Tre indizi fanno una prova si dice, nell’abc dei gialli e dei polizieschi. Quando gli indizi sono di più, la convinzione non può fare altro che aumentare. La Supercoppa Italiana è un impegno che pesa nelle gambe e nella testa dei giocatori più di quanto si potrebbe immaginare, rispetto a quello che in fondo è un impegno secco, una prestigiosa passerella, appendice della stagione precedente. Eppure per la Lazio così è andata negli ultimi anni, sin dalla prima apparizione nel trofeo che oppone la squadra Campione d’Italia alla formazione detentrice della Coppa Italia.
Era il 1999, e la squadra allenata da Sven Goran Eriksson aveva appena interrotto un digiuno di trofei durato 24 anni, conquistando la Coppa Italia contro il Milan. A Torino allo stadio ‘Delle Alpi’ contro la Juventus arrivò un altro trionfo, con i gol di Nedved e Sergio Conceicao. L’inizio di stagione fu però travagliato: Nesta fuori dai precedenti mondiali, Vieri ko non appena arrivato, e poi una lunga serie di infortuni a centrocampo in difesa. Favalli, Salas, Nedved, Almeyda, saltarono l’inizio di stagione per periodi più o meno lunghi, tanto che in una partita contro il Vicenza Eriksson fu costretto a ripescare Iannuzzi al fianco di Mancini in attacco.
Non megliò andò nel 2000, quando freschi di scudetto e di Coppa Italia i biancocelesti fecero un sol boccone dell’Inter per il settimo trofeo dell’era Cragnotti. Da lì in poi saltarono Claudio Lopez, Juan Sebastian Veron, Angelo Peruzzi in porta con stop più o meno brevi per Paolo Negro, Alessandro Nesta, Giuseppe Pancaro e così via. Fece eccezione il 2004 in cui la squadra, dopo il passaggio di proprietà e l’inizio della presidenza Lotito, si presentò a Milano con una rosa risicatissima, con i giovani Sannibale e Corsi in campo. Poi arrivarono i nove acquisti in un giorno ed una stagione comunque sofferta, ma non condizionata dagli infortuni post-Supercoppa.
Che si ripresentarono nel 2009, l’anno dell’impresa di Pechino. La Lazio si complicò da sola la vita mettendo fuori rosa per beghe contrattuali De Silvestri (poi ceduto alla Fiorentina), Ledesma e Pandev, ma successivamente i giocatori iniziarono a bloccarsi. Fuori Zarate e Julio Cruz a più riprese in attacco, anche Tommaso Rocchi soffrì di problemi muscolari assieme a Roberto Baronio, al portoghese (poi esploso lontano dalla Lazio) Eliseu, Sebastiano Siviglia in difesa, Stefano Mauri e diversi altri problemi in un anno che fece vedere alla Lazio lo spettro della Serie B con Ballardini in panchina.
Il resto è storia recente: nella stagione post-coppa in faccia dopo la Supercoppa del 19 agosto 2013 contro la Juventus, l’ondata di infortuni costò il posto a Vladimir Petkovic, mentre quest’anno per Stefano Pioli gli stop in serie di Biglia, Parolo, Djordjevic, Klose, De Vrij, Keita stanno avendo un peso enorme in una stagione che vede la Lazio di nuovo protagonista in Europa.
Quindi, Supercoppa significa necessariamente guai in vista? Di sicuro con gli anni la situazione è andata peggiorando e questa competizione ha avuto un peso sulla preparazione anche più forte degli eventuali preliminari di Champions. Che per le squadre dei campionati “top” vengono incastrati a cavallo delle prime giornate di campionato, quando la condizione deve essere per forza di cose già almeno accettabile con o senza impegno europeo. La Supercoppa nazionale arriva invece sempre prima (quest’anno si è giocato l’8 agosto) e soprattutto viene giocata costringendo le squadre a lunghissime trasferte in condizioni del tutto inadeguate. Il “campo di patate” di Pechino ha si spera segnato la fine di questa tendenza che sembra non essere neppure particolarmente remunerativa a livello economico.
A riprova che il problema non riguardi solo la Lazio, quanto sta accadendo alla Juventus negli ultimi due mesi: la squadra che, assieme a quella di Pioli, è stata letteralmente martoriata da infortuni di ogni tipo, ma soprattutto muscolari. Anche quando si è giocato all’Olimpico la situazione non è stata più confortante. Paradossalmente, anni fa con meno impegni i calciatori venivano preparati meglio sul lungo termine: qualche grande squadra sacrificava addirittura la brillantezza nei primi impegni di campionato per vivere l’annata in crescendo e trovare gambe e muscoli pronti per le fasi cruciali della stagione. Stavolta ci si è aggiunto anche un lungo viaggio già all’inizio di agosto, e i calciatori non hanno retto l’urto del moltiplicarsi degli impegni stagionali. La soluzione può essere una Supercoppa disputata sotto Natale come lo scorso anno? Di sicuro qualcosa bisognerà cambiare per non ritrovarsi con le gambe già piegate (e l’infermeria piena) ogni volta che si disputa una Supercoppa.
Fabio Belli