I 50.000 di Lazio-Empoli, l’ottava vittoria consecutiva, il secondo posto è una sorpresa impensabile a inizio stagione. Juventus-Lazio del 18 aprile scorso è un faccia a faccia per la vetta, prima contro seconda. Certo, il vantaggio bianconero non consente voli pindarici, ma da circa quattro mesi la Lazio ha di nuovo in rosa un giocatore capace di rendere tutto possibile. Dopo quindici mesi da oggetto misterioso, infatti, in un pigro pomeriggio di Coppa Italia contro il Varese, Felipe Anderson si è sbloccato. Gol dalla lunga distanza contro il fanalino di coda della Serie B. Un fuoco di paglia? La prima di una serie di meraviglie che in campionato contro l’Empoli arrivano a dieci. Il popolo laziale ha un nuovo idolo.
CERCASI FELIPE – FA7, come viene ribattezzato dalla stampa nazionale (memorabile una copertina del Guerin Sportivo) da dicembre ad aprile è il giocatore più decisivo del campionato. Nemmeno i problemi personali, col padre coinvolto in una brutta vicenda giudiziaria in Brasile, fermano il “Pipe“, che si presenta allo Juventus Stadium con i gradi di spauracchio. Il 18 aprile del 2015, Felipe Anderson però sparisce. In una partita difficile per la Lazio, funestata da diverse assenze, su tutte quella di De Vrij, contro i Campioni d’Italia del passato, del presente e anche del futuro in quella serata, dopo il 2-0 finale. La gente pensa quello che aveva già immaginato in quel pomeriggio di Lazio-Varese: “Sarà un fuoco di paglia.” Stavolta, ovviamente, nel senso ottimista dell’affermazione.
IRREVERSIBILE – Il finale di stagione della Lazio è coraggioso, triste tra la Coppa Italia e il derby ed esaltante per il terzo posto finalmente raggiunto. Ma di Anderson, nessuna traccia. Qualche sprazzo, qualche giocata, anche una scellerata corsa all’indietro al “San Paolo”, in un match poi consegnato alla storia. Ma in estate i tifosi si aspettano di vedere FA7, nel frattempo diventato FA10, tirato a lucido. Le aspettative sono direttamente proporzionali all’esose valutazioni di mercato che vengono accostate al brasiliano (e che qualcuno, forse imprudentemente, forse no, oggi rimpiange). E invece tra Leverkusen e Verona è Felipe l’emblema del naufragio della Lazio: impalpabile alla BayArena, immalinconito in panchina al Bentegodi, in campo quando era ormai davvero troppo tardi. L’uomo della provvidenza della passata stagione si è trasformato da Mago di Oz ad illusionista da quattro soldi, di quelli che fanno cadere la carta nascosta nella manica. Ma per invertire un declino che da quello Juve-Lazio sembra irreversibile, i mezzi tecnici ci sono. Bisogna solo scovarli, sepolti tra le amnesie di una Lazio che oggi è lo specchio del suo campione brasiliano: una bruttissima copia dell’anno scorso.
Fabio Belli