Era il lontano 19 Novembre 1995 quando un ragazzino di nome Gianluigi Buffon esordiva con la maglia del Parma in serie A contro il Milan. Subito un figurone. Uscite alte, uscite basse, parata e quella capacità di comandare una difesa che non si impara, si ha dentro, e basta. Quel ragazzino in vent’anni ne ha fatte di parate, di uscite…e di storia. Parma prima, Juventus poi, le squadre che hanno potuto usufruire di quella classe e quel carisma che fin da subito ha messo in mostra. Quasi 600 partite in serie A, la quantità di record battuti però non inquadrano bene che cosa sia stato Buffon per il calcio italiano. Si perché Gigi, è un vanto ed un simbolo del calcio italiano. Diverso, da tutti. Ha sempre detto ciò che pensava, sempre fatto ciò che voleva, anche quando magari poteva essere scomodo e difficile. Ragazzini che, grazie a lui, si sono innamorati del ruolo del portiere, e giovani portieri che in lui hanno visto l’esempio da seguire. È il ragazzo che tutte le mamme desiderano per le proprie figlie e poi si, è l’uomo che in Germania, con le sue parate, ci ha portato sul tetto del mondo. Impossibile scordare la parata su Podolski in semifinale o su Zidane in finale, due momenti che hanno scritto la storia del calcio italiano. Ma Buffon è anche altro, tanto altro, ed in particolare per i tifosi laziali. Il rapporto tra lui e la curva nord è speciale. Perché? Semplice. La curva nord è speciale e Gigi anche. Un rapporto schietto e sincero, come i protagonisti. Ogni volta che viene a giocare all’Olimpico gli viene riservato un lungo applauso, caloroso e sincero. Applauso che ha sì a che vedere con i meriti sportivi, ma che è anche, se non soprattutto, riservato all’uomo. E questo, come ha spesso sottolineato il diretto interessato, lo inorgoglisce anche di più. Oggi, vent’anni dopo il suo esordio, abbiamo ancora la fortuna ed il privilegio di vederlo in campo a compiere parate miracolose, in serie A ed in campionato. E allora complimenti, da Laziochannel.it, per un ventennio da numero 1 Gigi Buffon.
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