PUBBLICITA

Velasco: “Pioli risollevi la Lazio con l’arma del dialogo con i giocatori”

LAZIO NEWS

LEGGI ANCHE

Julio Velasco viene ricordato dalla grande maggioranza delle persone per i suoi successi come allenatore della Nazionale italiana di Pallavolo. I tifosi laziali lo tengono a mente in maniera vivida anche per l’esperienza come dirigente ai tempi della Lazio di Cragnotti, in particolare nella stagione precedente a quella dello scudetto del 2000. L’attuale CT della Nazionale argentina di Volley è intervenuto sugli 88.100 nella trasmissione “I Laziali Sono Qua” per parlare di Lazio e della doppia sfida Rosenborg-Roma che attende i biancocelesti nei prossimi quattro giorni.

PUBBLICITA

La Lazio mi è rimasta nel cuore,” racconta Velasco, “e so che domenica c’è la partita più attesa dell’anno. Conosco personalmente Stefano Pioli poiché ci siamo incontrati quando allenava qui a Modena. Ricordo quando Sergio Cragnotti mi chiamò alla Lazio: notai subito la differenza nella gestione manageriale di una squadra di calcio rispetto a quella di qualsiasi altra azienda. Nel calcio tutti sanno tutto di tutti, e soprattutto tutti si sentono in dovere di dare la loro opinione. La pressione aumenta notevolmente in un contesto come questo. E la gestione di una società di questo tipo è molto più complessa. Ricordo quando la Lazio decise di vendere Signori: ci fu una vera e propria sollevazione popolare, impensabile nel caso di decisioni prese da un altro tipo di azienda. La sentenza Bosman ha poi complicato ulteriormente tutto e anche la gestione di professionisti come i calciatori non è facile. A volte si pensa che basti fare la voce grossa per risolvere le situazioni, ma non è così.

Qual era il rapporto di Velasco con Sergio Cragnotti? “Cragnotti era un presidente presente, ma che lasciava grande libertà di azione ai suoi collaboratori. Questo mi ha fatto lavorare nel migliore dei modi alla Lazio, c’era grande sintonia con Eriksson, anche se come direttore generale non vedevo chiare altre situazioni oltre lo sport che poi sono venute fuori e nelle quali non volevo avere nessun ruolo.

Sul ricordo migliore in biancoceleste: “Il momento più bello è stata la vittoria della Coppa delle Coppe e, subito dopo, l’ultima partita in cui si aspettava il risultato del Milan per capire se avremmo vinto o meno lo scudetto. In quel giorno, al di là dell’amarezza per la vittoria mancata, ho sentito l’affetto della gente e dello stadio. E anche della squadra, che l’anno dopo venne a salutarmi agli Internazionali di Tennis manifestandomi grande stima, qualcosa di inusuale in questo ambiente.

Quali sono i calciatori che hanno stupito di più Velasco a livello umano? “I grandi campioni non lo sono mai soltanto a livello tecnico, ma anche e soprattutto a caratterialmente. E quella squadra era piena di campioni veri, ognuno con le sue caratteristiche. A me colpì per intelligenza, disponibilità e positività Luca Marchegiani. Anche Alessandro Nesta, che metteva un’enorme professionalità negli allenamenti come tutta la squadra, che non aveva paura dei contrasti e si allenava così come avrebbe giocato la partita ufficiale sul campo. Da quel gruppo sono usciti grandi allenatori come Simeone, Mancini, Mihajlovic.

Seguo ancora il campionato italiano,” spiega Velasco, “e mi ha impressionato come squadre del centro-sud come Roma e Napoli stiano facendo complessivamente meglio delle grandi di Milano e Torino. Mi sta impressionando molto favorevolmente Sarri, si vede che sa insegnare calcio. Così come l’anno scorso la Lazio di Pioli ha espresso il miglior football in Italia.

Per la Lazio il momento è però difficile: in vista del derby cosa farebbe Velasco per risollevare la formazione biancoceleste? “E’ impossibile dare consigli da fuori, ma credo sia altrettanto impossibile che nel derby ci sia una mancanza di motivazione. Pioli dovrebbe studiare i motivi dei cali di tensione della squadra: il dialogo con i giocatori è molto importante e diventa anzi fondamentale in momenti come questo. La Lazio lo scorso anno era un’altra squadra: dal confronto dialettico possono venire alla luce i motivi che hanno portato a questi problemi, senza strigliate generali. Se io accuso un gruppo di essere senza carattere, lo stronco definitivamente. Devo piuttosto chiedermi: perché chi ha carattere non riesce a tirarlo fuori in campo?

Fabio Belli

ULTIM'ORA LAZIO NEWS