversarie e tribune, l’esterno di Tor de’ Cenci sembra aver smarrito la vèrve che tutti i tifosi e gli addetti ai lavori avevano apprezzato estasiati nelle scorse stagioni. Appena 3 gol per lui quest’anno, di cui solamente uno in campionato, su rigore. Turbo Candreva sembra essersi inceppato e viaggia come una macchina a metano. Il cuore è quello di sempre, ma il fattore psicologico sembra determinante.
Mauri – Il re dell’inserimento. Lo storico capitano in estate aveva salutato compagni e tifosi con un commovente messaggio sui social, ma dopo poche settimane c’è stato il dietrofront, firma sul rinnovo annuale e ritorno a Formello tra i dubbi generali. Dubbi leggittimi: il brianzolo ha evidenziato una notevole pesantezza fisica e nonostante ciò il tecnico lo ha spesso utilizzato da titolare preferendolo a giocatori atleticamente più pronti. Un’operazione per l’ernia del disco lo tiene fuori dai campi da circa un mese, ma onestamente in pochi se ne sono accorti.
Morrison – Il fenomeno dei social, Ravel Morrison, arrivato con la fama di bad boy e con le ottime referenze fornite dal maestro Alex Ferguson. Bene, la fama di bad boy, tra fughe dal ritiro e mancate convocazioni è rimasta tale, le referenze non sono state confermate. Probabilmente perchè ci si è fermati alle prime righe del pensiero dell’ex tecnico dello United; se si fossero approfondite le sue parole in molti forse avrebbero capito prima che i piedi dell’inglese sono da fenomeno, ma la sua testa non lo rende un vero calciatore. Cè’ però da dire in sua difesa che ha avuto pochissime occasioni per dimostrare il suo valore, ma evidentemente ci saranno dei motivi validi.
Oikonomidis – Fenomeno nella Primavera, idolo in Australia, oggetto misterioso nella Lazio (prima squadra). Eppure Pioli, si mormora, è pazzo per lui tanto da non avallare un prestito. Eppure zero presenze. Qualcosa non torna. Ma è giovane e il tempo è dalla sua parte.
JOLLY:
Lulic – Dopo essere stato menzionato tra i difensori bisogna giustamente riportare Senad Lulic anche tra i centrocampisti. Il jolly bosniaco eroe del 26 maggio dopo la scorsa annata vissuta da protagonista come mezzala di centrocampo, in questa stagione ha spesso giocato come terzino sinistro al posto di Radu. Nelle prime uscite stagionali in mezzo al campo o come esterno sulla linea dei trequartisti ha dato il solito apporto: corsa, dinamicità, ma evidenti lacune tecniche. Un rinnovo contrattuale che tarda ad arrivare ed un incredibile incidente ad un dito della mano ne stanno destabilizzando la stagione.
Giulio Piras