Emergenza stadi in Serie A, dopo gli attentati di Parigi e i ripetuti allarme bomba mercoledì scorso in prossimità di stadi europei, cresce la paura e la diretta conseguenza sono stadi sempre più vuoti. In particolare, allo Stadio Olimpico di Roma, si vive già da tempo una desolazione perenne, ormai decennale. I tifosi della Lazio non amano questa dirigenza. I dati, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti. Non è tanto la vittoria che manca – infatti, ad oggi, il presidente Lotito è il secondo presidente più vincente nella storia della società capitolina, dopo i fasti della dirigenza Cragnottiana.
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uello che manca è, a nostro modesto avviso, quella lazialità, semplice e popolare, romana e identitaria. Un sentimento quasi impercettibile da spiegare, che però esce fuori anche nei piccoli gesti quotidiani. Questa Lazio non tira quanto e come potrebbe o dovrebbe. Diciamocelo francamente. Un brand non troppo competitivo, per il suo immenso potenziale, e una politica societaria che non riscuote successi al botteghino. Ma non solo questo. La poca risonanza mediatica e una specie di sudditanza politico-economica nei confronti della sua rivale storica, fanno il resto e aumentano il disagio.
Contro il Palermo e il Dnipro, c’è da registrare di nuovo, un netto calo degli spettatori, dopo i segnali incoraggianti della scorsa stagione. Laziochannel.it a questo punto pensa all’idea di una proposta per un organizzare e proporre a chi è interessato, reputandolo come utile e propositivo, un tavolo di confronto fra le parti più influenti del mondo Lazio. Sezioni della polisportiva, colleghi giornalisti, i dirigenti di questa gloriosa società, le vecchie glorie, i politici, e tutti perosonaggi che hanno a cuore questa squadra, devono riflettere e porsi delle domande su cosa è cambiato e come si può risolvere tutti questo disinteresse. A nostro modo di vedere, nella Lazio c’è troppo immobilismo e inerzia a rivendicare sentimenti e identità neotirbali. Per noi c’è bisogno di un tavolo di confronto su cui ragionare, porre delle questioni, riflettere sugli sbagli e agire per riavvicinare società e tifosi, creando nuove sinergie, aumentare il business, lavorare sul territorio. Insomma lavorare, lavorare tanto, con passione e dedizione alla causa. Questa è la nostra visione di Lazio.
Ma, al di là della problematica fra società e “clientela biancoceleste”, un altro aspetto su cui ragionare – e che di fatto aumenta la desertificazione dello Stadio Olimpico – è quello delle barriere costruite all’interno delle curve e l’aumento, a tratti esagerato ed eccessivo, dei controlli verso i frequentatori dell’impianto sportivo. Le 2 curve romane frequentate dai nostri giovani cittadini, da tempo sono sul piede di guerra verso le barriere volute dal Prefetto Gabrielli. Come riporta anche il Tempo stamane, alla protesta ora si è aggiunta anche la fobia d’attentato nella Capitale. In questo quasi-clima di guerra, a farne le spese è il calcio, perchè non lo si può più chiamare spettacolo senza la sua essenza fondamentale: i TIFOSI. Traffico, caro-biglietti, mancanza di parcheggi e parcheggiatori abusivi. Mezzi pubblici non adeguati all’offerta, la visione dello spettacolo non è adeguata per gli standard attuali, assenza del replay, bevande e alimenti con prezzi esorbitanti per lo sport più popolare d’Italia, seggiolini sempre sporchi, vetrate che ostruiscono la completa visione del match. “Ogni tre per due” c’è una Calciopoli, i dirigenti della Fifa e della Uefa non sono più credibili come qualche anno fa. Ecco perchè ormai gli unici che guadagnano da questa situazione sono le TV che, grazie ai loro servizi altamente professionali, ci offrono un servizio veramente più adeguato, rispetto alla fruizione dal vivo che, almeno sulla carta, dovrebbe garantire un coinvolgimento maggiore. E’ così in gran parte dell’Europa, tranne che in Italia, dove andare allo stadio non è più bello. Signori, ma siamo proprio sicuri che il problema del calcio siano i tifosi? Ai posteri l’ardua sentenza.
Davide Sperati & Marco Savo