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Le mille metamorfosi di Keita



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Keita Balde Diao. Fino ad un mese fa il ragazzino classe ’95 di Arbucies stava preparando le valigie, in cerca di maggior considerazione, un posto fisso da titolare e nuovi stimoli personali. A giorni alterni il suo procuratore rilasciava dichiarazioni più o meno esplicite sulla volontà del ragazzo di cercare fortuna lontano da Roma, lontano da quella città che lo aveva accolto non ancora maggiorenne; lontano da quei tifosi che avevano aspettato ansiosi dapprima il suo transfer, poi il suo debutto, infine il suo primo gol. Non è un esterno d’attacco, non è una prima punta, non è un trequartista, non è una seconda punta si diceva di lui. Ebbene la novità è che invece La Maravilla può interpretare ognuno di questi ruoli indistintamente, a modo suo. E questo primo scorcio di stagione ce lo ha ampiamente dimostrato. Un camaleonte.
Giorno dopo giorno, prestazione dopo prestazione, scatto dopo scatto ha conquistato (o riconquistato) la fiducia di tutti. In primis quella di mister Pioli, che molto spesso lo aveva relegato in panchina e impiegato solo in spezzoni di gara. Poi quella dei tifosi che già mugugnavano su questo ragazzino amante dei social che dava dimostrazioni di classe più su Instagram che su un campo di calcio. Infine la propria fiducia, la fiducia in se stesso, smarrita sul finire dello scorso anno tra qualche gol di troppo fallito e quei dribbling ubriacanti che sembravano non riuscire più.
E’ tornato, Keita Balde Diao, ha sfruttato la contemporanea assenza di Klose e Djordjevic riscoprendosi punta centrale: subito in gol alla prima da titolare nel preliminare contro il Leverkusen, assist alla prima di campionato contro il Bologna, tanto movimento, tanta voglia e quella fiducia nei propri mezzi che sembrava smarrita improvvisamente ricomparsa. Ma la vera duttilità del giovane spagnolo di origine senegalese la abbiamo potuta ammirare domenica contro l’Udinese, e tutta in una partita, tutta in 90 minuti: inizio da prima punta nel 4-2-3-1 disegnato da Pioli; poi quando il mister ha chiesto al rientrante Stefano Mauri di agire da falso nueve alla spagnola il talento di Arbucies ha modificato la sua posizione indietreggiando sulla linea dei trequartisti, girando intorno al capitano con la maglia numero 6; infine con l’ingresso di Matri lo spostamento sulla fascia sinistra, esterno d’attacco, la posizione che lo ha fatto conoscere al calcio che conta. Uno e trino nella stessa partita.
I tifosi aspettano che faccia il definitivo salto di qualità e pare essere l’anno giusto…
Keita Balde Diao, La Maravilla di Arbucies.

 

Giulio Piras

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