Sapore d’Europa, sapore di primo giorno di scuola. Per la ventunesima volta nella sua storia, la Lazio si presenta ai nastri di partenza nella stagione delle Coppe Europee. Una storia cominciata negli anni settanta, con tre partecipazioni alla vecchia Coppa UEFA. Sion, Chernomorets e Boavista tennero a battesimo i biancocelesti a cavallo del primo, storico scudetto. L’ostacolo venne sempre superato, ma la corsa si fermò sempre ai sedicesimi di finale.
La maledizione del secondo turno si presentò sedici anni dopo. Sedici anni in cui accadde di tutto, con cadute e risalite pazzesche per un club che non ha mai avuto una storia banale. Poi, l’arrivo di Sergio Cragnotti cambiò le carte in tavola, e nel settembre del 1993 ecco l’Olimpico illuminarsi di nuovo a festa per il primo turno di Coppa UEFA. L’avversario non è irresistibile, la Lokomotiv Plovdiv, formazione bulgara domata con un 2-0 con i gol di Casiraghi e Cravero. Ma ma “maledizione dei sedicesimi” si spezzò solo l’anno successivo, quando la Lazio si spinse fino ai quarti di finale, poi eliminata dal Borussia Dortmund. In quella stagione 1994/95, furono i bielorussi della Dinamo Minsk, con uno 0-0, a tenere a battesimo la truppa allenata da Zeman, che di 0-0 di lì in poi ne avrebbe fatti registrare davvero pochi.
Nuovo battesimo europeo nel 1995 e nel 1996, sempre in Coppa UEFA. Goleada contro i ciprioti dell’Omonia Nicosia, in una partita segnata da un piccolo evento: Beppe Signori, il bomber abituato a segnare a valanga sia in campionato che in Coppa Italia, dopo due stagioni di digiuno si sblocca, finalmente, anche in Europa. L’anno successivo è Diego Fuser a stendere i francesi del Lens in trasferta. Entrambe le campagne si chiuderanno nel turno successivo: nonostante l’exploit della stagione precedente, la “maledizione dei sedicesimi” è sempre viva.
Per spezzarla del tutto, la Lazio cambia pelle. Nel 1997, la mentalità vincente la portano Roberto Mancini in campo e Sven Goran Eriksson in panchina. Esordio in Coppa UEFA da applausi nel giorno del primo Eurogol di Alessandro Nesta. Poker al Vitoria Guimaraes e via ad un’avventura che porterà fino alla finalissima di Parigi, poi persa con l’Inter. Ma è l’inizio del triennio di massimo splendore continentale della Lazio, che per la prima volta, l’anno successivo, cambia Coppa: il digiuno ultraventennale di trofei è stato infatti spezzato con la conquista della Coppa Italia, e per il primo turno di Coppa delle Coppe la Lazio ospita il Losanna. L’inizio è da incubo, espulsione di Stankovic e rigore (parato da Marchegiani) dopo un solo minuto. La fine è da sogno: la Lazio battendo in finale il Maiorca alza al cielo il primo trofeo europeo della sua storia, e farà il bis a Montecarlo, piegando il Manchester United degli invincibili nella Supercoppa Europea.
L’anno è il 1999, e per la Lazio c’è un altro esordio da ricordare: prima partita di sempre in Coppa dei Campioni, alla BayArena di Leverkusen una delle leggendarie punizioni di Sinisa Mihajlovic regala un punto prezioso. La Champions sarà la casa dei biancocelesti anche nel 2000 (esordio vincente, 3-0 in casa dello Shakhtar Donetsk) e nel 2001. Giornata anche questa da ricordare, ma per altri motivi: è l’11 settembre, e mentre il mondo si ferma di fronte alla tragedia del World Trade Center, il calcio va avanti. E la Lazio cade di misura sul campo del Galatasaray.
L’anno successivo la Lazio torna in Coppa UEFA. Si parte con un inizio anonimo, un poker ai semidilettanti greci dello Xanthi. Si chiuderà con i 70.000 della semifinale contro il Porto, in quella che resta di fatto la miglior performance europea degli ultimi 15 anni. Nel 2003 si torna in Champions e la partenza è sprint: 2-0 in casa dei turchi del Besiktas con gol di Jaap Stam e Stefano Fiore. Ma la fase a gironi non sarà superata.
2004, l’era Lotito parte sul campo del Metalurh Donetsk: sapore di calcio post-sovietico e primi eurogol di Tommaso Rocchi e Goran Pandev. Poi, una pausa biennale che riporta la Lazio ai cancelli della Champions nel settembre del 2007. Superata la Dinamo Bucarest nel preliminare, l’avventura riparte dallo stadio “Karaiskakis” di Atene contro l’Olympiacos. Zauri salva la Lazio dalla sconfitta, arriveranno grandi emozioni (soprattutto in Lazio-Real Madrid e Lazio-Werder Brema) ma anche l’eliminazione.
Nel 2009 la Lazio torna ad alzare un trofeo, il primo dell’era-Lotito. La Coppa Italia garantisce l’accesso in Europa League. La Lazio piega nel preliminare l’Elfsborg e riparte in una tiepida serata di settembre contro il Salisburgo. Notte amarissima all’Olimpico: Foggia illude la Curva Nord, poi due patatrac difensivi permetteranno agli austriaci di portare via i tre punti da Roma. La Lazio torna ai nastri di partenza dell’Europa League con ben altri presupposti nel 2011. Ci sono Klose e Cissé a guidare l’attacco, c’è il profeta Hernanes a centrocampo e l’anno precedente la Champions è sfuggita soltanto per la differenza reti rispetto all’Udinese. L’esordio contro l’Olimpico, con i modesti romeni del Vaslui, è tutto in affanno: 2-2 riacciuffato in inferiorità numerica, ma per la prima volta nel corso della presidenza Lotito, la fase a gironi sarà superata. A Madrid l’avventura terminerà pero ai sedicesimi (ancora loro) contro l’Atletico.
Nel 2012 è di nuovo Europa League, ma nell’anno di Vladimir Petkovic in panchina le Coppe porteranno tanti sorrisi. Che sarà un’annata speciale lo si capisce dall’esordio continentale su un campo affascinante, White Hart Lane. Contro il Tottenham finirà 0-0, tre gol annullati agli inglesi ma anche una traversa del “Tata” Gonzalez che grida vendetta. La Lazio stavolta supererà brillantemente il girone e si spingerà fino ai quarti di finale, prima di scrivere la storia con la “Coppa in faccia” del 26 maggio. Petkovic tenterà la fortuna in Europa anche l’anno successivo: partenza ok in casa, assist di Keita e gol di Hernanes contro il Legia Varsavia. Ma il giorno dell’eliminazione, amarissima ai sedicesimi contro il Ludogorets, ci sarà di nuovo Edy Reja in panchina.
Lazio in Europa, anno ventunesimo: giovedì 21 settembre si ripartirà in Europa League sul campo di Dnipropetrovsk. La prima di Stefano Pioli, escluso il tentativo andato a vuoto in Champions a Leverkusen. Ma adesso si comincia a fare sul serio, e lo spirito di quella notte contro il Plovdiv, in cui si tornava finalmente a respirare aria d’Europa, è sempre vivo. La Lazio vuole dimostrare di saper arrivare lontano, il primo giorno di scuola non sognare è proibito.
Fabio Belli