11 Novembre, una data che, purtroppo, non è come le altre. Otto anni fa in una sciagurata domenica mattina Gabriele Sandri ci lasciava. Il destino però è strano, perché il calendario della stagione 2012-2013 in quella data fissa una partita particolare: il derby. La Lazio di Petkovic arriva in cerca di conferme, la Roma di Zeman vuole trovare continuità. Le lacrime si sa, non hanno colori, e allora prima della partita il commovente, e doveroso, saluto a Gabbo. Nord e Sud, Mauri e Totti, tutti insieme sotto la curva nord ad omaggiare il ragazzo romano tristemente scomparso. Il derby comincia, il cielo è cupo, come intristito anch’esso per l’anniversario di morte e, come non bastasse, la Lazio va sotto. Il cielo da cupo diventa nero, le rade gocce di pioggia che scendevano si intensificano fino a diventare un acquazzone come pochi se ne sono visti a Roma. Il campo regge (abbastanza) ma la partita diventa dura. Scivolate ed interventi al limite, senza però mai oltrepassarlo, come è giusto che sia in un derby. A metà del primo tempo la Lazio ha una punizione dai trenta metri. La visibilità è davvero ridotta, anche perché l’impianto di illuminazione non resiste al temporale e fa i capricci. A sistemare il pallone con cura va Antonio Candreva. Negli occhi dei tifosi c’è la speranza che, con il campo bagnato e la palla scivolosa possa succedere qualcosa di strano, una mischia una pozzanghera qualcosa del genere, perché per fare gol da quella distanza deve succedere qualcosa di veramente rocambolesco. L’arbitro fischia e Antonio comincia a correre verso la palla. Occhi puntati verso la porta, sguardo concentrato e personalità da vendere perché sì, per pensare di far gol da lì serve un po’ di strafottenza. Colpisce la palla di collo, che pesante per l’acqua si alza, va dritta, supera la barriera, piega le mani del portiere….ed è gol. Antonio Candreva ha pareggiato il derby. La gioia è immensa, sua e di tutti i tifosi. Esplode, si gira e comincia a correre verso la curva nord. Il campo è sempre più pesante ma no, non importa, lui pare veleggiare su quel prato verde intrinseco di fango che somiglia più ad un campo provinciale che all’Olimpico. Si lancia in una scivolata con le braccia larghe ed i pugni chiusi, verso la curva nord, verso la sua curva, la sua gente. È cambiato qualcosa, lo scetticismo del suo arrivo ormai è un lontano ricordo, sfocato. Quella presunta simpatia verso la Roma ed i malumori al suo sbarco sono acqua passata. Tre anni fa Candreva si è preso la Lazio. La Lazio vincerà quel derby 3-2 con i gol di Klose e Mauri, ma nessuno o quasi li ricorda. Quello è il derby di Candreva, quella è la partita che ha cambiato, per sempre, la storia tra Antonio e la gente laziale. Adesso non sta vivendo un momento brillante, ma dopo tre stagioni e mezzo in cui, spesso da solo, ha tirato la carretta, è normale. Antonio e la Lazio è un amore sbocciato esattamente tre anni fa, che va coltivato e conservato. Perché di questo matrimonio, le pagine più belle, sono ancora da scrivere!
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