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Due settimane di pausa, un bene o un male?

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Due settimane di pausa. Ci voleva, si potrebbe pensare. O forse no, direbbero altri. Il calcio è uno sport strano, intrinseco di valori fisici e mentali come pochi altri. Si gioca con i piedi, vero. Ma ancor più vero è che i piedi sono mossi e governati dalla testa. Una cosa è certa, la Lazio adesso di testa non c’è. Logico e normale avere un momento di sbandamento nel momento in cui perdi un obiettivo per cui hai lottato per un anno. Adesso però è tempo di rialzarsi. Se è più facile farlo avendo quindici giorni di pausa, come dice qualcuno, o sarebbe stato più facile tornare subito in campo per non pensare troppo, come dicono altri, non ho la presunzione di saperlo. Ora sta a Pioli, in primis, ed a tutti i suoi ragazzi, sfruttare questo momento di pausa, che il calendario offre. Lavorare sul fisico per aiutare la mente, o viceversa, questo il lavoro dello staff tecnico. Perché la Lazio torni ad essere quella dello scorso anno serve un lavoro congiunto di tutti, con obiettivi comuni e traguardi condivisi. Perché la Lazio non può essere, anzi non è, quella di Leverkusen e Verona.

 

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