Il colpo di mercato che cambiò la vita dei laziali arrivò dalla Germania. Un decennio segnato da guai di ogni tipo, dal doppio scandalo del Totonero alla retrocessione, dal quasi fallimento della gestione Chinaglia agli spareggi di Napoli per evitare la Serie C. Con l’avvento dei fratelli Calleri al ponte di comando, venne ritrovata la Serie A e la stabilità, ma per sognare, alla fine degli anni ottanta, ancora non era tempo. Poi, in un freddo mercoledì di Coppa UEFA, la storia cambiò, in un Werder Brema – Napoli 5-1. In cui anche il pubblico italiano, nella partita televista sulla Rai, scoprì la dirompente potenza, soprattutto sui colpi di testa, di un giovane centravanti già nel giro della Nazionale tedesca, Karl Heinz Riedle.
Iniziarono già le speculazioni di mercato. Quando i giornali titolarono che era la Lazio il club più forte sul giocatore, qualcuno si stropicciò gli occhi. Per la prima volta, il club tornava a trattare sul mercato quello che oggi sarebbe definito un Top Player. Campione del Mondo in quella estate del 1990 proprio a Roma, le tre stagioni di Riedle alla Lazio risposero solo in parte alle aspettative, ma si conclusero comunque, nel 1993, con quel ritorno in Europa che il popolo laziale attendeva da ben 16 anni. Da allora, si aprì una grande tradizione di centravanti in biancoceleste, di colpi di mercato spesso a sorpresa, capaci di esaltare la tifoseria e aprire nuove prospettive.
Proprio nel 1993, con l’addio di Riedle, sempre a sorpresa Sergio Cragnotti, che nel frattempo aveva rilevato la presidenza da Calleri, mise le mani sul bomber italiano del momento. Pierluigi Casiraghi, potenza fisica fuori dal comune, che lasciava la Juventus per la Lazio. Un altro segno dei tempi, la storia stava cambiando. Il trasferimento fece ancor più rumore perché “Tyson”, come venne soprannominato, andava ad affiancare Beppe Signori, nel frattempo divenuto idolo della Nord e capocannoniere con 26 reti nel campionato precedente. Ma la nota clamorosa era un’altra: Casiraghi arrivava a coprire il “buco” creato dal mancato trasferimento del giocatore del momento in Europa: Alen Boksic, che con i suoi gol aveva trascinato l’Olympique Marsiglia all’accoppiata titolo di Francia-Champions League nel 1993.
Il croato arrivò a novembre, e sembra incredibile agli occhi dei contemporanei che quella Lazio non abbia vinto nulla. Un balzo in avanti nel tempo, estate del 1998, con l’ingresso in borsa e la Coppa Italia conquistata dopo 24 anni senza trofei, la Lazio di Cragnotti ha aperto una nuova era. Mercato sontuoso, ma il colpo finale è atomico: dall’Atletico Madrid arriva Cristian Vieri, il bomber più ambito, che Juventus (che proprio agli spagnoli lo aveva ceduto e che ora lo rivoleva indietro), Milan e Inter sognavano ogni notte. Un colpo miliardario, ma lo scudetto sfuggirà per un nulla, in uno dei finali di campionato più concitati (e poco chiari) della storia della Lazio. Ma il bomber del secondo titolo arriverà l’anno successivo. Vieri sarà il trasferimento record del calcio italiano, il suo passaggio all’Inter aprirà la strada per l’arrivo di Simone Inzaghi, che esordirà con la sua migliore stagione in carriera (19 gol totali tra campionato e coppe). Sullo scudetto del 2000 ci sarà anche la sua firma.
Estate 2000, con lo scudetto sul petto, arriva l’acquisto top, in termini economici, della storia laziale. 120 miliardi di lire, compresi i cartellini di Matias Almeyda e Sergio Conceicao, per Hernan Crespo in biancoceleste. Sarà lui quello che è ancora l’ultimo capocannoniere della Serie A della storia della Lazio. Dopo due stagioni, l’era Cragnotti volge al termine nel 2002, con la cessione dell’attaccante argentino e quella di Nesta. Nei trasferimenti arriva come pedina di scambio il promettente, ma da tutti considerato ancora acerbo, Bernardo Corradi. Esordirà con un gol contro la sua ex squadra, il Chievo, e per due stagioni guiderà l’attacco laziale fino alla Champions League, conquistando anche l’azzurro della Nazionale.
Non solo colpi milionari, dunque, ma anche gradite sorprese. Come quella che portò, all’ultimo giorno di mercato del primo anno dell’era Lotito, Tommaso Rocchi in biancoceleste. Una tripletta alla Juventus in maglia empolese per il bomber veneziano: questa la massima credenziale. Nessuno avrebbe immaginato che sarebbe diventato il quinto bomber della storia della Lazio. 105 gol complessivi, 82 in campionato, una lunga storia d’amore interrottasi solo nell’inverno 2013, quasi dieci anni dopo.
Nel 2011, è un doppio colpo nel reparto offensivo ad accendere gli entusiasmi. Il mito Miroslav Klose, segnalato a fine carriera e invece a sua volta destinato ad entrare nella storia biancoceleste. Con altri due gol in questa stagione, il Campione del Mondo del 2014 diverrebbe l’ottavo bomber di campionato della storia della Lazio. E anche Djibril Cissè, personalità dirompente in grado di far sognare i tifosi, ma fermatosi a un clamoroso palo in un derby deciso proprio da Klose.
Che guiderà l’attacco biancoceleste anche in questa stagione, una volta ripresosi dall’infortunio, affiancato proprio dagli ultimi due bomber che in ordine di tempo sono arrivati a vestire la maglia della Lazio. Filip Djordjevic, serbo dallo spirito indomito frenato lo scorso anno da una frattura che non gli ha impedito di sfiorare la doppia cifra in campionato. E Alessandro Matri: con lui la storia continua, nella speranza di proseguire nella tradizione dei centravanti che, sin dai tempi di Chinaglia e Giordano, fanno battere fortissimo il cuore della Nord.
Fabio Belli