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n fulmine a ciel sereno. Non poteva andare peggio stasera al San Paolo. Non dobbiamo difendere nessuno però, non spariamo sulla “Croce Rossa”. Questa Lazio, ora più che mai, ha bisogno del sostegno di tutti i suoi tifosi a partire dalla gara di mercoledì sera contro il Genoa. Una sconfitta che se non è stata umiliante, poco ci manca. Se Callejon non fosse stato fermato dall’arbitro Damato, ora stavamo commentando un 6-0. Altro che. Nella Notte i tifosi sono andati a Formello, per gridare la loro disapprovazione al mister e alla squadra. Non dimentichiamoci però che giocatori come de Vrij, Biglia, Candreva e Klose, non si possono regalare a nessuno.
I segnali di crescita visti contro Udinese e Dnipro sono svaniti in un batter d’occhio, ma leggendo la classifica, ci si accorge che il Napoli sta ancora sotto alla Lazio di una lunghezza. Basterà una vittoria contro il Genoa per riportare il sereno in casa Lazio. Basterà invece una sconfitta per peggiorare la situazione. Prima di pensare al Grifone, che è reduce da otto vittorie consecutive contro la compagine capitolina, è anche giusto soffermarsi su ciò che non è andato nella sfortunata gara di Napoli. Primo: L’assetto tattico di Pioli non ha convinto nessuno. Giocare con Keita a supporto di Matri (4-3-1-2), con Mauri regista; Parolo, Onazi e Lulic (tre giocatori poco tecnici per far ripartire il gioco) ma buoni per coprire la difesa composta dalla coppia centrale Mauricio-Hoedt, contro la squadra che può vantare, l’attaccante più forte del campionato dopo l’addio di Carlitos Tevez, è stato un sucidio tattico. Non solo, il Napoli alla quarta di campionato, era ancora a secco di vittorie, quindi normale aspettarselo più che mai aggressivo. Più consono sarebbe stato adottare il solito modulo 4-2-3-1. Modulo collaudato, che avrebbe rimpolpato la zona mediana, costantemente in balia dei giocatori campani. Vedere Eddy Onazi playmaker, solo in balia degli avversari, con due uomini sprecati lì davanti (Mauri e Keita), ha fatto sì che la formazione di Sarri potesse gestire il gioco con Hamsik, Allan e Jorginho che, per vie centrali pressavano i portatori di palla biancocelesti, per poi scaricare largo sulle fasce per dar via alle percussioni di Insigne e Callejon. Pioli voleva sorprendere tutti e ci è riuscito. Capita a tutti di sbagliare, anche ad uno bravo come lui che, seppur in assenza dei giocatori più talentuosi di questa rosa (oggi mancavano ben tre titolari e mezzo), continua a credere nei “concetti” di gioco più che alla disposizione tattica. Audace. Per non dire imprudente.
Editoriale chiuso alle 3.13