Quando si parla di giovani in casa Lazio, non si può non pensare a colui che sa far esaltare le doti di tutti i giovani che hanno avuto, e hanno tutt’ora, la fortuna di passare sotto le sue ali protettrici e che, nei suoi anni sulla panchina della primavera biancoceleste, ha dato un grandissimo contributo nel raggiungere quei traguardi che hanno permesso alla Lazio Primavera di diventare una delle più grandi realtà del settore giovanile, stiamo parlando di Alberto Bollini. L’ormai ex tecnico della primavera (tornato di recente a fare il vice di Reja in Serie A sulla panchina dell’Atalanta dopo la parentesi da allenatore del Lecce in LegaPro) è intervenuto ai microfoni di Radiosei 98.100 per parlare della sua esperienza a Bergamo e per rassicurare il popolo biancoceleste sul futuro dei 2 giovani aquilotti:
L’ATALANTA – “Non manca niente, esperienza e feeling, stiamo facendo bene e dobbiamo mantenere i piedi per terra. E’ una grandissima società per aziendalismo e figure, l’obiettivo è la salvezza. Il mister ha potuto capire e individuare le caratteristiche del gruppo e portarlo alla salvezza lo scorso anno. Il gruppo ora vive dell’esperienza del mister con uno staff ottimo di professionisti. Per ora la cosa più importante è questo grande feeling coi giocatori e il tipo di allenamento propositivo che abbiamo visto nelle partite. Gruppo professionale, ma in Italia contano i risultati”.
KEITA – “Keita è un giocatore ha tutti gli effetti ormai. Ha un talento straordinario, con un percorso di crescita veloce in proporzione all’età che ha. Ma non è terminato visto il campionato italiano e il ruolo difficile che ricopre. Un attaccante giovane vive di prestazione e di gol, a Roma la critica è feroce. L’errore diventa un grande patrimonio di crescita per un giovane, bisogna dargli la possibilità di sbagliare. Ha solo vent’anni ma tre anni di Serie A sulle spalle. Una maturazione passata da difficoltà, bisogna lasciarli tranquilli. Ha tutte le possibilità di miglioramento con Pioli”.
LA LAZIO – “Sono rimasto legato al mondo Lazio, la chiamata di Reja poi mi ha lusingato. Anni impegnativi che mi hanno dato opportunità di crescere. Il presidente Lotito sapeva che la mia vocazione era il campo, io mi identifico nel ruolo di allenatore. In questo momento lo faccio con passione e complementare a un saggio del calcio come Reja”.
CATALDI – “La sua esplosione è stata la migliore pubblicità per noi frutto di un gran lavoro. Bisogna avere pazienza di crescere, Danilo farà una carriera importante da calciatore. Quando una società dà tanti giocatori alle nazionali vuol dire che sta facendo un ottimo lavoro e lui è una garanzia per il futuro”.