Ricordo con piacere quando da bambino andavo allo stadio accompagnato da mio padre. Si decideva un giorno prima, oppure la mattina stessa della domenica. Tanto i biglietti sono acquistabili li, al botteghino dello stadio. Dopotutto se non li vendono lì, dove dovrebbero venderli? Sciarpetta al collo, maglietta con sponsor Banco di Santo Spirito e via a vedere i gemelli del gol Riedle e Sosa. Poco importava se la Lazio non era piena di campionissimi. L’importante era passare una domenica a vedere la mia squadra del cuore in un clima festoso che solo lo stadio ti dava. Tornavo a casa, stanco ma contento, ed accendevo la tv per il consueto 90° minuto sulla Rai dove in una manciata di minuti ti gustavi tutti i gol delle altre partite di Serie A. Doccia, cena e via a dormire che il giorno dopo si andava a scuola.
Leggendo queste righe forse vi starete chiedendo: “Che belli gli anni 70 eh?”. Invece no. Vi parlo di circa 15/16 anni fa o poco più. Già, tutto questo sembra fantascienza in confronto ad oggi. Ma soprattutto sembra una giornata di un mondo parallelo, dove potevi andare allo stadio all’ultimo minuto accompagnato anche dai tuoi genitori.
Ebbene sì tutto questo oggi, nel 2015, non esiste più. La notizia del CASM di vietare per l’ennesima volta una trasferta ai tifosi ospiti (in questo caso ai laziali per la trasferta di Napoli) mi ha indotto a fare tante riflessioni sul mondo del calcio. Uno sport nato come divertimento, come svago e che è divenuto passione in tutto il mondo. Ma che ora, colpa del business sempre più frequente, non è altro che un “luogo” dove lucrare sulla passione di milioni di persone. Non si è più liberi di andare allo stadio a tifare. Divieti di trasferte, divieti per quanto concerne una coreografia, niente bandieroni per via della stecca di legno. No fumogeni che colorano le curve. Perquisizioni oltremodo severe ai tornelli dello stadio. Ah giusto i tornelli con conseguente tessera del tifoso... Che dire poi delle barriere inserite nelle due curve dello Stadio Olimpico? Dividere il cuore del tifo di una squadra è praticamente far giocare in trasferta quel club anche se si trova tra le mura amiche. E tutto questo a cosa serve? Dicono a far riavvicinare le famiglie allo stadio. Ma ne siete proprio sicuri? L’effetto è completamente il contrario. Non solo si allontanano i tifosi, ma gli stessi tifosi iniziano a perdere anche quella passione verso questo bellissimo sport.
Per non parlare poi delle pay tv che negano il diritto di vedersi 90 minuti di partita. O meglio: se paghi vedi. Se non te lo puoi permettere sei costretto a farti invitare da qualcuno o di arrangiarti su qualche streaming arabo con immagini poco nitide. Direte voi: vedremo gli highlights del dopo partita. Lo puoi fare solo se il mattino seguente non hai la sveglia alle 7 di mattina, in quanto le trasmissioni trasmettono le immagini sempre dopo mezzanotte.
Il calcio ormai ha preso questa evitabilissima piega. D’accordo la sicurezza, ma di sicuro queste “novità” non fanno altro che peggiorare la situazione ed esasperare i tifosi, costringendoli ad abbandonare un mondo, uno sport che dovrebbe essere lo svago numero uno della nostra vita.
C’era una volta una famiglia che andava allo stadio…
Marco Corsini