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La Lazio perde il treno del secondo posto

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A Bergamo è buio già dalle 16 del pomeriggio, piove forte e il freddo al Nord comincia a farsi sentire. All’Atleti Azzurri d’Italia anche i ventidue in campo avrebbero di gran lunga preferito divano e the caldo, la Lazio poi quando si tratta di incontrare un ex non ha mai voglia. Spesso non le porta troppa fortuna e Reja ha già dato prova di non avere pietà. Era appena la scorsa stagione, quasi mandò in frantumi il sogno Champions prima che ci pensassero i biancocelesti stessi. Insomma, non solo l’ex tecnico al cospetto ma anche il suo vice Bollini e in campo uno Stendardo in vena della sua miglior partita. Quella contro l’Atalanta poi è trasferta storicamente ostica, soprattutto per una Lazio che soffre terribilmente lontano dall’Olimpico, quattro partite e tre sconfitte (contro Chievo, Napoli e Sassuolo). E’ buio a Bergamo, dicevamo. A un certo punto, una luce intensa che quasi acceca, al minuto numero 17 una stella cometa vola per 23.40 metri e beffa uno Sportiello incredulo. Ci ha pensato Biglia, con un magnifico calcio di punizione, a illuminare la sfida contro la Dea e a siglare il vantaggio laziale. La luce non si spegne affatto, a portare in alto la fiaccola biancoceleste c’è Milinkovic-Savic, centrocampista di inesauribile qualità e aggressività: il giovane serbo si va a conquistare palla in mediana, inventa ottimi inserimenti e serve spesso i compagni in area. Lui il migliore finora, come la perla dell’argentino. La luce va a intermittenza subito alla ripresa, sarà la pioggia incessante che cade su Bergamo. La Lazio a volte si concede qualche distrazione di troppo, la difesa a mezzo servizio ha il suo peso: Hoedt con la caviglia malconcia, Lulic lo stesso e veramente poche alternative. Candreva e Felipe Anderson ci mettono del loro, non sembrano particolarmente ispirati stasera. Nonostante i biancocelesti soffrano parecchio a centrocampo, Pioli sceglie di affidare l’attacco a Djordjevic per Matri. La partita si fa aggressiva e l’arbitro Irrati lascia troppo spesso correre un Atalanta molto fallosa. Il tecnico emiliano è indispettito, certe sfide vanno chiuse altrimenti lo prendi. Appunto, ci si mette anche la sfortuna a punire la Lazio poco cinica, Marchetti sporca il tiro in area di Gomez e l’involontario colpo d’esterno di Basta firma lo sciagurato autogol. Il pareggio non sembra aver saziato i nerazzurri, anche se Reja – fedele al suo credo – si copre per bene all’indietro. La candela ormai è ridotta a lumicino, Pioli decide di scoprirsi audacemente con Klose per Onazi e la doppia punta in campo col 4-2-4. La vuole vincere a ogni costo, questa partita, e si prende un grande rischio. Che anziché premiarlo, lo condanna al solito mal di trasferta. Gira la testa lontano dall’Olimpico, vengono le vertigini per il secondo posto, la Dea confeziona il gol del sorpasso per una vittoria in rimonta. Non ragionano più i biancocelesti sfiniti, D’Alessandro invita Gomez a piazzarla in rete con un tiro potente e preciso all’incrocio dei pali. Un vero e proprio harakiri, per la Lazio, con la vittoria in tasca non giustizia i nerazzurri e soccombe al sorpasso con sconfitta. La quarta in trasferta, che obbliga ad abbandonare il terzetto sul secondo gradino del podio. Napoli, Inter e Fiorentina restano in scia mentre i biancocelesti si impantanano a quota 18 insieme al Sassuolo.

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onte : Il Tempo

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