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Rosenborg, i vichinghi pronti a tornare sul trono. Soderlund pericolo numero 1

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Dal 1992 al 2004. Difficilmente nella storia del calcio europeo si può ritrovare un dominio del genere sfogliando gli albi d’oro. Eppure il Rosenborg ce l’ha fatta: tredici anni di vittorie consecutive in campionato che hanno cambiato la storia del calcio norvegese e che hanno visto il club della capitale del Grande Nord presenti costantemente sulla scintillante ribalta della Champions League.

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Un’epopea che appartiene però ormai al passato. Nei successivi dieci anni sono arrivati solo due titoli di Norvegia, l’ultimo nel 2010. Ma quest’anno i dominatori sono tornati: il cammino del Rosenborg nel campionato nazionale è stato impressionante. Il Molde campione in carica spazzato via, tutte le possibili pretendenti come lo Stabaek e lo Stromsgodset distanziate di nove e dieci punti. E a tre giornate dalla fine, alla squadra allenata da Ingebrigtsen manca un solo punto per ottenere la matematica certezza del titolo.

La festa sarebbe arrivata domenica scorsa, se a sorpresa il Rosenborg non si fosse fatto bloccare in casa sul pareggio da un Bodo/Glimt senza più obiettivi. Ma il ritorno sul trono di Norvegia è davvero ormai vicinissimo per una squadra a forte caratterizzazione nazionale, con tutti i componenti principali della rosa di nazionalità norvegese, ad eccezione dello svedese Dorsin e di due islandesi, Eyjolfsson e Vilhjalmsson. Il pericolo numero uno per la Lazio ha poi un nome: Alexander Soderlund, 22 gol e capocannoniere indiscusso dell’Eliteserien norvegese. Ci sarebbe anche il talentuoso Pal Helland, 13 gol in campionato e implacabile assist man, costretto però per infortunio a saltare gli impegni della Nazionale norvegese: neanche contro il Bodo/Glimt è stato convocato.

Dopo la sconfitta casalinga patita contro il Dnipro, la formazione di Ingebrigtsen vede nella doppia sfida contro la Lazio l’ultima possibilità per lasciare il segno anche in Europa, con la consapevolezza che comunque la prossima stagione spalancherà le porte di quella Champions League sognata tanto negli ultimi cinque anni.

Fabio Belli

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