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a Leverkusen, 4 a Verona sponda Chievo, 5 a Napoli. Un’escalation preoccupante che aveva fatto anche traballare le certezze intorno a Stefano Pioli. Certezze costruite faticosamente lo scorso anno, risultato dopo risultato fino alle otto vittorie consecutive che avevano mandato in orbita i biancocelesti. La difesa era finita sotto accusa, e le performance europee avevano alimentato questi dubbi. Il pari-beffa subito contro il Dnipro, nel mezzo le due reti, entrambe decisamente evitabili, incassate contro il Saint Etienne: l’assenza di De Vrij sembrava pesare come un macigno, l’irruenza di Mauricio, la scarsa reattività di Gentiletti e l’inesperienza di Hoedt di contro non garantivano le giuste garanzie.
In campionato la musica ha iniziato a cambiare contro il Genoa. Anche con un pizzico di fortuna, considerando il palo colpito da Rincon su una traiettoria che aveva battuto Marchetti. A Verona, stavolta sponda Hellas, era arrivata la distrazione sul gol di Helander, ma anche la prima grande reazione. Ieri col Frosinone ancora un legno avversario, ma la porta difesa in coabitazione tra Marchetti (ancora problemi fisici per lui) e Berisha è rimasta di nuovo inviolata. Un gol in tre partite aspettando De Vrij. Una netta inversione di tendenza, visto che nelle prime quattro partite di campionato la Lazio aveva subito dieci reti (senza considerare le tre “preliminari” col Leverkusen). Cosa è cambiato?
Si poteva pensare, prima di Lazio-Frosinone, ad un cambio di modulo, visto che Pioli aveva virato sul 4-2-3-1 dopo le problematiche legate alle prime partite. Maggiore protezione per la difesa da parte del centrocampo? Forse, ma contro i ciociari si è tornati al 4-3-3 e le cose hanno continuato a funzionare meglio. Una mossa decisiva sembra essere quella legata a Lulic: incerto come mezzala nel 4-3-3, perfetto nelle partite disputate scalando come esterno sinistro di difesa nella linea a quattro. E dire che il bosniaco, durante la sua esperienza alla Lazio, è stato spesso e volentieri spostata a centrocampo proprio per la sua scarsa propensione difensiva. Il momento opaco di Radu ha probabilmente contribuito al rilancio di questa soluzione. In più, a centrocampo le gerarchie sono state definite meglio: Cataldi si è ripreso spazio, le sue geometrie e la sua qualità, per quanto la condizione non sia ancora al 100%, sono fondamentali per l’equilibrio della squadra. Milinkovic-Savic, inizialmente inquadrato come vice-Biglia, è stato avanzato nel trio di incursori nel 4-2-3-1: il rebus riguardo il serbo è ora legato al suo potenziale inserimento nel 4-3-3, modulo in cui non sembra ancora avere una collocazione certa.
Insomma, segnali incoraggianti a livello tattico per una difesa che nelle prime uscite era stato il vero tallone di Achille per la squadra di Pioli. In attesa del ritorno di quello che è il vero ministro della difesa, Stefan De Vrij, che sta curando un ginocchio che è forse costato caro ad inizio stagione, causando errori che l’olandese non avrebbe mai commesso lo scorso anno. Ma domani è un altro giorno, e dopo la sosta la Lazio avrà l’occasione di aggredire una classifica mai così invitante negli ultimi anni: per cogliere l’attimo, servirà la difesa delle ultime tre partite di campionato, cancellando una volta per tutte gli incubi delle prime quattro.
Fabio Belli