Da grande investimento ad oggetto misterioso, da promessa a gioiello con il numero 10: è questa l’altalena vissuta da Felipe Anderson negli due anni. Ieri sera l’esordio davanti la sua gente, in un Olimpico tirato a festa, con il suo nuovo numero di maglia, il dieci. Non è un numero qualsiasi nella storia del calcio, lo hanno avuto i più grandi di sempre, i più estrosi, i più tecnici ed i più talentuosi. Non è il primo che indossa in carriera, infatti nelle giovanili del Brasile lo ha avuto sulle spalle, alternandosi con Ganso, per svariate categorie. Questa volta però è diverso, ora lo ha nel calcio dei grandi, e come è giusto che sia il suo debutto è stato preceduto da quella musichetta della Champions che la gente laziale pur di sentire ha lasciato mogli, fidanzate, parenti ed amici al mare. Otto mesi fa Felipe è esploso, completamente, tra le mani di Pioli. Il mister lo ha strigliato e coccolato, usando, come si suol dire “il bastone e la carota“. Non ha mai però voluto prendersi troppi meriti sull’esplosione del brasiliano “Uno con queste qualità esplode da solo” ha più volte ribadito. Ora però, da gioiello a stella il passo non è breve. Felipe non è arrivato, lo sa. Forse nessuno, neanche lui, sa davvero fin dove può arrivare. Ma sa, benissimo, che questa stagione, quella della conferma, è tanto difficile quanto importante. Confermarsi, specialmente nello sport, è la cosa più difficile di tutte, ma lui senza paura e senza nascondersi, la gioca con la numero 10. E allora forza Felipe, vola alto come solo le aquile sanno fare.
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stefanogaudino